Altre Economie / Approfondimento
A Roma c’è un emporio solidale che distribuisce cibo di qualità
Lo Slow Social Market, gestito dalle associazioni Nonna Roma e Slow Food Roma, fornisce prodotti freschi e di qualità alle famiglie in difficoltà, offrendo un’alternativa ai tradizionali pacchi spesa, in un contesto di povertà crescente
“Io sono disoccupata al momento e ho 65 anni. Non sono pensionata, né ho un lavoro. Prima ero impiegata come assistente domiciliare, soprattutto con i ragazzi disabili, poi ho avuto un infortunio a un braccio. Dopo è arrivato il Covid-19 e alla fine ho perso il lavoro”. Carla racconta la sua storia, in piedi, davanti al bancone del locale dove è venuta a fare la spesa con suo marito.
La coppia è uno degli ottanta nuclei familiari assistiti all’interno del progetto Slow Social Market, un piccolo emporio solidale a Roma dove persone in difficoltà economica segnalate dal servizio sociale municipale possono fare la spesa gratuitamente, attraverso un sistema di punti mensili assegnati in base all’Isee e a particolari situazioni familiari o personali. Una persona singola può ottenere un massimo di 70 punti al mese, mentre una famiglia 90, da utilizzare per i prodotti alimentari offerti nell’emporio: due punti per un barattolo di pomodoro, dieci per una bottiglia d’olio.
Lo spaccio alimentare, come lo chiamano i gestori, è stato inaugurato il 15 dicembre 2023 ed è frutto della collaborazione tra Nonna Roma, associazione nata nella Capitale nel 2017 all’interno del circolo Arci Sparwasser con l’obiettivo di fornire l’accesso ai beni di prima necessità alle persone in difficoltà, e Slow Food Roma, impegnata da oltre 30 anni per il diritto a un cibo buono, prodotto nel rispetto dell’ambiente e dei lavoratori.
Solo da poco Carla si serve dei servizi delle associazioni romane, in passato li aveva frequentati per aiutare persone a lei vicine e poi come volontaria. Li definisce “un rifugio”, che spera possa essere solo temporaneo: “Quando ho conosciuto Nonna Roma non avevo problemi, accompagnavo allo spaccio del quartiere Testaccio una mia amica con molte difficoltà economiche. Poi ho cominciato anche a dare una mano al supermercato durante le raccolte alimentari: andavo con la macchina a prendere la spesa e la portavo alla sede. Oggi è un aiuto per noi. Ci fa molto comodo per l’olio e il tonno, che al momento non possiamo comprare perché molto cari”.
Alla base dell’emporio c’è la volontà di superare la distribuzione dei pacchi alimentari, una delle principali attività dell’associazione dalla sua fondazione, come spiega ad Altreconomia Giovanni Pellas di Nonna Roma: “Abbiamo fatto in modo che siano le persone a scegliere quello che vogliono quando ne hanno bisogno. Perché ogni famiglia può avere esigenze diverse legate alla religione, in molte culture si mangia più riso che pasta. E ci possono essere particolari condizioni legate a motivi di salute”. È questo il caso di Anika, arrivata in Italia dalla Romania 27 anni fa, in cura per il diabete. Racconta di vivere grazie a una pensione sociale di 500 euro al mese, con la quale deve pagare anche l’affitto di 300 euro. “Da due anni prendo cibo da questi servizi. Sono contenta perché è buono. Non posso tornare in Romania perché lì non mi posso curare”.
Oggi Nonna Roma è presente in otto municipi della Capitale, con la distribuzione dei pacchi spesa e quattro social market, compreso quello inaugurato a dicembre che dal Testaccio si è spostato nei pressi della stazione Termini nella nuova forma del Slow Social Market. In totale, attraverso le sue attività, riesce ad assistere tra i duemila e i 2.500 nuclei familiari.
“Abbiamo fatto in modo che siano le persone a scegliere quello che vogliono quando ne hanno bisogno. Perché ogni famiglia può avere esigenze diverse” – Giovanni Pellas
Ma il bisogno è in crescita. Lo conferma anche il Banco Alimentare Lazio, la sede regionale della più importante associazione nazionale di distribuzione di generi alimentari, cui sono affiliate solo nel Comune 191 organizzazioni (tra le quali Nonna Roma) che ricevono i prodotti da distribuire alle persone in difficoltà. Secondo gli ultimi dati, aggiornati a dicembre 2023, il Banco Alimentare assiste a Roma 61mila persone: “Diecimila in più rispetto al 2021”, spiega la direttrice Monica Tola. Larga parte (circa 52mila) sono persone che ricevono in maniera continuativa aiuti alimentari per almeno sei mesi nel corso di un anno.
L’emergenza Covid-19, la guerra in Ucraina e la situazione economica hanno contribuito a peggiorare il quadro, ma le associazioni concordano sul fatto che anche la cancellazione del reddito di cittadinanza abbia messo molte persone in difficoltà (vedi pagina 58) e si aspettano che i numeri continueranno ad aumentare.
Attraverso lo Slow Social Market, Nonna Roma prevede di arrivare presto ad assistere tra le centoventi e le centocinquanta famiglie. Caratteristica peculiare di questo emporio, inoltre, è la volontà di garantire cibo fresco e di qualità. E questo è proprio il ruolo di Slow Food Roma, come spiega Valerio Mantella: “Dare accessibilità ad alimenti che normalmente queste persone non hanno la possibilità di mangiare. Si tratta di prodotti che vengono dai nostri fornitori, produttori e presìdi, dove c’è un controllo della qualità molto alto”. Oltre al sostegno, le associazioni vogliono garantire “il diritto al piacere e al gusto”.
“Le famiglie che frequentano il Banco Alimentare vedono sempre gli stessi prodotti -continua Mantella-. Qui abbiamo avuto la possibilità di far assaggiare il conciato, un formaggio laziale sconosciuto anche a molte persone del posto. Oppure abbiamo consigliato nuove ricette con il primosale e il cedro”. Nella volontà delle associazioni lo spazio servirà a costruire una comunità di persone più consapevoli sul diritto al cibo sano e non solo, magari più attive, e possibilmente più felici.
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