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Borgarello: come fermare la costruzione di un centro commerciale e vivere felici
Dopo vent’anni di lotte e cause legali, il piccolo Comune in provincia di Pavia guidato da Nicola Lamberti è riuscito a evitare la realizzazione di un immenso centro commerciale. “Viene prima il bene di tutti”, ha raccontato a novembre il sindaco. Lo ha fatto di fronte ai cittadini di Abbiategrasso (MI), mobilitati contro una maxi operazione immobiliare. L’editoriale del direttore di Altreconomia, Duccio Facchini
Nicola Lamberti è il sindaco di Borgarello, 2.700 abitanti, in provincia di Pavia. A metà novembre di quest’anno è intervenuto dai banchi della Giunta di fronte a una sala consiliare affollata. Non era la “sua” sala, giocava in trasferta: Abbiategrasso, nel Parco del Ticino, dista 30 chilometri da Borgarello, e Lamberti era lì per raccontare a un neonato comitato di cittadini, sorto contro un’operazione immobiliare che cementificherebbe 26 ettari, come si può fermare la quasi certa realizzazione di un centro commerciale e vivere felici (vedi Ae 191). Resistendo a cause di risarcimento, minacce di bancarotta e vincendo nel 2019 una battaglia legale giunta fino alla Corte costituzionale.
Qualche numero. Borgarello è un comune piccolo, dove il terreno costruito non supera complessivamente i 400mila metri quadrati. Vent’anni fa, però, qualcuno immagina di raddoppiare l’esistente e realizzare su terreni liberi, trasformati in edificabili, qualcosa come 230mila metri quadrati di area commerciale, precursori di altri 185mila di asfalto per una “bretella” collegata alla Provinciale 35 dei Giovi che collega Pavia e Milano. Nel 2009, il Comune è tra i primi in Italia ad adottare il Piano di governo del territorio (Pgt), il vecchio Piano regolatore, prevedendo espressamente la realizzazione del centro commerciale. Poco dopo arrivano anche il via libera al piano di lottizzazione e l’autorizzazione commerciale. Sembra finita. Nel 2011 Italia Nostra e Legambiente, insieme ad altre amministrazioni locali, fanno ricorso al Tar e due anni dopo ottengono la revoca dell’autorizzazione commerciale.
È proprio allora che entra in carica l’amministrazione di Nicola Lamberti. Il sindaco ingrana la retromarcia e non si accontenta del classico “Non c’è più niente da fare”. È impermeabile alle seducenti promesse dei proponenti del centro commerciale: 1.200 posti di lavoro, 12 milioni di euro di investimento sul territorio, una villa del Settecento da 2mila metri quadrati nel centro storico in regalo al Comune che non ha nemmeno un’aula consiliare, 3 milioni di euro di oneri di urbanizzazione. Lamberti e la sua squadra pensano però al “bene di tutti”, al naviglio, alla Certosa: idee indigeribili per qualcuno. Così, nel 2014, i promotori dell’operazione immobiliare citano in sede civile l’amministrazione comunale chiedendo 19,2 milioni di euro di danni (tra lucro cessante e danno emergente). Borgarello ha un bilancio che sfiora complessivamente 1 milione di euro, tenere i nervi saldi non è facile. L’amministrazione (un sindaco, due assessori, sei consiglieri comunali in tutto, a proposito di taglio ai costi della politica) resiste all’urto, smonta la favola dei posti di lavoro (a cose fatte se ne sarebbero persi 300 secondo le stime della Camera di Commercio di Pavia), misura gli impatti di nuovo cemento sui suoli (dati ISPRA alla mano), i maggiori costi per la perdita di preziosi servizi ecosistemici, l’esplosione del traffico e nel 2016 approva il nuovo Pgt, classificando di nuovo come agricoli gli appetiti 400mila metri quadrati. Un anno dopo vince pure la causa in sede civile. È finita? No. Contestandogli di aver modificato il Pgt contro il dettato della legge urbanistica lombarda (LR 12/2005), il privato trascina il pubblico dinanzi al Tar pretendendo questa volta 31 milioni di euro di risarcimento. Anche con “29/30” di ragione, dovendo “solo” 1 milione, Borgarello avrebbe dovuto dichiarare default. “Doveva andare tutto perfettamente bene, non bene”, ricorda il sindaco. A causa del conflitto di competenze tra Regione e Comune, il Tar sospende la causa e si rimette alla Corte costituzionale. Nel maggio 2019 arriva la sentenza, pubblicata a luglio: aveva ragione Borgarello, aveva ragione la squadra di Lamberti. I cittadini di Abbiategrasso lo avrebbero ascoltato ancora per ore. Lui invece termina presto, raccoglie l’applauso liberatorio, minimizza -“Non ho fatto nulla di speciale”- e aggiunge: “Ricordate la villa settecentesca che ci avevano promesso in regalo? L’abbiamo comprata e ristrutturata con le nostre forze”. Modello Borgarello.
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