Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Economia

Alla corte del dittatore

La Bielorussia è strategica per il trasporto dei combustibili dalla Russia all’Europa. È una democrazia solo sulla carta, ma l’Italia ci fa affari lo stesso La Bielorussia è pronta per gli investitori italiani. E l’Italia non si fa scrupoli a…

Tratto da Altreconomia 116 — Maggio 2010

La Bielorussia è strategica per il trasporto dei combustibili dalla Russia all’Europa. È una democrazia solo sulla carta, ma l’Italia ci fa affari lo stesso

La Bielorussia è pronta per gli investitori italiani. E l’Italia non si fa scrupoli a stringere accordi d’affari con l’uomo che l’occidente chiamava, fino a poco tempo fa, “l’ultimo tiranno d’Europa”, Alexander Lukashenko (vedi Ae 114). Questo è il messaggio emerso dalla missione a Minsk del 22 febbraio 2010 condotta dal sottosegretario allo Sviluppo economico Adolfo Urso, insieme a una delegazione di 70 imprese e a rappresentanti di Unicredit, Intesa Sanpaolo e Mediobanca. Durante l’incontro bilaterale con il governo bielorusso è stato sottoscritto un accordo per la creazione di un’area industriale esclusivamente made in Italy nella zona economica speciale di Brest, con un fondo di 165 milioni di euro di crediti aperti dagli istituti finanziari italiani presenti e un servizio ferroviario quotidiano sulla linea Portogruaro (Ve)-Brest-Mosca per il trasporto di merci. Le aziende che parteciperanno al progetto potranno usufruire di particolari agevolazioni: l’esenzione dal pagamento delle imposte sui redditi per i primi 5 anni e la deroga dai dazi doganali per l’importazione e l’esportazione di prodotti o macchinari. Il nuovo centro industriale nel distretto (oblast) di Brest, al confine con la Polonia, è solo una delle iniziative che hanno preso forma dopo la visita del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Minsk, il 30 novembre 2009, la prima volta di un leader occidentale alla corte del tiranno bielorusso. Alexander Lukashenko è dal 1994 il capo incontrastato della giovane Repubblica presidenziale. Vincitore a sorpresa nelle prime elezioni democratiche, venne rieletto nelle successive tornate elettorali con il 75,6% (2001) e l’82,6% (2006) dei voti. In entrambe le occasioni gli osservatori internazionali ritennero che non fossero stati rispettati gli standard per lo svolgimento di consultazioni libere e democratiche. Durante gli oltre 15 anni di dominio, il presidente si è contraddistinto per una politica autoritaria e dispotica, imperniata sulla centralizzazione del potere legislativo ed esecutivo, sulla repressione dei diritti umani e della libertà di stampa, sulla persecuzione dell’opposizione, nonché sul monopolio statale delle strutture economiche. I nemici si riferiscono a lui come dittatore, i sostenitori come bat’ka (padre), i bielorussi preferiscono non nominarlo: “Abbiamo troppa paura” confessa uno studente di fronte alla National Library di Minsk. Dietro Oktyabrskaja Square, all’incrocio con Karl Marx Street, si trova la residenza del Presidente. Qui, adducendo a motivo “quel profondo legame tra i nostri Paesi che nasce da quei 25mila bambini vittime di Cernobyl ospitati dalle famiglie italiane dal 1986 a oggi”, il governo italiano ha firmato accordi con lo stesso uomo che ha perseguitato, incarcerato ed esiliato Juri Bandazhevsky, il primo medico a denunciare le conseguenze del disastro atomico sulla popolazione bielorussa.
In prima linea tra i nuovi investitori c’è Finmeccanica, il gruppo italiano leader nel settore della difesa, dell’aerospazio, dell’energia e dei trasporti. Il 15 settembre 2009 il presidente e ad del gruppo, Pier Francesco Guarguaglini, si è recato a Minsk per partecipare a un incontro con il governo bielorusso, che ha avuto come risultato la firma di un memorandum d’intesa per la collaborazione nel settore dei trasporti, della sicurezza, dello spazio, del servizio postale e del settore energetico. In particolare Finmeccanica fornirà attraverso Selex Si, sistemi di sicurezza per l’area di Minsk, per i collegamenti autostradali e per i Campionati mondiali di hockey (2014); attraverso Elsag Datamat, sistemi di automazione postale; attraverso Ansaldo Energia, consulenza in materia di energia sia convenzionale che nucleare, e per ciò che riguarda i relativi sistemi di sicurezza. Attualmente in Bielorussia sono presenti 80 aziende italiane, 49 a partecipazione mista, 31 a capitale interamente italiano. Eccetto pochi marchi che rappresentano prodotti tipici, come Marmi di Carrara, o aziende storicamente presenti dai tempi dell’Unione Sovietica, come Danieli & C. Officine Meccaniche, leader mondiale nella produzione d’impianti siderurgici, si tratta per lo più di compagnie poco rilevanti, che operano nei settori dei beni di consumo -abbigliamento, cosmetici e alimenti- e nella lavorazione del legno. Il commercio di molti prodotti italiani di marca, soprattutto nel settore della moda, è ostacolato dall‘ingente presenza di merce di contrabbando dal confine russo. Fiorente è anche il traffico di opere musicali, cosmetici e capi d’abbigliamento contraffatti, sebbene non di produzione locale. Anche per ciò che riguarda i volumi d’esportazione (466 milioni di euro nel 2008, soprattutto investiti nell’acquisto di macchinari meccanici) e d’importazione (141 milioni di euro nel 2008), l’Italia, rispetto ad altri paesi quali Russia, Germania o Polonia, non ha rappresentato nel recente passato un partner importante per la Bielorussia.
Fino a ora il maggior ostacolo a un interscambio tra i due Paesi è stato la totale partecipazione del governo locale nelle attività economiche. Lo Stato possiede l’85% circa delle imprese e, al fine di scoraggiare l’iniziativa privata, impone dazi doganali e costi di licenza altissimi. Il sistema bancario è anch’esso per il 76% in mano allo Stato: l’unica società di credito straniera è la Priorbank di Raiffeisen International, gruppo austriaco noto per il forte legame con Gazprom, il colosso del gas russo.
La crisi internazionale, che ha avuto come conseguenza un fortissimo calo delle esportazione (-47,7%) e delle importazioni (-33,4%) nel primo semestre del 2009, ha costretto Lukashenko ad aprire la Bielorussia a nuovi mercati. In particolare, il governo ha approvato un piano di privatizzazione che prevede la vendita di quote di controllo di 519 aziende statali e di quote di minoranza per altre 217; l’abrogazione del golden share, ovvero il diritto d’intervento del governo in aziende private una volta di proprietà statale; l’accettazione della manodopera straniera; l’eliminazione dei dazi doganali sui macchinari d’importazione.
“Il Paese è classificato ancora come area ad alto rischio -spiega Marco Minoretti, analista della Sace (Servizi assicurativi per il commercio estero) per i Paesi dell’ex Urss-, ma le sue credenziali sono state ‘rivalutate’ sia in virtù della buona performance offerta nel rispettare i parametri imposti dal Fondo monetario per ottenere un credito di 3,5 miliardi di dollari, sia per la solidità del sistema bancario, sia per una stabilità politica confermata nelle elezioni parlamentari del 2008”. Nell’occasione l’opposizione non riuscì a ottenere nemmeno un seggio. Queste ragioni, oltre a un evidente maggiore interesse delle aziende italiane a operare in Bielorussia, hanno spinto la Sace ad aumentare il plafond assicurativo sul territorio, dai 20 milioni di euro del luglio 2009 ai 50 attuali.
Priva di sbocchi sul mare e per nulla ricca di risorse naturali, la paludosa e poco fertile Bielorussia costituisce una zona strategica per il mercato italiano. Grazie ai 30mila chilometri di gasdotti provenienti dalla Russia, che attraversano il suo sottosuolo diretti verso l’Europa e le permettono di svolgere un ruolo fondamentale nella distribuzione delle risorse energetiche. Forte di ciò, più volte il governo di Minsk ha boicottato il flusso degli idrocarburi destinati all’Ue, al fine di ottenere da Mosca una maggiore percentuale sui prezzi di transito. Grazie al passaggio d’importanti vie di trasporto, come il “Corridoio 2” che congiunge Berlino, Varsavia, Minsk e Mosca, e il “Corridoio 9”, che collega da Sud a Nord il Mar Nero con il Mar Baltico. Infine, il fatto che la Bielorussia rappresenta una finestra commerciale verso Russia e Kazakistan, soprattutto dopo la sottoscrizione -il 27 novembre 2009- dell’Unione doganale tra i tre Stati, che prevede la cancellazione dei dazi, nonché la creazione in un futuro prossimo di una moneta unica. Se il neo-presidente ucraino Viktor Janukovic accettasse l’invito del premier russo Vladimir Putin all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione doganale, si aprirebbe un “appetitoso” spazio economico e monetario da 220 milioni di abitanti. Da non sottovalutare poi che, come molti Paesi dell’ex Urss, la Bielorussia può fornire una forza lavoro altamente qualificata e dai costi contenuti, visto il basso tenore di vita. Non a caso il sottosegretario Adolfo Urso ha auspicato, per il progetto nella regione di Brest, un futuro “modello Timisoara”. Negli anni Novanta 2.600 aziende italiane, in particolare venete, delocalizzarono nella città romena. Per chi è alla ricerca di costi più bassi, la democrazia è un di più.

Un regime costruito sui media
Chi si oppone a Lukashenko in Bielorussia è ridotto al silenzio con la violenza. Solo Berlusconi non lo vede
Aleksander Milinkevich (nella foto) è un uomo alto e robusto, il volto dominato da grosse guance rosse e dal colore celeste intenso delle pupille. Candidato per l’opposizione alle ultime elezioni presidenziali bielorusse, premio Sakharov 2006 per la libertà d’opinione, uomo di punta del movimento democratico (Movement for Freedom) per le prossime elezioni del 2011, Milinkevich commenta con sorriso amaro il primato di Silvio Berlusconi, primo leader occidentale a visitare la capitale Minsk dal lontano 1996: “In realtà i rapporti con l’Unione Europea non sono mai cessati. Nel passato, io stesso ho incontrato, tra gli altri,  il presidente Barroso e la cancelliera tedesca Angela Merkel. Diciamo piuttosto che, per la prima volta dal 1996, una rappresentanza europea ha ignorato completamente l’opposizione, come se non esistessimo affatto”. Nell’occasione il premier italiano si rivolse al presidente Lukashenko con queste parole: “La gente ti ama, lo dimostrano le elezioni”.
“Certo, Lukashenko sa come farsi amare -corregge Milinkevich-. È l’unico politico ad avere accesso ai canali televisivi; ha riempito le strade della propria immagine; ha represso e imprigionato gli avversari e i dissidenti. Volete che la gente non dica di amarlo?”.
“La realtà -continua il leader del Movement for Freedom- è che un premier straniero in visita a un regime autoritario dovrebbe considerare le conseguenze di certe esternazioni e l’uso propagandistico che il governo fa di esse. I tantissimi bielorussi che ripongono nell’Unione Europea la fiducia per un possibile cambiamento, sono rimasti allibiti dalle dichiarazioni di Berlusconi, dal momento che la Ue è fondata sul rispetto dei diritti umani, non sull’“amore forzato” di un popolo per il proprio leader.”
Qual è la situazione attuale?
“La riapertura dei dialoghi con l’occidente ha dato avvio a un processo d’inevitabile cambiamento, ma la repressione è sempre fortissima. Ci sono ancora detenuti politici in carcere e centinaia sono i ragazzi espulsi dall’università, perché considerati vicini all’opposizione, e costretti alla coscrizione militare obbligatoria. Sui miei stessi figli, che frequentano un’università in Polonia, pende una condanna per renitenza alla leva, nonostante il regolare svolgimento degli studi.”
Palata Pradstawnikow è la sede del Parlamento bielorusso; 110 deputati, nessuno a rappresentare l’opposizione:
“Il nostro è l’unico Paese in Europa dove i parlamentari non sono eletti, ma designati dal governo,” sottolinea Milinkevich. A proposito, Lukashenko ebbe a dire, dopo le ultime elezioni, che l’opposizione non è necessaria in Bielorussia, perché finanziata da capitale straniero.
“Per il nostro presidente nulla è necessario. Come ha egli stesso affermato recentemente in diretta televisiva, ammonendo il proprio primo ministro Sjarhej Sidorski, non esiste altro politico in Bielorussia al di fuori di lui -racconta il leader dell’opposizione-. D’altronde ha anche ribadito più volte in pubblico che il Paese non è pronto per la democrazia. Ma chi può decidere quando un popolo è pronto per vivere in libertà?”.
Che cosa pensa della riapertura del dialogo tra Europa e Bielorussia?
“Sono stato favorevole, perché non può fare altro che accelerare il processo di democratizzazione, sia per un conseguente incremento delle condizioni economiche, sia per via di un inevitabile confronto con altre realtà e culture, che del modello democratico sono espressione.”

Le nuove relazioni commerciali privilegiate tra Minsk e Roma
L’interscambio commerciale tra Bielorussia e Italia prima dell’accordo commerciale e le nuove imprese interessate dopo la visita di Silvio Berlusconi, a Minsk il 30 novembre 2009. 
2008. Esportazioni: 320,5 milioni di euro (+46% rispetto a 2007). Importazioni: 872,4 milioni  (28% rispetto a 2007).
81 Aziende: 48 capitale misto, 33 a capitale interamente italiano. Investimenti: 10,9 milioni di euro.
2009 (gennaio-novembre). Esportazioni: 151,7 milioni di euro. Importazioni: 622,4 milioni.
80 Aziende: 49 capitale misto, 31 a capitale interamente italiano.Investimenti: 7,3 milioni di euro.
Da allora sono stati firmati i seguenti accordi:
1. accordo inter-governativo sulla cooperazione economica;
2. intesa tecnica sulla cooperazione in campo veterinario;
3. accordo sul divieto della doppia imposizione fiscale (tutti il 30 novembre 2009, con il premier italiano Silvio Berlusconi);
4. accordo-quadro di cooperazione economica tra Italia e Bielorussia (il 30 novembre 2009, con l’ambasciatore Giulio Prigioni);
5. memorandum d’intesa (il 30 novembre 2009, con Finmeccanica);
6. dichiarazione congiunta sulla costituzione nella Repubblica di Bielorussia di un distretto industriale con la partecipazione delle aziende italiane nella zona di Brest;
2. dichiarazione congiunta in seguito al terzo Forum Economico Italia-Bielorussia.
Un altro fronte, riguarda invece gli “impegni” presi da parte delle aziende italiane:
1. Danieli & C. Officine Meccaniche.
175 milioni di euro d’investimento per la partecipazione alla gara d’appalto nella costruzione d’impianti siderurgici in collaborazione con la locale Byelorussian Iron and Steel Works (Bmz).
Finmeccanica. Trasporti: autobus a gas per il trasporto urbano e per la realizzazione di sistemi di controllo automatico nel campo ferroviario e dei trasporti urbani. Spazio: accordi comuni per implementare la cooperazione tra imprese e istituti scientifici per lo sviluppo di centri di eccellenza spaziale, in particolare per quanto attiene alle tematiche ambientali ed alle comunicazioni.
Selex sistemi integrati (Gruppo Finmeccanica). Homeland Security: tecnologie per garantire la sicurezza dell’area di Minsk, dei Campionati mondiali di hockey (2014), del “Corridoio 2” e del “Corridoio 9”.
Spazio: accordi comuni per implementare la cooperazione tra imprese e istituti scientifici per lo sviluppo di centri di eccellenza spaziale, in particolare per quanto attiene alle tematiche ambientali ed alle comunicazioni.
Elsag Datamat (Finmeccanica). Postale: l’accordo con l’azienda nazionale bielorussa BelPostha, per realizzare sistemi di automazione postale.
Ansaldo Energia (Finmeccanica).
Consulenza in materia di energia, sia convenzionale che nucleare, e i relativi sistemi di sicurezza.
Italia Logistica (Fs e Poste Italiane).
Collegamento Portogruaro (Ve)-Brest- Mosca
Linee di Credito.
Mediolanum: 70 milioni €
Intesa San Paolo: 55 milioni €
Unicredit: 40 milioni (dati www.sardegnabelarus.it, ministero dello Sviluppo economico)

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.