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Crisi climatica / Approfondimento

Clima ed energia nei programmi elettorali europei e nazionali

© Jon Tyson - Unsplash

In vista dell’8 e 9 giugno il think tank ECCO ha analizzato le proposte delle prime otto liste italiane con le lenti della crisi climatica. Dagli obiettivi di riduzione delle emissioni al raggiungimento della neutralità carbonica, dallo stop ai combustibili fossili alla tassonomia, dal nucleare all’efficienza energetica, fino ad agricoltura e trasporti. Chi guarda avanti e chi difende lo status quo

Le elezioni europee dell’8 e 9 giugno rappresentano un punto di svolta fondamentale per la transizione energetica e la decarbonizzazione dell’Unione europea. In questa occasione, come già fatto in occasione delle elezioni politiche, il think tank italiano indipendente per il clima ECCO ha pubblicato una dettagliata analisi sul ruolo della transizione ecologica nei programmi degli otto principali partiti italiani.

Sono state escluse da questa analisi le tematiche della difesa e della risposta alle guerre in corso, l’intelligenza artificiale e le proposte sui diritti civili. “Seppur estremamente rilevanti -riconoscono da ECCO-, abbiamo preferito concentrarci sulle politiche strettamente legate alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici. Abbiamo inoltre ristretto il nostro lavoro agli otto partiti che secondo gli ultimi sondaggi supereranno la soglia di sbarramento del 4%”.

In generale dai programmi politici emerge come i partiti riconducibili più o meno al centrosinistra -Partito democratico (Pd) e Alleanza verdi e sinistra (Avs), insieme al Movimento 5 stelle (M5s)- puntino a un rafforzamento delle politiche di decarbonizzazione, quelli legati al “centro” (Azione e Stati Uniti d’Europa) propongono di mantenere le politiche realizzate da Ursula von der Leyen, mentre i partiti di centrodestra, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, ne chiedono una netta revisione al ribasso.

“I prossimi cinque anni saranno fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi climatici al 2030 ma anche per indirizzare la politica industriale e sociale dell’Ue. Rafforzare il Green Deal con provvedimenti legati alla giusta transizione e alla competitività dell’economia europea sarà la principale sfida delle istituzioni europee”, ha spiegato Francesca Bellisai, analista politiche europee di ECCO. 

Il primo tema analizzato riguarda appunto il futuro del Green Deal europeo che attualmente prevede la riduzione delle emissioni del 50% (rispetto ai livelli del 1990) entro il 2030 e il raggiungimento della neutralità carbonica per il 2050. In Italia, Avs chiede un rafforzamento degli obiettivi di decarbonizzazione ritenendo necessaria la riduzione delle emissioni del 65% per il 2030 e il raggiungimento del net zero al 2040. Gli fanno eco il Pd, che chiede un Green Deal dal “cuore rosso” ponendo l’accento su una transizione ecologica che sia anche socialmente giusta, e il M5s, che propone un rafforzamento del piano di transizione. I partiti italiani di centro si pongono invece in una posizione più conservativa rispetto a quanto già fatto dalle istituzioni europee. Il partito di Carlo Calenda chiede ad esempio di rimandare gli obiettivi 2030 al 2035 e di non innalzare ulteriormente l’ambizione. Infine, i gruppi di destra puntano a lasciare una maggiore autonomia agli Stati membri e a rivedere (in peggio) le tempistiche di decarbonizzazione. 

Divisioni simili si ritrovano nelle discussioni sul mix energetico; con Alleanza verdi e sinistra che propone uno stop all’estrazione dei combustibili fossili, gas incluso, su tutto il territorio europeo. L’abbandono delle fonti fossili è un grande assente dal programma del Movimento 5 stelle, del Pd, di Stati Uniti d’Europa, di Azione e della Lega, mentre Forza Italia insieme a Fratelli d’Italia sostiene la necessità di valorizzare e favorire la produzione nazionale di idrocarburi. Forza Italia propone ancora una volta di rendere l’Italia l’hub del gas dell’Ue. Sul nucleare Avs chiede di escludere la tecnologia dal “Net zero industry act” e il Movimento 5 stelle vuole rimuoverla dalla tassonomia europea, il Pd e Stati Uniti d’Europa non ne parlano. Azione, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega invece menzionano il loro sostegno al nucleare e alla ricerca in questo campo, senza fornire però informazioni dettagliate sull’entità degli investimenti. 

Sulla questione delle energie rinnovabili i partiti concordano sulla necessità di aumentarne l’istallazione, a cui va affiancato il potenziamento della rete elettrica e l’utilizzo di accumuli di potenza e batterie. Ma solamente Avs e M5s propongono obiettivi ambizioni. Mentre esiste un forte divisione per quanto riguarda l’efficienza energetica, pur riconoscendone l’importanza i partiti di centro e di destra chiedono una radicale modifica o l’abolizione (nel caso della Lega) della cosiddetta direttiva “Case green” che è invece supportata dai partiti attualmente all’opposizione. 

Nel tema dei finanziamenti alla transizione ecologica, solo Avs e M5s propongono di eliminare i sussidi ambientalmente dannosi e di tassare gli extraprofitti energetici. “Segnaliamo però differenze sostanziali di vedute sulla Corporate sustainability due diligence directive (Csddd) che chiede alle grandi aziende europee di istituire piano di decarbonizzazione e prevede un controllo del rispetto degli standard ambientali lungo tutta la catena del valore. Se Avs chiede di rafforzarla, Fratelli d’Italia e Lega intendono rivederla”. 

Anche i trasporti e l’agricoltura sono temi al centro del dibattito sulla transizione ma se sul primo le forze politiche hanno idee simili sulle necessità di una decarbonizzazione del settore (con Avs che richiede una stretta su aerei privati e voli a corto raggio) sul secondo si osservano idee contrastanti. Il tema, tornato al centro del dibattito a causa delle proteste di inizio anno degli agricoltori europei, vede la Lega proporre di abolire il Green Deal per il comparto e di non ostacolare l’uso di pesticidi. Gli altri rappresentanti della destra e del centro hanno idee più tenui ma comunque rivolte verso una revisione degli obblighi climatici dell’agricoltura. Una visione opposta ha il centrosinistra che chiede di ridurre l’uso dei pesticidi e di promuovere un’agricoltura eco-compatibile. In questo dibattito entra poi anche la Nature restoration law, la normativa europea sul ripristino della natura che in Italia è duramente contestata dai gruppi corporativi legati al settore agricolo e che ha visto l’attuale ministro dell’Ambiente Picchetto Fratin bloccarne l’approvazione (nonostante la legge goda del sostegno dei cittadini europei e italiani). Fdi intende rivedere la normativa per “non penalizzare l’agricoltura e l’allevamento” mentre M5s, Avs e Pd ne chiedono un rafforzamento. 

L’ultimo argomento dell’indagine di ECCO è il contesto internazionale, dove l’Africa è al centro della politica estera di molti partiti italiani, in particolare di Forza Italia e di Fratelli d’Italia che difendono il cosiddetto “Piano Mattei”. Secondo ECCO questa divisione si rispecchia anche nei gruppi europei. Ad esempio, il Partito popolare europeo (Ppe), di cui fa parte Forza Italia, si pone in continuità con la linea von der Leyen, un programma condiviso dai centristi di Renew Europe (Azione e Stati Uniti d’Europa). Più critici sono i cartelli di destra di Conservatori e riformisti (Fratelli d’Italia) e di Identità e democrazia (Lega). Al contrario la coalizione europea dei Verdi (a cui fanno riferimento gli omologhi italiani) e i Socialisti e democratici (Partito democratico) hanno intenzione di aggiornare il Green Deal a obiettivi dichiaratamente più ambiziosi.

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