Ambiente / Attualità
La Calabria che resiste al cemento. Il caso delle spiagge di Condofuri e San Lorenzo (RC)
I due Comuni reggini sembrano avere destini diversi, ma sono uniti dal “Laboratorio territoriale Condofuri-San Lorenzo”, presidio ecologista che sta richiamando l’attenzione sui rischi della cementificazione delle coste. L’alternativa sta nella mobilità dolce, nel ripopolamento naturale con specie autoctone e nella partecipazione dei cittadini, per tutelare il territorio anche grazie al turismo responsabile
Lungo la costa calabra che, a oriente di Reggio, ammira l’Etna da lontano, c’è un mare trasparente di una bellezza pura. Rischia di essere più scura, invece, la prospettiva di parte dei lungomare di questa punta dell’Italia affacciata sul mar Ionio. Nel Comune di San Lorenzo (RC), ad esempio, il sindaco Bernardo Russo è determinato a realizzare “un’autostrada” larga 18 metri e lunga 650, lungo un tratto di grande pregio paesaggistico della fascia costiera. È un’area demaniale inserita nei “Siti di importanza comunitaria” (Sic) e tutelata dal Codice regionale dei beni culturali e del paesaggio (Dlgs 42 del 2004, che impone di sottrarre alla trasformazione urbanistica gli spazi aperti residui), come spiegano i partecipanti al “Laboratorio territoriale Condofuri-San Lorenzo”, un coordinamento delle associazioni locali preoccupate per il futuro del territorio. Che aggiungono: “Il progetto si fa un baffo anche dell’importante ‘Quadro territoriale regionale paesaggistico’ approvato dalla Regione nel 2016, le cui disposizioni muovono dalla constatazione che decenni di immissioni nel territorio di colate cementizie hanno sfigurato la Calabria e che recepisce il principio del consumo di suolo zero”, come si legge nella lettera indirizzata alla fine di maggio al sindaco di San Lorenzo, sottoscritta da numerosi cittadini ed esponenti del mondo della cultura, artisti e intellettuali come Alice Rohrwacher, Antonio Moresco, Vito Teti, Alex Zanotelli.
Secondo i firmatari, che auspicano la “condivisione di un’etica ecologista”, si tratterebbe di “un’infrastruttura ingombrante e banalizzante”, “un’autostrada senza qualità” che risponde a un bisogno “irrinunciabile di spalmare più di un ettaro di asfalto impermeabile in un’area demaniale protetta”, così forte da “ignorare persino il parere (negativo, ndr) della Soprintendenza”. Un’altra opera che sfregerebbe “il sistema costiero regionale alterando le morfologie naturali e imponendo ai cittadini voragini di debito pubblico” per rimediare ai successivi danni delle mareggiate.
Ma per l’amministrazione la strada resta un’opera strategica, come avrebbe dimostrato l’arrivo di numerosi camion di bitume sul lungomare per coprire la pista in terra battuta, non appena la Giunta si era insediata, osservano dal Laboratorio territoriale. Sarebbe stato solamente l’esordio di una politica vocata a un’“insolita” attrattiva turistica: oltre a non aver, finora, risposto alla lettera, il sindaco ha annunciato una denuncia per diffamazione. E ora, con l’affidamento dei lavori alla ditta vincitrice della gara d’appalto, i lavori sarebbero pronti a partire.
Un problema per questa costa già degradata, come spiegano gli attivisti: “L’intero fronte costiero comunale, che comprende anche un tratto non antropizzato, ha subìto -secondo i dati forniti dalla cattedra di Regime e protezione dei litorali dell’Università di Reggio Calabria- un’erosione di 65 metri dal 2000 al 2016. Prima della manomissione delle morfologie naturali, nel periodo 1958-2000 l’erosione media dello stesso tratto litoraneo era stata di 7 metri. Le cause sono molteplici e non tutte locali -aggiungono-, come il cambiamento climatico o la costruzione della diga del Menta in Aspromonte. Ma la costruzione del lungomare e di nuovi stabilimenti basati sul cemento hanno accelerato questo processo”.
Eppure, il fronte costiero di un Comune limitrofo a quello di San Lorenzo ha una storia diversa: a Condofuri (RC), dove dal 2014 è nato il Laboratorio territoriale, i cittadini sono riusciti a negoziare con l’amministrazione comunale guidata da Salvatore Mafrici un progetto di rinaturalizzazione nell’ecosistema costiero che ha suscitato l’interesse di numerosi ambientalisti e ricevuto il sostegno di intellettuali come Carlo Rovelli, Salvatore Settis e Piero Bevilacqua. Il progetto, chiamato “Parco a mare”, abbraccia un litorale di quasi 8 chilometri privi di pesanti manomissioni (a esclusione di un lungomare in cemento di circa 300 metri) e sta per passare alla fase esecutiva con l’attuale amministrazione, guidata dal sindaco Tommaso Iaria.
Quelli di San Lorenzo e di Condofuri sono tratti di costa confinanti e la prospettiva di una continuità basata sulla cura dell’ecosistema potrebbe dare un nuovo respiro turistico a queste terre. “La nostra proposta anche per San Lorenzo è quella della passeggiata al mare, lungo una pista di terra battuta stabilizzata, larga 3,5 metri affinché possano passare anche le auto, ma che sia vocata al passaggio pedonale e non veicolare. Con specie autoctone come tamerici e ginepri fenici”. Basta osservare e annusare la vegetazione che a Condofuri si affaccia esuberante sul mare per accorgersi che questa sarebbe la giusta via.
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