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La Cina attracca nei porti italiani. Gli affari del Dragone lungo la Via

Il porto di Ravenna investirà 235 milioni di euro in quattro anni per scavare i fondali fino a 14 metri, per la costruzione di sei chilometri di banchine e 200 ettari di aree logistiche - © autorità portuale di Ravenna

Con la “Belt and Road Initiative”, Italia e Cina rinforzano un’alleanza che porterà un maggiore controllo cinese tra gli altri sui porti di Trieste e Genova. Le imprese colgono l’occasione per richiedere “grandi opere” (anche inutili)

Tratto da Altreconomia 216 — Giugno 2019

La Cina si apre al Mediterraneo e dopo aver investito nel 2016 circa 600 milioni di euro nel porto del Pireo, adesso rinforza la sua presenza a Trieste e Genova. Il Memorandum of understanding, firmato dal presidente cinese Xi Jinping e dal premier Giuseppe Conte a fine marzo di quest’anno, ha posto le premesse per un futuro collegamento tra i due Paesi, concretizzando il progetto “Belt and Road Initiative” per oltre 7 miliardi di euro di investimenti. A circa dieci anni dal primo interessamento per il porto di Gioia Tauro, poi abortito, la Banca per gli Investimenti nelle Infrastrutture Asiatiche -di cui l’Italia è membro dal 2016 con il 2,8% del capitale, pari a 2,6 miliardi di dollari- ha deciso di partecipare direttamente all’ampliamento dei due porti italiani, con le società China Communications Constructions Company (CCCC), Cosco e China Merchant Group (CMG). “Di fatto, queste vie d’accesso al Nord Europa risulterebbero più facilmente raggiungibili degli scali attuali di Rotterda

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