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“Cambusa fantasma”: un laboratorio collettivo a Venezia per parlare di cibo e migrazioni
Quattro realtà veneziane danno vita a un’azione gastronomica dove attivisti, ricercatori e chef lavorano materie prime e ricette ripercorrendo le rotte che dall’Africa subsahariana portano all’Europa. Il 25 aprile si tiene la presentazione del menù in una giornata che interpreta il cibo come dialogo, condivisione e contaminazione
“Ingredienti poco conosciuti, conserve adatte a un viaggio estremo, spezie e salse per la riscrittura di un ricettario meticcio come operazione di salvataggio dal naufragio dell’oblio e dell’invisibilità”. Con queste parole, quattro realtà veneziane -il collettivo “Tocia! Cucina e comunità”, fondato da Marco Bravetti; il food lab “Prometheus” di Lorenzo Barbasetti Di Prun; la cross cultural cuisine di “Mappamondi“, di Bamba Barry e Iole Provino; “Fame” di Gianluigi Wahba- presentano l’azione gastronomica “Cambusa fantasma”. Un laboratorio collettivo che da domenica 18 aprile -nell’anniversario del naufragio del 2015 nel canale di Sicilia, in cui vennero date per disperse tra le 700 e le 1.100 persone- anima Venezia, fino al 25 aprile, in un’unione ideale tra il percorso di ricerca gastronomica e culturale, e i valori della Liberazione.
In questa settimana cuochi, ricercatori e attivisti lavoreranno con le materie e le ricette della cucina migrante, ripercorrendo le rotte che dall’Africa subsahariana portano alle coste europee. Una sperimentazione dalla quale si arriverà a un menù per il 24 e 25 aprile, disponibile per l’asporto nella sede dell’associazione Spiazzi, nel sestiere veneziano di Castello.
I fondi che saranno raccolti dalla vendita dei piatti di “Cambusa fantasma” andranno a sostenere la campagna “Rotta solidarietà” di Anpi 7 Martiri Venezia, a supporto di Mediterranea Saving Humans e in particolare della nave Mare Jonio, che dal novembre 2020 è ospitata nella darsena di Vento di Venezia nell’isola della Certosa, per lavori di manutenzione. Per sostenere Mediterranea e far ripartire l’attività umanitaria con una nuova imbarcazione più moderna e attrezzata, l’Anpi di Venezia ha chiamato a raccolta oltre 120 artisti, artigiani e creativi del panorama locale e internazionale e allestito una mostra-mercato virtuale con le loro opere, visitabile online alla pagina Rotta solidarietà. La raccolta fondi sarà accompagnata da un palinsesto di appuntamenti che si svolgeranno online tutti i venerdì sera, dalle 19.00 alle 19.45 sulla pagina Facebook @RottaSolidarieta2021.
Nel frattempo il viaggio gastronomico di “Cambusa fantasma” sta attraversando Senegal e Maghreb, fino ai porti libici per poi approdare in Sicilia e risalire fino a Venezia. Una cucina fatta di mescolanza che richiama il crocevia Mediterraneo, in bilico tra il desiderio di “tornare a cucinare i piatti della propria terra d’origine e condividerli con la comunità adottiva” e quello di “superare quelle conoscenze di partenza, riassemblando in modo creativo e collettivo gli elementi chiave di una cucina considerata tradizionale, ma in continua trasformazione”, raccontano i promotori veneziani.
Se spesso la cucina come forma di dialogo tra culture si limita al consumo, “Cambusa fantasma” diventa invece un’occasione di scambio culturale a partire dalle materie prime africane -come il burro di arachidi prodotto artigianalmente, il fonio (la pianta erbacea Digitaria exilis), il baobab o il pesce essiccato Kejax, di tradizione senegalese- che si mescolano ad altre reperibili nella prossimità lagunare, come il pesce fresco e gli ortaggi di stagione.
“In tempi di ghost kitchen (laboratori gastronomici senza posti a sedere, dove si prepara cibo d’asporto, ndr), ristoranti chiusi e navi in cantiere, insieme vogliamo fare di Venezia un porto aperto all’accoglienza e alla contaminazione, a una cucina di mescolanza, viva attraverso la memoria di chi è arrivato fin qui e degli spiriti dei tanti che nell’attraversare il Mediterraneo hanno trovato la morte”, continuano i cuochi di “Cambusa fantasma”.
Un richiamo, questo, anche al relitto del naufragio avvenuto il 18 aprile 2015 che oggi si trova in stato di abbandono nel bacino dell’Arsenale, a Venezia, dopo essere stato esposto alla Biennale Arte 2019 come opera dal titolo Barca Nostra, “un monumento collettivo e commemorativo alla migrazione contemporanea”, dedicato alle vittime e alle persone coinvolte nel suo recupero, ma anche alle politiche responsabili di simili tragedie, nell’idea dell’artista svizzero Christoph Büchel.
Per seguire le rotte migranti attraverso esperimenti culinari, condivisione di ingredienti, storie e persone, “Tocia!”, “Prometheus”, “Mappamondi” e “Fame” proporranno giorno per giorno fino al 25 aprile un racconto collettivo via social. Per chi si trova a Venezia, invece, dal 22 aprile sarà possibile consultare il menù di “Cambusa fantasma” e fare le ordinazioni. Il 24 e il 25 aprile i piatti d’asporto potranno essere ritirati solo su appuntamento, dalle 18.00 alle 20.00, nella sede dell’associazione Spiazzi.
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