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Banche: affari in crescita per chi rileva i crediti in sofferenza
Negli ultimi 4 anni sono passati di mano circa 30 miliardi di euro di “prestiti deteriorati”. Ecco chi sono e come operano i soggetti che ne fanno un business, da Credito Fondiario spa, presieduto dall’ex ministro Piero Gnudi, ad Algebris NPL Italy Fund, il fondo creato da Davide Serra, amico di Matteo Renzi e finanziatore della sua fondazione. In attesa degli effetti della riforma del Governo, che è diventata legge la settimana scorsa
“Hai ricevuto la lettera di notifica?” chiede CrediFamiglia agli utenti che si collegano su www.credifamiglia.it. La risposta è due righe più sotto: “Banca IFIS ha acquistato il tuo debito da un’altra Società che aveva originariamente concesso il finanziamento. Per onorare i tuoi impegni dovrai ora pagare quanto dovuto a Banca IFIS”. Un istituto di credito che nel corso del 2015 “ha acquistato sul mercato 4 miliardi di euro di crediti in sofferenza, superando gli 8 miliardi di portafoglio complessivo” come spiega ad Ae Andrea Clamer, responsabile Area NPL, cioè non performing loans. Banca IFIS ha sede a Mestre, è quotata in Borsa e presieduta da Sebastien von Fürstenberg. Ha chiuso il 2015 con un utile netto di 162 milioni di euro, in crescita del 68,9% rispetto all’anno precedente. A differenza delle altre banche, in 12 mesi ha visto crescere del 57,2% il valore delle sue azioni a Piazza Affari: Banca IFIS non dà prestiti, e perciò non ha un problema con le sofferenze, cioè i crediti inesigibili. Il suo core business è invece l’acquisto e la gestione di “pacchetti di sofferenze” altrui.
Chi vende lo fa per affrontare due ordini di problemi. Intanto, gestisce una massa significativa di posizioni con un’unica operazione, mentre in media ci vogliono oltre 7 anni per recuperare un credito di questo tipo, secondo le stime di Cerved, società leader in Italia nell’analisi del rischio che si è specializzata anche nella gestione delle sofferenze, agendo come servicer (vedi box). Chi cede, cioè, si affida ad un soggetto specializzato, come Banca IFIS. Cancellando questi crediti divenuti difficilmente esigibili, inoltre, le banche migliorano i propri conti, incidendo sui parametri vigilati da Banca d’Italia e Banca centrale europea: si alza la qualità degli impieghi, cioè dei prestiti, e si riduce il volume delle riserve che devono essere accantonate per fare fronte alle sofferenze, e in questo modo gli istituti possono aumentare l’offerta di credito.
I dati raccolti dalla società di consulenza PricewaterhouseCoopers (PWC) evidenziano come negli ultimi 4 anni in Italia siano passati di mano circa 30 miliardi di euro di crediti in sofferenza, la maggior parte dei quali sono crediti al consumo. Secondo stime di PWC, nel 2016 il mercato dei non performing loans nel nostro Paese potrebbe toccare i 20 miliardi di euro.
Quello dei “crediti in sofferenza” è in ogni caso un nuovo mercato che alcuni soggetti hanno saputo leggere ed anticipare, come la holding Tages che a fine 2013 ha acquisito Credito Fondiario spa (FONSPA, www.fonspa.it) “con l’obiettivo di creare una piattaforma di natura bancaria focalizzata sul mercato del credito deteriorato e illiquido in Italia”. Dopo aver “trattato” l’acquisto di sofferenze di Banca Marche, Fonspa ha concluso -nel novembre scorso- un accordo per circa 300 milioni di euro di non performing loans di Banca Etruria. Si tratta di due dei 4 istituti di crediti commissariati a fine novembre dal Governo italiano, proprio per un problema di sofferenze in eccesso. Il presidente di Credito Fondiario è Piero Gnudi, già ministro degli Affari regionali nel governo di Mario Monti, oggi commissario per l’ILVA, nominato dal governo Renzi, e del cda di Tages fa parte anche Lorenzo Bini Smaghi, che è anche presidente del gruppo bancario francese Société Générale (presente in 76 Paesi) e potrebbe diventarlo a breve anche di Chianti Banca, una delle maggiori BCC toscane. Il meccanismo di cartolarizzazione, però, non dice niente circa l’effettiva capacità di risolvere la sofferenza, obbligando il debitore a pagare. C’è, così, chi ha fatto scelte più concrete: Algebris Investment, guidato dall’italiano Davide Serra, ad esempio, ha lanciato un fondo denominato Algebris NPL Italy Fund, che a fine dicembre 2015 ha acquistato da Deutsche Bank un portafoglio di crediti in sofferenza il cui valore è pari a 172 milioni di euro. Comprende 130 crediti, 48 debitori e 698 unità immobiliari, l’83% delle quali localizzata in Lombardia. Il pacchetto di Npl è passato di mano per un ammontare pari a circa il 41% del valore lordo, cioè 65-70 milioni.
In dettaglio
CHI RECUPERA I CREDITI DELLE BANCHE
Una massa di quasi 80 miliardi di euro di crediti in sofferenza è affidata dalle banche a dieci soggetti esterni, definiti “servicer”. Queste realtà non acquistano i non performing loans ma ne curano la gestione e si occupano del recupero crediti in cambio di una fee, una percentuale degli incassi effettivi sul portafoglio gestito. I primi operatori sul mercato italiano sono Italfondiario (controllato dal fondo Usa Fortress), Cerved (quotata alla Borsa di Milano e partecipata da fondi d’investimento e dalla banca centrale norvegese), Prelios (quotata a Piazza Affari, e partecipata da China National Chemical Corporation, Marco Tronchetti Provera, Mps, Unicredit, Intesa Sanpaolo), Centrale Attività Finanziarie S.p.A. (di Paolo Giorgio Bassi, già presidente di BPM e vice presidente dell’Associazione bancaria italiana) e Primus Partners, partecipata al 10% dal governo cinese, tramite Genertec, e da Sovigest, società valorizzazione immobiliari e gestioni il cui vicepresidente, Luigi Scimia, è stato direttore centrale di Banca d’Italia.
Parola chiave
SOFFERENZA
Si parla di sofferenza quando il cliente di una banca è valutato in stato di insolvenza, e considerato cioè irreversibilmente incapace di saldare il proprio debito. Non è necessario che lo stato venga accertato in sede giudiziaria, ovvero con una sentenza che riconosca il fallimento. GBV, o Gross Book Value (valore contabile lordo), è la misura del volume delle sofferenze -o non performing loans, NPL, in inglese-: indica la cifra cui le stesse sono iscritte nei bilanci degli istituti di credito. Normalmente, chi acquista “pacchetti di sofferenze” lo fa a sconto, cioè contrattando il pagamento di una percentuale del GBV.
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