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A bordo dell’ultimo treno notturno

La sorpresa è pari alla rabbia. Dieci dicembre 2011, ore 23.04 Stazione Termini, Roma. Il treno notturno Roma-Milano è sul binario 4, ma al posto del capotreno in testa al binario c’ è la polizia. Nessuna spiegazione e nessun cuccettista. Sono in sciopero per protestare contro la decisione di Trenitalia di abolire le tratte notturne a lunga percorrenza, licenziando in tronco – è il caso di dirlo – 800 lavoratori, forse di più. Sto per salire sull’ultimo treno notturno che rimarrà in servizio, nella notte che segna la cancellazione di tutti gli altri.

Due poliziotti presidiano le porte della carrozza 1, dove ho la cuccetta con formula comfort – si fa per dire – a quattro lettini e si assicurano che nessuno sorpassi l’improvvisato check point. Temono che in assenza di controlli il treno sia preso d’assalto. Non hanno tutti i torti. Una piccola folla si è radunata in fondo al binario e aspetta. Forse per quel misterioso passaparola che serpeggia quando c’è una situazione di vacatio legis: fatto sta che in pochi minuti una trentina di persone, soprattutto stranieri, sono in attesa. Qualcuno chiede se non si può fare il biglietto sul treno. Oppure se c’è ancora qualche minuto prima della partenza per andare a farlo in biglietteria.

I poliziotti dicono di aspettare. Quando da lontano si palesa un ferroviere, niente giacca e cappello in mano forse per non farsi notare tutti fanno due passi avanti, come un piccolo Quarto stato (o forse una Quarta classe), c’è anche la madre con il bambinello in braccio. I poliziotti e il ferroviere fanno istintivamente due passi indietro, poi si fermano e alzano la voce. Uno dei due poliziotti ha un trolley, e tutto quello che fa – spostamenti, rimbrotti, spiegazioni – li fa tirandosi dietro l’ingombrante parallelepipedo con notevole goffaggine. Qualcuno dentro al treno ride.
Si chiede alla folla di pazientare ancora un po’, che poi arriveranno direttive. A ciascuno il poliziotto spiega: "Non ci sono quelli dei wagon lits perché li hanno mandati tutti a casa". Non c’è empatia, lo sguardo è dritto a un punto fisso, ma l’ammissione che questo sciopero ha una sua logica. Chi ha il biglietto sale.

Le sorprese continuano. Non ci sono lenzuola a sufficienza, né coperte. Forse qualcuno le ha fatte sparire, o nessuno le ha caricate. In pochi minuti l’anarchia regna sovrana. Chi è più svelto, corre a procurarsi le ultime coperte rimaste nello scompartimento che fu dei cuccettisti. Ma le lenzuola “di carta” –
quelle sudario d’estate e garza d’inverno – sono finite…
Saltano i numeri di cuccetta. Io la scambio con un signore di Modica, ingegnere, che ha studiato e vissuto a lungo a Milano e di treni notturni ne ha presi decine. "E che vogliono fare i treni solo per signori…". Non fa una piega. Poi alle 23.15, il treno parte, quasi di soppiatto, senza preavvisi e annunci, spiazzando il Quarto stato che voleva dargli l’assalto, per andare "al Nord" magari senza pagare la cuccetta.
La notte è tranquilla, nessuno passa a controllare i biglietti ma nemmeno a verificare che tutto sia in ordine. Se succedeva qualcosa chi pagava. L’azienda mi dirà poi – poco convinto – un funzionario.
Non c’è acqua in alcuni dei bagni, ma questo potrebbe rientrare nella norma.

6.45, Milano, Stazione Centrale. Arriviamo in anticipo di 10 minuti. Un’anomalia o voglia dei conduttori di finirla al più presto? Magari di andare a chiedere come stanno i colleghi licenziati ex Wagon lits – Carmine Rotatore, 45 anni, Oliviero Cassini, 48, e Beppe Gison, 40 – che dalle 2.30 del 10 dicembre sono arrampicati sulla torre-faro accanto al binario 21 delle Stazione centrale e che hanno passato un’altra notte in questo stato "sospeso". "Questa tratta forse rimarrà attiva ma non si sa per quanto", mormora un ferroviere. Probabilmente fino alla prossima mossa di Moretti.

Una volta sceso mi dirigo al binario 21. Il presidio dei licenziati ha uno striscione con una freccia: SIAMO SULLA TORRE. Poco fuori dalle volte della Centrale i lavoratori sono arrampicati sulla torre-faro.
Una sparuta pattuglia di poliziotti vigila alla base. Per la stazione gira invece una manifestazione con un centinaio di persone e un fantasma ad aprirla: gridano "Vergogna!" con moglie e bambini al seguito e fischiano a perdifiato con i fischietti da capostazione, ma quel treno non partirà mai.

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