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Beni confiscati alle mafie: il bando che apre nuove prospettive per il Terzo settore
A metà dicembre l’Agenzia nazionale affiderà oltre mille lotti a realtà non profit senza passare dagli enti locali. Per Davide Pati, vicepresidente di Libera, è un cambiamento significativo che velocizza i tempi e permette di rafforzare le “attività di accoglienza e tutela delle persone più fragili” nell’emergenza Covid-19
Il 15 dicembre scade il primo bando per l’assegnazione diretta dei beni confiscati alle mafie alle realtà del Terzo settore, senza passare attraverso la mediazione degli enti locali. Davide Pati, vicepresidente di Libera e responsabile dei beni confiscati per conto dell’associazione, fa il punto della situazione e delle novità introdotte dalla procedura pubblicata a luglio di quest’anno dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc). “Assegnare direttamente un bene confiscato a un ente del privato sociale è un cambiamento importante -spiega Pati ad Altreconomia-. Può aiutare il Terzo settore a rafforzare le sue attività di accoglienza e tutela delle persone più fragili in particolare nell’emergenza sociale e sanitaria che stiamo vivendo causata dal Covid-19”.
Il cambiamento avviene nel solco della legge Rognoni-La Torre (legge 646 del 1982), la norma che ha regolato il sequestro dei beni della criminalità organizzata approvata dopo l’uccisione di Pio La Torre, segretario del Pci siciliano assassinato il 30 aprile 1982, e del prefetto di Palermo, il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, ucciso il 3 settembre dello stesso anno. La decisione di luglio attua per la prima volta la riforma del Codice antimafia del 2017 che consente all’Agenzia di trasferire a soggetti del privato sociale l’uso degli immobili confiscati in via definitiva. Con il “nuovo” bando oltre 1.000 lotti -che comprendono appartamenti, box, garage, terreni- saranno assegnati con contratti di comodato d’uso gratuito almeno decennali per garantire continuità ai progetti. Le organizzazioni interessate possono presentare piani di recupero in relazione ad aree tematiche che vanno dal sociale fino alla cultura, alla legalità e al lavoro. La nuova procedura può accelerare i tempi e “aprire prospettive più rapide di reimpiego sociale”, precisa Pati.
Il percorso che porta dalla confisca all’assegnazione di un bene, infatti, prevede l’intervento dei Comuni. L’Anbsc, controllata dal ministero dell’Interno, interviene dalla fase successiva alla confisca di secondo grado e gestisce il bene fino al momento della sua destinazione. Gli immobili possono essere trasferiti agli enti territoriali che devono usarli per finalità istituzionali oppure possono assegnarli tramite bando pubblico a realtà sociali che devono attivarsi per restituirli alla collettività. Tuttavia, come sottolineato da Libera, gli immobili necessitano spesso di essere ristrutturati e i Comuni non hanno sempre le risorse necessarie per sostenere la loro riqualificazione. “L’opportunità di partecipare al bando con la presentazione di progettualità concrete e sostenibili non va certamente persa. Anzi va appoggiata e diffusa sempre di più”, aggiunge Pati. “Per queste ragioni, la rete associativa di Libera si sta impegnando in un’azione di informazione e promozione territoriale e, insieme a 30 associazioni nazionali del Terzo settore, della cooperazione e del sindacato, ha richiesto all’Agenzia la possibilità di prorogare i termini di scadenza del bando e di affrontare al più presto le criticità segnalate sullo stato di alcuni beni per i quali sono necessari ulteriori approfondimenti”.
Per permettere di prendere visione dello stato degli immobili, il bando prevede la possibilità di effettuare dei sopralluoghi con gli operatori territoriali dell’Anbsc. Finora le richieste sono state oltre 600, spiega ad Altreconomia Mariarosa Turchi, direttore generale della Direzione generale beni mobili e immobili sequestrati e confiscati, e “questo mostra il grande interesse che ha accolto l’iniziativa. Abbiamo deciso di spostare la scadenza al 15 dicembre per consentire alle associazioni e agli enti del Terzo settore di avere più tempo a disposizione per progettare con una maggiore capacità di dettaglio”.
I progetti presentati saranno valutati da una commissione esaminatrice sulla base di criteri che prevedono di assegnare un massimo di 80 punti per le caratteristiche del progetto in sé e un massimo di 20 punti per la sua sostenibilità dal punto di vista economico. “Valuteremo la fattibilità del progetto, la sua concretezza, i suoi obiettivi a lungo termine e quanto sono corrispondenti alla finalità statutaria degli enti che si candidano a gestire il bene”, commenta Turchi. “L’assegnazione diretta è una pratica sperimentale ma ci permetterà di comprendere quanto è corrispondente ai bisogni del Terzo settore, quali potrebbero essere le eventuali difficoltà e come fare per introdurre nuove e più aggiornate modalità di dialogo con il mondo non profit”, prosegue. “L’idea è non fermarsi ma replicare il bando in futuro. Lo strumento è inserito a pieno titolo tra gli altri mezzi già usati dall’Agenzia per la finalizzazione dei beni, tra cui il colloquio con gli enti locali attraverso conferenze di servizio in cui sono invitati tutti i soggetti che possono ottenerne la destinazione secondo il Codice antimafia”.
Quanto al finanziamento dei progetti, il nuovo bando prevede uno stanziamento complessivo da un milione di euro per ciascuna annualità impiegando le risorse previste nell’ultima legge di Bilancio per il triennio 2020-2022. “L’Agenzia deve affrontare un compito enorme. Il suo ruolo ricopre un’importanza centrale in particolare nelle fasi di collaborazione con gli enti regionali e locali, quando è necessario che si costruiscano reti di accompagnamento per fare in modo che chi prende il bene stia adempiendo alla sua missione sociale”, afferma Davide Pati. “Per farlo al meglio delle sue possibilità, dovrebbe essere rafforzata a partire dall’aumento del suo personale”. Inoltre Libera “ritiene necessario prevedere un incremento delle risorse già a partire dalla prossima legge di bilancio, attraverso il Fondo unico giustizia ed il Fondo sviluppo e coesione nella programmazione 2021-2027″, conclude Pati.
Ora l’Ansbc ha in gestione 18.330 immobili e 2.873 aziende. Tra il 2010 e il 2018 sono stati sequestrati o confiscati a gruppi criminali oltre 65mila beni immobili, mobili, aziende e conti correnti ma ne sono stati assegnati appena 16mila. Nella lista c’è anche il feudo Verbumcaudo: 150 ettari nel territorio del Comune di Polizzi Generosa (PA) confiscati nel 1987 al boss mafioso Michele Greco e acquisiti dall’assessorato all’Economia della Regione nel 2011. Nel 2016 il terreno è stato concesso in uso al Consorzio madonita per la legalità e lo sviluppo, formato da 19 Comuni delle alte e basse Madonie. Dopo essere stato gestito in via transitoria da tre cooperative sociali dell’Alto Belice corleonese e dal Consorzio Sviluppo e Legalità, nel 2017 attraverso un bando pubblico il Consorzio ha selezionato giovani del territorio interessati a un percorso professionale in ambito cooperativo. Alla fine di un periodo di formazione organizzato dal Centro di ricerche economiche e sociali per il Meridione (Cresm) e da Confcooperative durato quattro mesi, nel 2019 è stata costituita la cooperativa sociale Verbumcaudo di cui oggi fanno parte undici soci lavoratori -un agronomo, un laureato in scienze forestali, due commercialisti, un ingegnere, due guide naturalistiche, due addetti alle lavorazioni agricole, un progettista e un animatore sociale- che gestiscono il terreno.
“Stiamo restituendo alla comunità un bene che per noi ha rappresentato una ferita. Il nostro obiettivo è creare sviluppo sul territorio e dare l’opportunità di non lasciarlo”, spiega il presidente della cooperativa Luca Li Vecchi. Il feudo si trovava in condizioni di abbandono e, grazie al sostegno di Fondazione per il Sud e Fondazione Peppino Vismara, è iniziata la coltivazione biologica di pomodori, origano e cereali. Con il supporto dell’Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia (Irvo) è stato avviato un progetto di conservazione del germoplasma vitivinicolo siciliano: nel fondo si trova una delle tre banche regionali del germoplasma dove sono collocate circa 30 piante per attività di ricerca e tutela della biodiversità. Inoltre la cooperativa prevede di ristrutturare una parte della masseria per creare laboratori di insacchettamento dei legumi e avviare percorsi di inserimento lavorativo per persone in difficoltà economiche.
“Penso che la pratica di Verbumcaudo sia replicabile ma è necessaria una precisa progettazione e un confronto costante con le istituzioni presenti sul territorio”, aggiunge Li Vecchi. “Per noi il dialogo è stato fondamentale visto che ci siamo posti anche la finalità di fermare la perdita dei nostri saperi magari attivando un’emigrazione al contrario”, prosegue. “La chiave rimane sempre la comunità perché recuperare un bene significa pensare alle esigenze di chi vive i territori. Noi siamo stati appoggiati sin dall’inizio del nostro progetto e ora puntiamo a restituire il sostegno ricevuto. È una nostra responsabilità”.
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