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Brescia per chi non c’era. Piazza della Loggia raccontata alle nuove generazioni

"Livia, una di noi" di Maurizio Zanini con le illustrazioni di Marta Goglio

Nel cinquantesimo anniversario della strage di Piazza della Loggia sono tante le iniziative organizzate dalla città di Brescia per raccontare quanto accaduto il 28 maggio alle generazioni più lontane dai fatti del 1974. I libri, gli incontri nelle scuole e l’arte aiutano a tramandarne la memoria e a costruire una cittadinanza consapevole

Livia Bottardi Milani è una delle otto vittime della strage di Piazza della Loggia di Brescia del 28 maggio 1974. Nel cinquantesimo anniversario dell’evento l’associazione amici di Bottonaga, il quartiere in cui Livia insegnava e viveva, hanno deciso di ricordarla in un piccolo libro “Livia, una di noi” di Maurizio Zanini dedicato alle bambine e ai bambini della scuola primaria e alle ragazze e ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado. Questa è solo una delle iniziative per tramandare la memoria della strage alle generazioni più lontane dai fatti del 1974. Sfogliando il programma degli eventi 2024 della città di Brescia è infatti subito chiaro che sono loro i principali destinatari delle numerose iniziative per ricordare questa “ferita nella memoria collettiva”, tra incontri nelle scuole e visite guidate nei musei.

“Livia, una di noi è un regalo che l’associazione amici di Bottonaga fa ai ragazzi per trasmettere loro quei valori di amicizia e solidarietà che l’esempio di Livia ci ha lasciato”, scrive Zanini che è anche membro dell’associazione nata per ritrovare e riunire, almeno una volta all’anno, “i vecchi amici sparsi per l’Italia” cresciuti attorno all’oratorio salesiano del quartiere. Lo fa in prima persona, con parole semplici e grazie alle illustrazioni di Marta Goglio. In poche pagine restituisce il ritratto di una giovane donna impegnata: l’insegnamento, le riunioni del sindacato e il consultorio dell’associazione italiana per l’Educazione demografica, dove era presente due volte a settimana. Livia si era guadagnata l’appellativo di “folletto” per la sua vita frenetica che cercava di tenere insieme tutti i suoi ideali. Essere in Piazza della Loggia, quel 28 maggio, era per lei un’occasione importante per dire di no al fascismo.

“L’idea è quella di trasmettere ai più giovani l’esempio di chi è morto durante l’attentato -dice Zanini-, non eroi lontani che vengono da Marte ma persone che percorrevano le stesse strade che oggi percorrono i ragazzi, che abitavano vicino a dove oggi vivono”. La storia di Livia è stata ricostruita grazie alla memoria del marito Manlio Milani, presidente della Casa della memoria di Brescia, degli amici che le sono stati accanto e dei suoi studenti. “Compito della scuola è insegnarvi a capire -la ricorda una delle sue studentesse-. Una data o un nome se anche li sapete a memoria ma non sapete come si inseriscono nella storia dell’uomo, non vi serviranno a niente, prima o poi li scorderete”.

L’insegnamento era la passione di Livia, e nel solco delle parole che ha lasciato si inseriscono i numerosi incontri che sono stati organizzati nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado, in occasione del cinquantesimo anniversario. “I ragazzi oggi sanno che il 28 maggio è stata una data cruciale per la storia della nostra città -racconta Erica Fenaroli, docente di Storia e filosofia del liceo internazionale per l’impresa Guido Carli di Brescia-, quello di cui ci siamo resi conto è che forse non hanno quella panoramica generale sugli anni Sessanta e Settanta”. Per questo il 16 maggio è stato organizzato presso l’istituto in cui insegna un dialogo tra gli studenti del quarto e quinto anno e Manlio Milani e Andrea Vigani, avvocato di parte civile al processo sulla strage.

“Questi incontri hanno tanti obiettivi -spiega Fenaroli-. Tra i quali c’è sicuramente rendere consapevoli gli studenti del valore della democrazia e dell’importanza della Costituzione e accrescere la loro conoscenza degli avvenimenti recenti della storia di Brescia e del nostro Paese. Vogliamo fargli capire che non è soltanto una questione che riguarda la città, l’ambiente che li circonda e che conoscono bene, ma che sono fatti cruciali dentro periodi più lunghi e geografie più ampie”. La scuola, inoltre, spiega la professoressa Fenaroli, spinge gli studenti a interrogarsi sull ricerca della verità e della giustizia, temi fondamentali nelle vicende processuali che hanno seguito la strage della Loggia. “Manlio Milani ci ha raccontato la sua esperienza da diretto testimone in maniera così lucida, precisa e imparziale che ci ha fatto capire quanto sia importante affrontare argomenti così complessi mettendo da parte ogni forma di risentimento per un obiettivo maggiore -dice Roberto, studente del liceo Guido Carli che ha partecipato all’iniziativa-. Ci ha dato una lezione veramente importante e toccante su quello che è stato il periodo degli ‘anni di piombo’ in Italia”.

I libri, la scuola e anche l’arte. La Fondazione Brescia Musei ha organizzato per i più piccoli due iniziative, entrambe legate alla mostra “Maurizio Galimberti. Brescia, Piazza Loggia 1974” (che è possibile visitare fino al 28 luglio): “Il dovere della memoria” ovvero una visita guidata dedicata alle scuole secondarie di primo e di secondo grado, e “Sulle ali della memoria”, un laboratorio per la scuola primaria. “Per i ragazzi, abbiamo pensato una visita che spieghi gli eventi storici e, attraverso un linguaggio semplice ma che non tradisca la verità storica, sia in grado di trasmettere il valore del sacrificio di chi è stato ucciso -spiega Francesca Bazoli, presidente della Fondazione Brescia Musei-. Per fare questo ci siamo avvalsi della mediazione artistica delle opere di Galimberti”. L’artista ha infatti rielaborato, secondo la sua cifra stilistica, le fotografie scattate il giorno della strage mescolandole in collage con immagini di manifesti, scritte murali, fototessere, reportage dei funerali e disegni di bambini. “È un processo di scomposizione e ricomposizione molto evocativo e simbolico del lavoro che fa la memoria quando si rapporta agli avvenimenti storici. I frammenti di ricordi si ricompongono in funzione anche di quella che è la nostra relazione personale con gli eventi accaduti -continua Bazoli-. L’intuizione che vorremmo lasciare ai ragazzi è proprio questa: nella consapevolezza dei fatti storici è possibile costruire la propria personale composizione”.

Diversa è la proposta per i bambini delle scuole elementari a cui la Fondazione Brescia Musei ha pensato fosse importante raccontare i fatti attraverso le storie personali delle vittime dell’esplosione, rispondendo alle domande: chi erano? Che cosa facevano? Perché si trovavano lì? E in seguito aprire alla loro fantasia e libertà di creazione, ricorrendo all’immagine della farfalla. In tutti i photocollage di Galimberti è presente, infatti, il richiamo all’immagine di questo piccolo insetto, la cui fragilità è stata interpretata come l’anima delle vittime della strage. “L’idea è che questo carico pesante di memoria storica diventi per i bambini invece uno strumento per creare qualcosa di positivo, leggero e profondo”, conclude Bazoli.

“Vogliamo scavare a fondo nel significato di quel giorno e passare il testimone della memoria ai ragazzi e alle ragazze di oggi -si legge nelle prime pagine del programma degli eventi a Brescia-. Questi appuntamenti sono ponti lanciati verso il futuro, dimostrando che ricordare è il primo passo per costruire insieme una cittadinanza forte e consapevole”.

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