Altre Economie
Chi dà il giusto peso
A Pesaro un emporio dello sfuso e il progetto per una nuova “casa” dell’economia solidale
E “Pesonetto”, da fine 2010, è il nome dell’emporio che distribuisce prodotti sfusi del territorio. La riduzione degli imballaggi, nella città marchigiana, è una scelta obbligata: “Pesaro produce ogni anno oltre 700 chilogrammi di rifiuti solidi urbani pro capite, quando la media nazionale è di 541” racconta Roberto Lorenzi. È uno dei nove soci di Pesonetto. Hanno sposato la strategia “Rifiuti zero” (vedi il libro di Ae Zero rifiuti, di Marinella Correggia), a differenza di Hera, la multi-utility bolognese che gestisce il sistema di raccolta dei rifiuti solidi urbani anche a Pesaro, attraverso la controllata Marche Multiservizi, e che preferisce affidarsi agli inceneritori. Per questo, Pesonetto oltre che un negozio è (anche) un progetto di sensibilizzazione: promuove un sistema di acquisto consapevole, prodotti “spogliati del superfluo” (cioè del packaging).
E la trasparenza non è solo quella dei dispenser, che permettono di vedere ciò che si acquista e di sapere chi lo ha fatto (nome del produttore o del distributore, tipologia d’impresa, chilometri percorsi). Sulle pareti dell’emporio trova posto una carta dei “Criteri di scelta dei prodotti Pesonetto”. Che spiega le parole d’ordine: “Conta la sostanza, scegliamo chi limita o elimina l’imballaggio”; “qualità, provata genuinità e produzioni non intensive e/o biologiche”; “stagionalità e freschezza”; “mercati solidali”. Su tutto, però, prevale la “priorità ai prodotti del territorio, km zero o a filiera corta”. Frutta e ortaggi arrivano da meno di dieci chilometri; olio, vino, pane e detergenti da meno di venti; la pasta compie poco più di trenta chilometri.
“Quando abbiamo avviato la ricerca dei prodotti -racconta Marco Palanghi, un altro socio di Pesonetto- non immaginavamo che il nostro territorio fosse così ‘ricco’. Ci rendiamo conto che l’emporio può essere un’alternativa valida al supermercato”.
Tra i corridoi luminosi (i soci spendono 2.600 euro al mese per l’affitto di un negozio di quasi 200 metri quadri) trovano posto oltre cento referenze. Ed è possibile, ad esempio, prenotare la carne suina, in pacchi da 4 o 10 persone. Arriva il giovedì, dall’azienda agricola Zavoli di Saludecio, nella vicina provincia di Rimini. Salumi e formaggi, invece, si tagliano anche al banco: in negozio ci sono tavoli per consumare un pasto “al volo”, accompagnato dalla birra artigianale Amarcord (da Apecchio -Pu-, 79 chilometri) o da un bicchiere d’acqua, liscia o gassata ma rigorosamente alla spina (Pesonetto aderisce alla campagna “Imbrocchiamola!”).
La “formazione permanente” riguarda i consumatori ma anche i produttori. “Abbiamo convinto il produttore che ci fornisce succhi di frutta e marmellate biologiche, la Fattoria del Borgo di Colbordolo (Pu), a ritirare i vuoti, per poi riutilizzarli -spiega Roberto-. Avevano un problema: era difficile, e costoso, staccare l’etichetta. Lo abbiamo risolto insieme, con fantasia: ora i prodotti arrivano in vasetti trasparenti, e l’‘etichetta’ è un cartoncino attaccato con un nastro”.
Le soluzioni sono a portata di mano, quando produttori, rivenditori e consumatori parlano la stessa lingua. Quando la filiera è corta, e le distanze scarse, si può fare anche di più: Pesonetto organizza, a cadenza settimanale, appuntamenti di formazione/informazione tenuti dai propri fornitori. E laboratori di autoproduzione (con la Saponaria, ad esempio, su detersivi e prodotti per l’igiene) o visite in azienda. L’ultima, a maggio, ha portato un pullman di pesaresi a conoscere l’Azienda agricola Cau e Spada, che a Sassocorvaro (Pu), per provare i pecorini freschi, stagionati e semistagionati.
Per sostenere i costi, l’associazione ha lanciato la tessera dei “Verderametti”, che in cambio di un contributo di 100 euro apre le porte dell’associazione culturale e aiuta ad aprire quelle della Casa dell’economia solidale. Al piano terra ci sarà l’emporio, che prediligerà beni di prima necessità, “alimentari e detersivi, biologici, in conversione e quanto più possibile a chilometro zero” elenca Agnese. Spazio poi per sportelli informativi sulle energie rinnovabili, sulla bioedilizia, sul turismo responsabile. Mentre al piano superiore ci sarà una sala riunioni, alcuni uffici e le sedi delle associazioni “socie” di Verderame. Il cui nome, spiega il vice-presidente dell’associazione, Luca Pulito, “vuole essere un viatico, un aiuto alla ‘veicolizzazione’ del prodotto biologico, sano, etico e a chilometro zero senza intaccare minimamente il prodotto iniziale, ovvero il rapporto dell’uomo con la terra, rispettando i suoi tempi e le sue esigenze, attuando ‘buone pratiche’ per il suo sfruttamento senza che questo implichi il suo impoverimento”. “Verderame -conclude Luca- è suggestivo: richiama (Verde) l’ecologia, e ricorda l’elemento terra (Rame), e, tramite questo materiale, anche il ciclo della bioedilizia, tanto cara al progetto e all’impianto ambientale”.
L’emporio Ae è a Fano, in via Paolo Borsellino 14/B (0721-80.00.08, info@emporioae.com, www.emporioae.com). Ha contribuito anche alla nascita, a Marotta (Pu), del ristorante-pizzeria “Terrae” (via Tre Pini 40), cucina genuina, biologica, Km 0 ed equo solidale. La Galleria Ae, invece, è ad Urbino, e riunisce una trentina tra produtttori e fornitori di servizi all’economia solidale (finanza etica, turismo responsabile). Si trova all’interno del Collegio Raffaello in Piazza della Repubblica di Urbino (345.09.24.010, info@galleriaae.com)