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Esteri / Inchiesta

Bombe dall’Italia all’Ucraina: inchiesta su una quadrangolazione di Stato

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, riceve il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, a Villa Doria Pamphilj il 10 ottobre 2024 © governo.it

Oltre 200mila proiettili di bombe da cannone prodotti in India sono stati importati dal nostro Paese per poi essere spediti, quasi identici, in Slovacchia ma con una destinazione finale diversa: l’Ucraina. Il tutto all’oscuro del Parlamento. L’inchiesta di Altreconomia e dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere (Opal)

Oltre 200mila proiettili di bombe da cannone prodotti in India sono stati importati da un’azienda italiana per poi essere spediti, con il consenso del Governo Meloni, in Slovacchia ma con una destinazione finale diversa: l’Ucraina.

Non ci sono pertanto solo i sistemi militari forniti prima dal Governo Draghi e poi dal Governo Meloni all’Ucraina con nove decreti legge con i quali è stata concessa l’“Autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle Autorità governative dell’Ucraina”. E il problema non è solo che l’elenco di questi materiali, comunicato al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), è tuttora secretato. I decreti (qui l’ultimo) riguardano, come noto, le forniture dirette dallo Stato italiano all’Ucraina e non ricoprono le esportazioni di materiali militari destinati all’Ucraina autorizzate alle aziende. Esportazioni che nel 2023 hanno raggiunto un record storico di oltre 417 milioni di euro di licenze rilasciate e di 69,5 milioni di materiali consegnati. Includono diversi sistemi militari, tra cui spiccano due batterie antiaeree tipo Oerlikon revolver gun MK3 dotate ciascuna di quattro affusti campali da 35 mm e radar di ricerca e acquisizione X-TAR 3, più 8.000 proiettili da guerra calibro 35 mm Ahead e altro materiale spedito dalla Rheinmetall Italia all’Ucraina del valore complessivo di 153.400.000 euro. Batterie e munizioni che l’Ucraina potrebbe utilizzare in territorio russo per colpire -come richiesto dal Parlamento europeo con la risoluzione approvata il 18 settembre scorso– “legittimi obiettivi militari sul territorio russo”.

C’è altro, dunque, oltre alle forniture “dirette”. C’è una serie di operazioni di import-export di proiettili per bombe da obice da 155 mm autorizzate nel biennio 2022-2023 dall’Autorità nazionale UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento). Un’inchiesta esclusiva condotta da Altreconomia e dall’Osservatorio permanente sulle armi leggere di Brescia (Opal) svela una vera e propria quadrangolazione del valore di oltre 100 milioni di euro che parte da Nuova Delhi, passa per Roma e Bratislava, e arriva a Kyiv. Al centro dello schema -come in parte anticipato da Reuters a settembre in un’indagine dedicata soprattutto al ruolo chiave dell’India nell’export di armi a Kyiv per via indiretta- c’è un’azienda italiana: la MES Spa.

Import-export di materiale d’armamento, dati utili
La nostra inchiesta prende le mosse dalla “Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento” che ogni anno, entro il 31 marzo, il governo italiano deve inviare al Parlamento ai sensi della legge 185 del 1990.

Un documento corposo (l’ultima supera le duemila pagine) che comprende gli allegati di vari ministeri (Esteri, Difesa, Economia, Agenzia delle Dogane) e riporta il numero e i valori monetari delle importazioni ed esportazioni autorizzate e svolte offrendo qualche indicazione sulle tipologie di armamenti esportati, ma che non permette di conoscere lo specifico tipo di armi e materiali militari esportati nei vari Paesi. Dall’ultima Relazione governativa sulle esportazioni del 2023 inviata alle Camere a fine marzo emergono però tre dati fondamentali che permettono di individuare i primi tratti di questa quadrangolazione.

Innanzitutto il consistente valore delle autorizzazioni per esportazioni internazionali di “munizioni” (ML 003 che include munizioni -ma meglio sarebbe dire munizionamento- per cannoni, obici, mortai, bocche di fuoco, etc.) per oltre 897 milioni di euro e di “bombe (d’aereo, ndr), siluri, razzi missili e accessori” (ML 004) per oltre un miliardo di euro: si tratta, anche in questi due casi, di record storici.

Ma la spia rossa che richiama l’attenzione è il terzo dato: riguarda l’ampio valore delle licenze di importazione di materiali militari dall’India per più di 111 milioni di euro, anche questo un record mai raggiunto prima. Negli ultimi trent’anni infatti le importazioni militari italiane da Nuova Delhi non hanno mai superato quota quattro milioni di euro e nel decennio 2013-2022 sono state di scarso valore.

È un dato doppiamente interessante considerato che l’India è il maggiore importatore di armi al mondo. Ha speso circa 24 miliardi di dollari negli ultimi cinque anni e le sue importazioni sono aumentate del 4,7% nell’ultimo quinquennio rispetto a quello precedente, nonostante il nuovo indirizzo dato dal premier nazionalista Narendra Modi che mira a diversificare i fornitori delle forze armate e produrre più equipaggiamento in casa, soprattutto alla luce dell’invasione dell’Ucraina. Mosca è ancora il principale fornitore di armi dell’India ma questo è il primo quinquennio dagli anni 60 in cui le importazioni dalla Russia -comprensibilmente- sono meno della metà del totale delle armi acquistate, secondo l’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (Sipri).

Il ruolo della MES Spa
Ma c’è un’altra dinamica inedita che merita attenzione. Non riguarda un Paese ma un’azienda. Nel biennio 2022-2023 l’impresa romana MES (l’acronimo sta per Meccanica per l’elettronica e servomeccanismi) ha segnato un forte incremento negli ordinativi sia per importazioni sia per esportazioni di materiali militari. Ordinativi che si sono concretizzati nel 2022 in oltre 136 milioni di euro (27 licenze) e nel 2023 in più di 346 milioni di euro (32 licenze) all’esportazione e, sempre nel 2023, in oltre 112 milioni di euro (17 licenze) all’importazione di materiali militari.

Considerato che nel triennio precedente le licenze all’esportazione dell’azienda romana avevano registrato una media annuale di soli 7,5 milioni di euro e che le autorizzazioni all’importazione erano state quasi insistenti, è evidente il forte attivismo dell’azienda proprio a seguito del conflitto in Ucraina nel procurarsi dall’estero materiali militari per poi esportare i prodotti uguali o modificati in alcuni Paesi europei. Come si vedrà, però, per la gran parte ha avuto come destinazione finale l’Ucraina.

L’ultimo bilancio della MES -società che si occupa di armi, munizionamento e sistemi d’arma e che fa capo all’imprenditore Stefano Maccagnani- dà conto di questa crescita verticale di affari. Il valore della produzione è passato dai 37,8 milioni di euro del 2021 ai 77,3 milioni di euro del 2022 fino a schizzare a quota 144,6 milioni del 2023. L’utile, nello stesso periodo, passa da 7,3 milioni (2021) a 21,1 milioni (2022) fino a circa 32 milioni (2023).

Il “salto” è nel 2022. Dal 25 agosto di due anni fa, con l’allora Governo Draghi dimissionario e in carica solo per gli affari correnti, dalla Relazione dell’Autorità nazionale UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) emergono cinque licenze rilasciate alla MES per esportare 125.000 proiettili calibro 155 mm in ampia parte vuoti o scarichi. Ma dalla Relazione dell’Agenzia delle Dogane, si evince che nello stesso anno l’azienda avrebbe esportato solo 18.215 di questi proiettili.

Attraverso la nostra ricostruzione abbiamo identificato non solo quantità, tipo e valore delle autorizzazioni all’esportazione (dati che sono contenuti nella Relazione), ma anche il Paese destinatario, che invece la Relazione non riporta.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani partecipa a Berlino alla Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina del giugno 2024 © ministero degli Esteri

Segui i proiettili (e i soldi)
Quelle cinque licenze hanno come destinatari quattro Paesi: Spagna, Slovacchia, con due licenze, Turchia e Polonia. Per un numero totale di 125.000 proiettili calibro 155 mm di vario tipo e per un valore complessivo di 127.865.000 euro: ciò significa che gli ordinativi di questi proiettili nel 2022 hanno costituito gran parte delle autorizzazioni all’esportazione della MES (136.597.907 euro). Ma, come detto, nello stesso anno l’azienda ha esportato solo 18.215 proiettili calibro 155 mm e solo a due Paesi: Slovacchia (10.471 proiettili per un valore di 5.444.920 euro) e Spagna (7.744 proiettili del valore di 3.872.000 euro).

Nel 2023, alla MES sono state autorizzate esportazioni ancor più consistenti sempre di proiettili calibro 155 mm verso diversi Paesi tra cui, come vedremo, soprattutto Ucraina e Slovacchia: nell’insieme all’azienda sono state concesse licenze per esportare 395.124 proiettili (per un valore di 343.924.800 euro comprensivo però anche di altro materiale correlato), ma solo meno della metà, cioè 178.431 proiettili (di cui 111.113 vuoti o scarichi) sono stati effettivamente esportati. Un numero comunque rilevante considerato che -come si è detto- l’anno precedente l’azienda ne aveva esportati solo 18.215, cioè poco più di un decimo, e nel 2021 appena 4.110 proiettili.

Ma c’è un aspetto decisivo che va notato. Nel 2023, l’azienda ha ricevuto autorizzazioni per importare dall’estero 212.714 proiettili calibro 155 mm di cui ben 131.618 sono stati effettivamente importati per un valore complessivo di 44.238.232,25 euro. L’attività di import-export della stessa tipologia di proiettili non può non sollevare interrogativi considerato soprattutto che ha riguardato in gran parte proiettili vuoti o scarichi.

È necessario pertanto analizzare con attenzione le importazioni e le esportazioni di questi proiettili nel quadro generale dell’import-export dell’Italia di materiali militari nel 2023.

Che cosa c’entra Nuova Delhi
Come si è detto sopra, l’India è stato il quarto fornitore di materiali militari dell’Italia nel 2023 in termini di importazioni autorizzate. Le Relazioni di UAMA e dell’Agenzia della Dogane riportano però solo quattro generiche informazioni riguardo all’import da Nuova Delhi: UAMA segnala che nel 2023 sono state rilasciate alle aziende italiane 11 licenze di importazione per un valore complessivo di 111.457.119,26 euro e l’Agenzia della Dogane riporta che, sempre nel 2023, dalle aziende italiane sono stati effettivamente importati dall’India materiali militari per un valore complessivo, al centesimo, di 44.238.232,25 euro attraverso 57 movimenti doganali.

E qui emerge il primo dato fondamentale: le importazioni effettuate di materiali militari dall’India (44.238.232,25 euro) corrispondono esattamente al totale delle tre importazioni di proiettili da 155 mm della MES così come sono riportate l’Agenzia della Dogane (44.238.232,25 euro).

Tradotto: le tre operazioni di importazione dall’India autorizzate e svolte con effettive consegne nel 2023 sono tutte state compiute solo ed esclusivamente da un’azienda, la MES.

Queste tre operazioni hanno tre elementi in comune: hanno come oggetto proiettili da 155 mm vuoti o scarichi, sono tutte importazioni dall’India, e il destinatario di un’esportazione identica o simile -che include proiettili da 155 mm- come si evince dall’analisi della Relazione (che -come vedremo- non significa sia il destinatario e utilizzatore finale) è sempre la Slovacchia.

La prima e più consistente operazione riguarda un’autorizzazione richiesta dalla MES a UAMA per importare da un Paese -che abbiamo ricostruito essere appunto l’India- 100.050 proietti vuoti calibro 155 mm M107 per un valore complessivo di 29.414.700 euro (294 euro cadauno): la licenza è stata rilasciata da UAMA il 22 febbraio 2023 ed il materiale, come riporta la Relazione dell’Agenzia della Dogane, è stato tutto interamente importato dall’azienda nello stesso anno.

In precedenza, però, la MES aveva richiesto ed ottenuto il 20 gennaio 2023 da UAMA la licenza per esportare verso un Paese estero -che abbiamo ricostruito essere la Slovacchia- la medesima tipologia e simile quantità di materiali militari (100.000 proietti vuoti calibro 155 mm M107) ma per un valore molto più alto rispetto a quello di importazione dall’India e cioè per 35.000.000 euro (350 euro cadauno, quindi con un ricavo di 5.585.300 euro, pari al 19 percento rispetto a quanto pagato all’India per 100.050 proietti): materiali che in gran parte (79.530 proietti vuoti) sono stati esportati nel 2023 alla Slovacchia per un valore di 27.835.500 euro.

Punti interrogativi che riguardano l’Autorità nazionale UAMA
È alquanto singolare che la MES abbia richiesto a UAMA la licenza di esportazione verso la Slovacchia prima di aver inoltrato, ed ottenuto, l’autorizzazione ad importare dall’India lo stesso tipo e quantità di materiale.

Questo solleva una prima serie di domande: è stata una modalità messa in atto in modo autonomo dall’azienda oppure l’Autorità Uama nel rilasciare le due autorizzazioni (all’importazione dall’India e all’esportazione alla Slovacchia) era stata messa a conoscenza del loro diretto collegamento? UAMA -e soprattutto l’India- sapevano che il destinatario e utilizzatore finale dei proiettili vuoti importati e rivenduti identici alla Slovacchia sarebbe stata poi l’Ucraina? Sulla base di quali valutazioni UAMA ha permesso alla MES di fare da ponte per una operazione che ha tutti i caratteri di una quadrangolazione tra India (Paese produttore ed esportatore), Italia (Paese importatore e riesportatore), Slovacchia (secondo importatore e riesportatore) e Ucraina (destinatario ed utilizzatore finale)? E, se vi è stata una valutazione su questo tipo di operazione, è stata fatta solo ed in modo indipendente da UAMA o sono intervenuti anche rappresentanti del governo?

Un fatto è certo: quello sopra riportato non è un caso isolato da parte della MES di importazione dall’India di proiettili di bombe da inviare in Slovacchia ma con destinazione finale Ucraina e di richiesta di esportazione emessa prima di ottenere la licenza ad importare praticamente lo stesso tipo di materiale.

Questa dinamica ha riguardato almeno altre due operazioni svolte dall’azienda: entrambe hanno avuto ancora l’India come controparte, cioè come Paese produttore e da cui l’azienda ha importato “proiettili calibro 155 mm L15A1 scarichi” e la Slovacchia come Paese primo destinatario dell’esportazione di simili materiali, e nello specifico, “proiettili calibro 155 mm HE L15A1 Comp. B”, cioè High Explosive, ad alto esplosivo, con l’aggiunta di quello che nella Relazione è descritto come “Comp. B”, cioè l’esplosivo “composition B”.

Prossima fermata, Bratislava
Il 25 gennaio 2023 la MES ha ottenuto l’autorizzazione per importare da un Paese estero -che possiamo dire con certezza trattarsi ancora dell’India- 12.000 proiettili calibro 155 mm L15A1 scarichi per un valore di 5.880.000,00 euro: proiettili che sono stati quasi tutti importati nel 2023 (11.912 proiettili). Anche in questo caso, però, l’azienda romana aveva in precedenza richiesto ed ottenuto il 17 ottobre 2022 l’autorizzazione per esportare verso un Paese estero – che abbiamo ricostruito essere ancora una volta la Slovacchia – una simile tipologia e quantità di materiali militari (10.000 proiettili calibro 155 mm HE L15A1 Comp. B) per un valore complessivo di 5.200.000 euro: proiettili che sono stati tutti esportati in Slovacchia, ma solo nel 2023.

Non solo. Sempre il 25 gennaio 2023 la MES ha ottenuto l’autorizzazione per importare da un’azienda dell’India 20.264 proiettili calibro 155 mm L15A1 scarichi per un valore di 9.696.324 euro: proiettili che sono stati in gran parte importati dall’azienda nel 2023 (19.656 proiettili). Ma, anche in questo terzo caso, la MES aveva in precedenza richiesto ed ottenuto il 17 ottobre 2022 l’autorizzazione per esportare verso un Paese estero -che abbiamo ricostruito essere ancora la Slovacchia- una simile tipologia e quantità di materiali militari: 20.000 proiettili calibro 155 mm HE L15A1 Comp. B per un valore complessivo di 10.400.000 euro.

Come si evince dall’analisi della Relazione dell’Agenzia delle Dogane e da altre fonti doganali una parte del materiale (10.471 proiettili del valore di 5.444.920 euro) potrebbe essere stata prodotta dall’azienda e poi esportata alla Slovacchia a partire dall’ottobre del 2022, mentre una seconda tranche (9.529 proiettili del valore di 4.955.080 euro) potrebbe essere stata importata dall’India e poi esportata in Slovacchia nel 2023.

Le altre operazioni di import-export della MES
Le tre autorizzazioni sopra descritte non sono state le uniche licenze di importazione dall’India da parte della MES.

Dalla nostra ricostruzione risulta altamente probabile, anzi quasi certo, che sia ancora qualche azienda dell’India la controparte delle altre tre operazioni di importazione autorizzate nel 2023 alla MES: tutte, infatti, hanno come oggetto i proiettili calibro 155 mm L15A1 scarichi e, in modo singolare, come nei due casi sopra indicati, due diverse licenze sono state emesse nello stesso giorno ma riguardano l’identico tipo di materiale. La prima, di cui la MES ha ricevuto autorizzazione il 20 settembre 2023, concerne l’importazione di 20.000 di questi proiettili scarichi per un valore di 10.280.000 euro; la seconda, autorizzata nella stessa data -e che probabilmente ha come controparte una diversa azienda indiana- per importare 30.400 proiettili scarichi dello stesso tipo per un valore di 15.473.600 euro; ed infine, l’ultima autorizzata il 25 ottobre 2023 per importare 30.000 proiettili calibro 155 mm L15A1 scarichi per un valore di 15.840.000 euro.

Anche queste tre importazioni dall’India per un totale di 80.400 proiettili calibro 155 mm L15A1 scarichi non sono state effettuate dall’azienda romana per fabbricare ordigni da destinare alle forze armate italiane, ma per poter disporre di proiettili da inviare a Paesi esteri.

Tra le licenze all’esportazione autorizzate alla MES nel 2023 ve ne sono infatti numerose che hanno come oggetto proiettili calibro 155 mm L15A1 scarichi come quelli importati dall’India tra cui, limitandoci alle due più consistenti, un’autorizzazione rilasciata alla MES il 23 giugno 2023 per esportare 50.000 di questi proiettili per un valore di 30.000.000 euro e una successiva, emessa il 20 dicembre 2023, ancora per 50.000 proiettili calibro 155 mm L15A1 scarichi ma stavolta per un valore di 32.550.000 euro.

Considerato che, secondo la Relazione del ministero degli Esteri nel 2023 sono state autorizzate alle aziende italiane 13 licenze di esportazione di materiali militari verso la Slovacchia per un valore complessivo di 90.728.464 euro è molto probabile che almeno una di queste due esportazioni, soprattutto la seconda, riguardi ancora una volta la Slovacchia. Ad ulteriore prova della correlazione tra l’importazione e l’esportazione di questi particolari proiettili va segnalato che nel 2023 non sono stati importati (dall’India) né gli 80.400 proiettili sopra descritti, ma nemmeno sono stati esportati i due blocchi di 50.000 proiettili ciascuno di cui l’azienda ha ricevuto le licenze di esportazione.

Tutto ciò rende evidente un fatto: solo importando questi proiettili scarichi l’azienda è poi in grado di esportarli, sempre scarichi.

Un ulteriore indizio che buona parte dei proiettili scarichi importati dall’India da parte della MES siano stati destinati all’esportazione verso la Slovacchia si può trovare nella “Relazione annuale sul commercio dell’industria della difesa nel 2023” (“Výročná správa o obchode s výrobkami obranného priemyslu za rok 2023”) pubblicato lo scorso maggio dal ministero dell’Economia della Repubblica Slovacca.

La Relazione presenta tra l’altro anche i “Trasferimenti di prodotti dell’industria della difesa in Slovacchia per il 2023 suddivisi per Paese mittente” e, riguardo ai trasferimenti dall’Italia, riporta un valore totale di 121.472.863 euro di trasferimenti (autorizzati, ndr) (“Finančný objem transferu”) e di 52.356.186 euro di trasferimenti effettivamente realizzati cioè di consegne (Skutočne realizovaný transfer) relativi a tutti i materiali militari. Ma la quasi totalità di questi trasferimenti riguarda la categoria militare ML3 che comprende proiettili e bombe come quelle qui in esame: nello specifico si tratta di 119.305.550 euro di trasferimenti (autorizzati, ndr) e di 52.353.200 euro di trasferimenti realizzati cioè di consegne di materiali ML 3 dall’Italia.

La discrepanza con i dati forniti dalla Relazione italiana (che riporta nel 2023 riguardo alla Slovacchia 90.728.464 euro di autorizzazioni all’esportazione e 67.461.032 euro di consegne effettive) può dipendere da diversi fattori nelle modalità di conteggio, ma ciò che qui ci interessa evidenziare è che la tipologia e i valori delle autorizzazioni all’esportazione rilasciate alla MES della categoria ML3 che abbiamo attribuito essere dirette alla Slovacchia trovano ampio riscontro anche nel Rapporto slovacco.

Va inoltre segnalato che lo scorso gennaio il Parlamento slovacco ha votato un emendamento che permette al ministero della Difesa di approvare le esportazioni di armi, così che le aziende pubbliche e private produttrici di armi potranno continuare a rifornire l’Ucraina contrariamente a quanto dichiarato prima delle elezioni dal primo ministro Robert Fico sul “non mandare più neanche un proiettile” a Kyiv.

L’asse Nuova Delhi, Roma, Bratislava, Kyiv
Abbiamo detto che gran parte delle esportazioni di proiettili da 155 mm importati dall’India ed esportati dalla MES alla Slovacchia non hanno come destinatario e utilizzatore finale la Repubblica Slovacca ma l’Ucraina. È pertanto necessario documentare questa affermazione.

Le relazioni ufficiali del governo slovacco non riportano i dati relativi agli anni 2022 e 2023 sulle esportazioni di materiali militari dalla Slovacchia all’Ucraina: la Relazione slovacca all’Unione europea riporta che non sono stati resi disponibili per “ragioni di sicurezza nazionale” e la succitata “Relazione annuale sul commercio dell’industria della difesa” definisce queste informazioni come “riservate” (Vyhradené).

Ma il database delle Nazioni Unite sul commercio internazionale (UN Comtrade) fornisce un dato importantissimo: alla classificazione HS 9306 (Bombe, granate, siluri, mine, missili, cartucce ed altre munizioni e proiettili, e loro parti, inclusi i pallettoni, i pallini da caccia e le borre per cartucce) riporta esportazioni dalla Slovacchia all’Ucraina di 186.280.666 dollari nel 2022 e di 121.266.895 nel 2023.

Poiché includono anche materiali come granate, siluri, mine, missili, cartucce, munizioni e proiettili da caccia, i valori risultano più ampi rispetto alle sole esportazioni bombe o proiettili da obice (oggetto della nostra indagine), ma costituiscono un elemento sostanziale a supporto della quadrangolazione che stiamo documentando: nel biennio 2022-2023 la Slovacchia ha esportato all’Ucraina una grande quantità di bombe e proiettili da guerra. Bombe -ed è questo un ulteriore elemento su cui UAMA dovrebbe fare chiarezza al Parlamento- che sono state prodotte dalla Slovacchia ed esportate all’Ucraina anche grazie alle importazioni di proiettili scarichi da 155 mm dall’Italia come quelli esportati dalla MES in Slovacchia dopo averli in precedenza importati dall’India.

È il 9 luglio 2024 quando il presidente russo Vladimir Putin presenta al primo ministro indiano Narendra Modi l’Ordine di Sant’Andrea Apostolo al Cremlino © ipa-agency.net / Fotogramma

L’utilizzatore finale
La legge del 9 luglio 1990 n. 185 “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento” che regolamenta le esportazioni italiane di armamenti richiede alle aziende produttrici di armi nella domanda di autorizzazione da presentare all’Autorità nazionale UAMA di indicare, tra le altre cose, “il Paese di destinazione finale del materiale ovvero eventuali Paesi, enti, imprese e soggetti di destinazione intermedia” (Art. 11.2.d). “Il certificato di uso finale deve essere autenticato dalle autorità diplomatiche o consolari italiane accreditate presso il Paese che lo ha rilasciato”, aggiunge la legge (Art. 11.4). Ciò significa che UAMA è a conoscenza del destinatario finale del materiale esportato da un’azienda ad un Paese estero. Di conseguenza, il Paese destinatario e utilizzatore finale dovrebbe essere comunicato nella Relazione al Parlamento.

La Legge, invece, nel richiedere alla presidenza del Consiglio di predisporre una Relazione da inviare al Parlamento entro il 31 marzo di ogni anno (Art. 5), non prescrive ai vari ministeri che hanno competenza in materia, ed in particolare a UAMA, di indicare espressamente il Paese destinatario e utilizzatore finale delle autorizzazioni rilasciate. Richiede infatti di riportare “la lista dei Paesi indicati nelle autorizzazioni definitive” (Art. 5.3) che, però, possono essere differenti rispetto al Paese di destinazione finale del materiale esportato.

Si tratta di un grave vulnus che può -come abbiamo mostrato in questa indagine- indurre a pensare che il Paese destinatario, a cui la Relazione attribuisce i valori complessivi delle autorizzazioni e delle consegne di materiali militari sia anche il destinatario e utilizzatore finale di quei materiali. Vulnus che andrebbe sanato al più presto, introducendo l’obbligo, da parte di UAMA di riportare sempre il Paese destinatario e utilizzatore finale e eventuali Paesi intermedi dei materiali militari di cui autorizza l’esportazione alle aziende.

La posizione scomoda dell’India
Come ha reagito Mosca dinanzi alle forniture indirette dell’India all’esercito ucraino? A fine dicembre scorso, il fronte di Kyiv aveva condiviso un video (ora rimosso) su X e poi ripreso da vari media che mostrava proiettili presumibilmente indiani caricati su obici ucraini donati dai polacchi. Era la prima volta che questi proiettili da 155 mm -molto simili a quelli prodotti dalla Yantra India e dalla Munitions India Limited (MIL), due società controllate del ministero della Difesa indiano, l’ultima delle quali ha da poco concluso un contratto da 225 milioni di dollari con l’Arabia Saudita proprio per le munizioni da 155 mm- venivano “visti” in territorio ucraino, anche se la notizia non è stata confermata da fonti ufficiali.

I primi di gennaio e poi di nuovo a luglio, la Russia aveva sollevato la questione con il governo indiano, che si è sempre astenuto dal condannare l’invasione dell’Ucraina mantenendo una posizione “neutrale”. Il portavoce del ministero degli Esteri indiano aveva categoricamente negato la possibilità che munizioni indiane siano state inviate a Kyiv. L’ipotesi, ancora da confermare e per la quale Nuova Delhi sta indagando, è quindi che le bombe terrestri da 155 mm facciano parte dell’arsenale ucraino grazie all’intermediazione di uno Stato terzo, “forse europeo e/o membro della Nato”. Se questi proiettili indiani fossero in dotazione all’esercito ucraino, Nuova Delhi si troverebbe in una posizione scomoda con Mosca, sua storica alleata e generosissima fornitrice di petrolio.

I rapporti tra India e Russia non sono stati intaccati dalla guerra in Ucraina, anzi: dopo le sanzioni economiche che hanno colpito la Russia, l’India è diventata il principale acquirente di petrolio russo a prezzi scontati ed è proprio a Mosca che Modi è andato nel primo viaggio ufficiale del suo terzo mandato, per ribadire l’importanza dell’amicizia tra i due Paesi, “partner strategici”. Poche settimane dopo il controverso abbraccio con Putin (dopo che Mosca aveva appena bombardato un ospedale pediatrico), il 23 agosto 2024 Modi è andato proprio a Kyiv -primo leader indiano della storia a visitare il Paese- offrendosi come “amico” per mediare un accordo di pace con la Russia. Una mossa che, pur strizzando l’occhio all’Occidente, ribadisce l’autonomia strategica dell’India nella sua politica di non-allineamento e il ruolo di sempre maggiore spicco sullo scacchiere internazionale.

Il 23 agosto 2024 il primo ministro indiano Narendra Modi visita Kyiv e consegna come dono al presidente ucraino Zelensky un’unità medica per impiego rapido in aree di emergenza © Pib/Press Information/Planet Pix via ZUMA Press Wire/Shutterstoc / ipa-agency.net / Fotogramma

Dopo la pubblicazione dell’inchiesta di Reuters sulle forniture indiane “indirette” a Kyiv, il portavoce del ministero degli Esteri, Randhir Jaiswal, ha dichiarato: “Abbiamo visto il report Reuters. È congetturale e fuorviante. Implica violazioni da parte dell’India, laddove non ce ne sono state, quindi è impreciso e calunnioso”.

Questa nostra inchiesta lascia però pochi alibi al Governo Modi, che pure ha buon gioco, muovendosi nella totale mancanza di trasparenza. In India infatti non esiste un rapporto ufficiale sulle vendite internazionali di armi e il governo è tradizionalmente cauto nel divulgare dettagli sugli articoli esportati e sulle loro destinazioni: la giustificazione spesso è la “sensibilità strategica” e “la sicurezza nazionale”. Quello che si sa è che i materiali di armamento sono esportati in oltre 84 Paesi, tra cui l’Italia. Incrociando i dati dei database internazionali, tra l’altro, si evince che l’India non riporta adeguatamente le sue esportazioni di armamenti.

“Con l’iniziativa ‘Make in India’, la procedura per l’end user certificate è stata semplificata per renderla più favorevole all’industria. Al momento, la capacità dell’India di garantire conformità all’end user certificate è debole e, se non affrontata, rischia di dirottare le armi verso ‘forze nemiche’”, afferma Laxman Behera, esperto di difesa e commercio di armi della Jawaharlal Nehru university.

L’importanza di difendere la legge 185 del 1990
La nostra inchiesta è stata resa possibile grazie alle dettagliate informazioni sulle singole operazioni autorizzate e svolte contenute nella Relazione governativa. Relazione che il Governo Meloni intende smantellare con il Disegno di Legge “Modifiche alla legge 9 luglio 1990, n. 185, recante nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento” già approvato al Senato (Atto Senato 855) e in corso di approvazione alla Camera (Atto Camera 1730).

Mentre infatti, la legge vigente prescrive che la Relazione debba riportare tutte le operazioni autorizzate e svolte riguardo alle esportazioni di armamenti contenendo “indicazioni analitiche – per tipi, quantità e valori monetari – degli oggetti concernenti le (singole, ndr) operazioni contrattualmente definite indicandone gli stati di avanzamento annuali […]” (Art. 5.3), la modifica proposta dal governo richiede che la Relazione riporti solo “i Paesi di destinazione con l’ammontare (generale, ndr) delle operazioni autorizzate suddiviso per tipologia di equipaggiamenti e, con analoga suddivisione, le imprese autorizzate […]” (Art.1.1.b.3).

Se le modifiche proposte dal Governo Meloni venissero approvate sarà pertanto impossibile per i centri di ricerca indipendenti e gli organi di informazione ricostruire le singole operazioni autorizzate di esportazioni di materiali d’armamento e le relative consegne.

Un’attività preziosa per il Parlamento al fine di esercitare quell’azione di controllo sull’operato del governo proprio per prevenire il rischio di triangolazioni o quadrangolazioni da parte delle aziende e delle autorità statali.

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