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Alla ex Gkn, nel pieno di una partita a scacchi, torna il Festival di letteratura working class

I 120 operai rimasti in organico (senza stipendio da 15 mesi) alla società che ha rilevato la fabbrica di Campi Bisenzio stanno ricevendo nuove lettere di licenziamento, mentre si attende il Tribunale di Firenze in tema di concordato preventivo. Il Collettivo di fabbrica, la società di mutuo soccorso Insorgiamo e la casa editrice Alegre non si fermano e intitolano la rassegna “Noi saremo tutto”, dal 4 al 6 aprile
Un Festival di lotta e di letteratura, con più lotta del previsto. A Campi Bisenzio la terza edizione del Festival di letteratura working class (dal 4 al 6 aprile) si interseca con le brucianti novità della vertenza Gkn.
I 120 operai rimasti in organico (ma senza ricevere stipendio da 15 mesi) a Qf, la società che ha rilevato l’azienda a fabbrica ormai dormiente, stanno ricevendo nuove lettere di licenziamento, mentre si attendono notizie dal Tribunale di Firenze, che sta valutando il piano di concordato preventivo presentato da Qf. Un piano dal quale dipende il rispetto dei diritti degli ex dipendenti: sono oltre 18 milioni di euro di stipendi e contributi arretrati e il dubbio è sulle garanzie di effettivo pagamento; operai e Fiom chiedono di sapere chi mette i soldi e con quali coperture bancarie, ma non ci sono risposte, tanto che l’ultimo incontro con la proprietà convocato dalla Regione Toscana è fallito proprio su questo punto.
È in corso una partita a scacchi. Da un lato l’azienda, che intende mettere la parola fine a una vertenza iniziata quasi quattro anni fa in vista di progetti ancora misteriosi (probabilmente la vendita di capannoni e terreni), dall’altro il Collettivo di fabbrica ex Gkn, che ha in tasca un piano di reindustrializzazione -con credibili piani di finanziamento- al momento congelato.
È anche una corsa contro il tempo, perché i pre-accordi con finanziatori e fornitori non possono attendere in eterno, e perché lo scontro sul destino dello stabilimento si gioca da qui in avanti, con Qf arrivata formalmente al capolinea e pronta a scoprire le sue carte, e il Collettivo di fabbrica obbligato a ripensarsi, per via delle lettere di licenziamento in tasca, ma anche a spingere per l’attuazione del suo progetto, che implica un ruolo strategico per la Regione Toscana e gli altri enti locali. La legge regionale sui consorzi industriali pubblici, voluta dal Collettivo, è stata approvata e il Consorzio che potrebbe rilevare lo stabilimento e poi affittarne una porzione alla nascente cooperativa operaia (Gff) è in via di costituzione, ma non ancora operativo.
Ci stiamo avvicinando a un bivio ed è in questo clima che si calano le tre giornate di letteratura working class. Il clima giusto, si potrebbe dire, perché siamo di fronte a un caso di scuola di polarizzazione tra interessi divergenti: l’egoismo proprietario da un lato, la rivendicazione di un bene pubblico e comune dall’altro (il lavoro, la fabbrica socialmente integrata, linee produttive -pannelli solari, cargo-bike– coerenti con i tempi che viviamo).
Il Collettivo di fabbrica ex Gkn, la società di mutuo soccorso Insorgiamo e la casa editrice Alegre hanno modestamente intitolato “Noi saremo tutto” il Festival che organizzano in collaborazione con Arci Firenze. Hanno chiamato scrittori come i noti Maurizio Maggiani, Serge Quadruppani, Claudia Durastanti, Simona Baldanzi, Wu Ming 4 e i debuttanti autori di “Risto Reich” e “Malesangue”, il teatrante-cameriere Luigi Chiarella e l’operaio-calciatore tarantino Raffaele Cataldi, gente di spettacolo come Massimo Zamboni, Alessio Lega, Michele Riondino, e poi poeti, ricercatori, professori, e anche attivisti di lotte in corso in Italia definite “elefanti nella stanza”.
Collettivo, soms e casa editrice chiedono soprattutto, ancora una volta, la massima partecipazione solidale. Agli incontri letterari ma anche al corteo incluso come al solito nel programma e alla stessa cooperativa Gff, che si è data un nuovo obiettivo per l’azionariato popolare: due milioni di euro. “Noi saremo tutto”, dunque, per dire che ci si gioca tutto e che tocca a chi sta in basso, alla working class largamente intesa, farsi classe dirigente e indicare la via, un percorso che passa necessariamente attraverso lo scontro fra progetti divergenti. L’esito è più incerto che mai e la campana sta suonando anche per gli enti pubblici, chiamati a dimostrare da che parte stanno.
Lorenzo Guadagnucci è giornalista del “Quotidiano Nazionale”. Per Altreconomia ha scritto, tra gli altri, i libri “Noi della Diaz” e “Parole sporche”
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