Diritti
Il Consiglio supremo di Difesa a protezione delle spese militari?
La riunione di oggi, 19 marzo 2014, è vista con timore da parte del mondo del disarmo. Abbiamo chiesto un parere all’onorevole Gian Piero Scanu (PD) "padre" della norma che da qualche mese permette al Parlamento un maggiore controllo sugli acquisti armati
Il 19 marzo 2014 si riunisce il Consiglio Supremo di Difesa, convocato come di consueto per una delle due solite riunioni annuali dal Presidente della Repubblica. Un organo "consultivo" di rilevanza costituzionale, che negli anni passati non aveva mai sollevato un’eccessiva attenzione, se non tra gli addetti ai lavori. Ma che con i cruciali passaggi all’orizzonte (e i recentissimi annunci del Governo sui tagli alla Difesa) ritorna ad esser un possibile snodo politico rilevante, anche sulla scorta dell‘esperienza dello scorso anno, quando lo stesso Consiglio intervenne esplicitamente contro i risultati dei voti parlamentari legati alle mozioni "NO F35".
Va ricordato poi che il Presidente della Repubblica Napolitano pare aver preso molto a cuore la riforma dello strumento militare e i fondi per la Difesa: unica citazione esplicita nel suo discorso di insediamento per il secondo Settennato e anche in occasione dell’ultima Festa delle Forze Armate il 4 novembre 2013. In tale circostanza il Presidente della Repubblica aveva sottolineato con forza che non bisogna “indulgere a semplicismi e propagandismi che circolano in materia di spesa militare e di dotazioni indispensabili per le nostre Forze Armate", forse senza rendersi conto che chi ha da sempre percorso queste strade, sul tema in questione, è proprio il ministero della Difesa.
Risultano quindi naturali e in qualche modo fondati i timori espressi di recente dal mondo della pace e del disarmo. In un comunicato dello scorso lunedì la Rete italiana per il disarmo ha ribadito che "il luogo deputato e naturale a definire qualità ed entità della spesa per armamenti italiana, oltre che un modello di Difesa del nostro Paese, è il Parlamento" cui viene chiesto di fare la propria parte sul grande e spinoso tema della spesa militare. "Ai sensi della nostra Costituzione -continua il comunicato della Rete- nessuno ha ‘diritto di veto’ mentre sicuramente il Parlamento ha il ‘dovere di voto’ sulla materia in questione".
I timori delle organizzazioni pacifiste sono nati soprattutto dal punto all’ordine del giorno riferito alla legge 244 (quella di Riforma dello strumento militare) e ai suoi effetti futuri. La paura è che si voglia ulteriormente proteggere i fondi pubblici armati, non toccati in questi anni dagli stessi tagli degli altri comparti di spesa pubblica.
A riguardo la voce di Rete Disarmo è chiara: "Il nostro auspicio – quando nel testo di convocazione si parla di “criticità relative all’attuazione della legge 244" che prevede dei piccoli e primi meccanismi di controllo parlamentare sulle acquisizioni armate – è che ciò riguardi l’opportunità di dotare proprio il Parlamento maggiori strumenti a riguardo. Attualmente a Deputati e Senatori vengono forniti dati incompleti ed in ritardo". E ancora "la nostra speranza è che la discussione che si avrà nel punto riguardante l’impatto sulla Difesa del processo di revisione della spesa pubblica in corso significhi che si cercherà di trovare il modo per rendere più efficienti le nostre Forze Armate con una giusta e congrua riduzione della loro dotazione finanziaria. E non certo, al contrario e come invece pare auspicato da più parti, come l’ennesimo tentativo di evitare un taglio alle risorse: evenienza che per altri comparti di spesa pubblica non solo è già in corso ma è risulta essere stata decisa e pesante negli ultimi anni".
Su questo passaggio politico non secondario abbiamo fatto qualche domanda all’onorevole Gian Piero Scanu, del Partito Democratico, già senatore nella precedente legislatura, considerato in un certo senso "padre" dell’articolo quattro della legge 244, quello che permette un controllo parlamentare maggiore sugli acquisti di sistemi d’arma.
Come prima cosa gli abbiamo chiesto se ritiene di condividere la preoccupazione di Rete disarmo riguardo a questo possibile intervento politico forte sul tema da parte del Consiglio Supremo di Difesa.
"Non credo che ci saranno interferenze e mi auguro che la titolarità del Parlamento a decidere anche su queste spese sia confermata. D’altronde mi stupirei molto di un indirizzo diverso da parte del Consiglio Supremo e del Presidente della Repubblica avendo proprio il Presidente Napolitano controfirmato la legge 244 che permette oggi al Parlamento di procedere con dinamiche di maggior controllo sulle spese militari".
Ma questo controllo è davvero reale con le prescrizioni della legge di cui si parla o siamo solo ai primi passi?
Dal mio punto di vista ci troviamo di fronte a una rivoluzione completa e a un cambio forte di prospettiva: non era mai successo che ci si potesse appellare a una norma legislativa per andare a modificare delle scelte o delle concessioni di spesa del ministero della Difesa. Su questo credo che bisogna essere tutti d’accordo.
Non le sembra però che gli strumenti effettivi e concreti di controllo messi a disposizione di deputati e senatori siano un po’ poveri, in termini di quantità e di qualità?
Certamente le documentazioni sulla base delle quali le Commissioni difesa potranno andare a fare le proprie scelte dovranno essere migliorate, e ad oggi si può dire che non siano pienamente soddisfacenti. Ma io continuo a sottolineare che questa giusta richiesta o considerazione di documentazione tecnica, che possa rendere concreta la supervisione parlamentare, non deve andare a minare la valenza politica della legge 244. Non vorrei che per cercare di ottenere un report o un’audizione in più si vada ad indebolire un percorso che, dal mio punto di vista, è stato intrapreso in maniera irreversibile.
Cosa ne pensa sia delle ipotizzate riduzioni nell’acquisto di F-35 ed altri sistemi d’arma, sia nell’abbassamento della spesa militare con nuovi risparmi proposta in questi giorni dal Governo?
Credo che un ripensamento e una razionalizzazione siano opportuni, anche se dal mio punto di vista non posso non ritenere strategico il sistema italiano della Difesa. Che però non si possa continuare a procedere con uno "shopping pazzo" come fatto negli anni scorsi è altrettanto evidente e sarà l’oggetto principale dei documenti che presenteremo in Commissione al termine del percorso di Indagine conoscitiva che ci ha visti impegnati in questi ultimi mesi.
Nelle sue considerazioni l’onorevole Scanu si mostra quindi tranquillo rispetto a strappi possibili nella riunione di oggi, ma i timori avanzati dalle organizzazioni disarmiste appaiono comunque non irrealistici. Vedremo cosa uscirà dal Consiglio supremo di Difesa.