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Caso Cucchi, le novità sul collegio dei periti
di Duccio Facchini —
A tre giorni dall’avvio di nuove perizie sulle lesioni patite da Stefano Cucchi, emergono i rapporti intercorsi tra l’Università Statale di Milano e uno dei professionisti incaricati dal tribunale di Roma. Per la famiglia di Cucchi, il capo dei periti non potrebbe svolgere serenamente il proprio operato, avendo avuto rapporti con chi è già intervenuto nel primo processo sulla morte del 31enne romano
Tra pochi giorni dovrebbero riprendere le perizie chiamate ad accertare natura ed entità delle lesioni subite da Stefano Cucchi, arrestato dai carabinieri il 15 ottobre 2009 e morto -con evidenti segni di percosse- il 22 dello stesso mese, presso l’ospedale-carcere del Sandro Pertini di Roma.
Ma gli sviluppi emersi sui rapporti intercorsi nel tempo tra uno dei “nuovi” consulenti -il professor Francesco Introna, dell’Istituto di medicina legale del Policlinico di Bari- e l’Università Statale di Milano potrebbero però delineare scenari inediti per l’inchiesta “bis” sulla morte del 31enne.
Introna, infatti, è stato nominato dal Gip di Roma, Elvira Tamburelli, nell’ambito del procedimento riaperto dopo l’infausto processo ad agenti penitenziari, infermieri e medici, grazie all’operato della Procura di Roma, in particolare del procuratore capo Giuseppe Pignatone e del pm Giovanni Musarò. Cinque i carabinieri indagati (tre per lesioni aggravate e abuso di autorità e due per falsa testimonianza).
Sin dall’origine, la famiglia di Stefano Cucchi e il collegio difensivo rappresentato dall’avvocato Fabio Anselmo hanno contestato la scelta del perito: “Con questi periti non parteciperemo all’incidente probatorio”. Un’opposizione che ha preso anche la forma di una “istanza di ricusazione”, fondata sia sull’appartenenza di Introna alla massoneria sia sul suo legame con quel collegio dei periti della Statale di Milano che fu incaricato dalla Corte di Assise di Roma durante il processo di primo grado sulla morte di Stefano. Alla fine di gennaio, Introna ha ammesso di aver fatto parte di una loggia massonica e allo stesso tempo sostenuto di non aver più alcun collegamento, neppure “in sonno”.
A proposito dei rapporti con il collegio del primo grado, e in particolare con la professoressa Cristina Cattaneo ed il suo Laboratorio di antropologia e odontologia forense (Labanof, sotto l’egida della Statale), il perito di Bari ha invece dichiarato al giudice di “non aver preso parte” e “altresì di non aver tenuto corsi di docenza o altro”, neppure a quello di cui era rimasta traccia grazie ad una locandina ancora reperibile in rete. A verbale, il nuovo perito avrebbe dichiarato infatti che allora vi aveva preso parte una sua collaboratrice.
Quelle parole di Introna parrebbero però scontrarsi oggi con la risposta che l’Università Statale (nella veste del capo ufficio stampa) ha fornito ad Altreconomia il 18 marzo scorso. Alla richiesta di chiarimenti sui “rapporti o relazioni di natura professionale (sotto forma di collaborazione, consulenza, o qualsiasi altra modalità) tra il prof. Francesco Introna e il Laboratorio -o l’Università stessa- negli anni trascorsi”, la Statale ha invece confermato diversi “interventi di Francesco Introna a seminari o corsi di perfezionamento”. Occasioni cui avrebbe fatto seguito, come da prassi per l’Ateneo, “solo un rimborso spese o gettone di presenza a copertura delle stesse”.
Per gli avvocati della famiglia Cucchi si tratterebbe di una contraddizione di “non poco rilievo”, che solleverebbe “seri dubbi sull’esercizio sereno della funzione pubblica” da parte di Introna, “sulla sua condotta limpida e imparziale quale perito, e sulle sue garanzie di affidabilità”.
Il tutto a pochi giorni dalla ripresa delle perizie sulle lesioni di Stefano, morto pochi giorni dopo l’arresto nell’ottobre di oltre sei anni fa.
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