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Diritti

Snowden e Ablyazov, la (post)democrazia reale

Due casi ancora aperti che segnalano un cortocircuito alle fondamenta dei sistemi democratici dell’Unione europea. La tutela dei diritti fondamentali era per Bobbio la premessa necessaria all’esercizio del metodo democratico. In Italia e nella Ue questa tutela non è più garantita: la "democrazia reale" si allontana dai suoi presupposti

Nell’arco di poche settimane, con i casi Snowden e Ablyazov, il nostro paese e l’Unione Europea hanno messo in mostra tutte le proprie debolezze nel campo della tutela dei diritti umani e civili. Nella patria del diritto, in una regione del mondo che per decenni si è fatta vanto della qualità del proprio sistema democratico, stiamo assistendo a una penosa decadenza della civiltà giuridica, a un’imbarazzante incapacità di opporsi alle pretese – in un caso – di un regime tirannico in grado di ricattare l’occidente per ragioni energetiche e geopolitiche, e nell’altro alla prepotenza imperiale degli Stati Uniti, furiosamente a caccia di un cittadino che ha osato svelare inconfessabili segreti, o meglio palesi abusi compiuti dagli apparati di sicurezza federali.

La vicenda di Mukhtar Ablyazov  è emblematica dell’avvenuto cortocircuito alle fondamenta dell’etica democratica e costituzionale. La moglie e una figlia del dissidente kazako sono state arrestate e consegnate al regime di Nazarbayev con un’operazione di polizia brutale e improvvisa, della quale – a sentire il governo – nessun ministro sapeva nulla, e in virtù di un frettoloso provvedimento di espulsione legittimato dall’autorità giudiziaria. Il governo ha ora ritirato l’espulsione, ma moglie e figlia di Ablyazov sono nelle mani del regime kazako e nessuno può garantire la loro incolumità. Un disastro che ha risvolti grotteschi, con la goffa marcia indietro del premier Letta. Il primo ministro non ha accompagnato il provvedimento né con il licenziamento dei ministri coinvolti – Alfano e Bonino – né con verifiche formali delle responsabilità del capo dei servizi e del capo della polizia e ha così messo a nudo la propria incapacità di considerare la tutela dei diritti umani e civili un principio irrinunciabile della democrazia.

Del resto  in quest’Europa avvitata in una recessione dalla quale cerca di uscire accentuando le cause che l’hanno provocata (la ricettà è: più mercato, cioè meno diritti); in quest’Europa in palese crisi di consenso fra i cittadini, è sempre meno appropriato parlare di democrazia, se per questa intendiamo ciò che intendeva Norberto Bobbio, secondo il quale la salvaguardia dei diritti fondamentali è essenziale "per il corretto funzionamento del metodo democratico". Il pluralismo, la libertà di voto, l’esistenza di istituzioni rappresentative non sono cioè sufficienti a definire una condizione di democrazia reale. Seguendo Bobbio possiamo quindi affermare che in Italia e nell’Unione europea, nella misura in cui la tutela dei diritti fondamentali si va affievolendo, stiamo passando a un regime che è possibile definire di "postdemocrazia", riprendendo una definizione di Colin Crouch, che poneva l’attenzione su un altro aspetto del potere contemporaneo, ossia l’espropriazione di funzioni pubbliche da parte dei grandi gruppi industriali e finanziari, divenuti i principali decisori politici in tutto l’occidente.

La riprova di tutto ciò è nel caso Snowden. Il giovane ex dipendente della Cia ha fatto ciò che in passato spingeva a considerare eroi dell’umanità quelli come lui: ha svelato un enorme abuso di potere commesso nel suo paese all’insaputa dei cittadini, spiati illegalmente e per lungo tempo. Il regime Usa lo considera un criminale e gli sta dando la caccia con plateale arroganza. Snowden è bloccato nell’area transiti dell’aeroporto di Mosca – una specie di terra di nessuno per il diritto internazionale – e sta cercando asilo politico. L’Unione Europa in questa vicenda sta brillando per servilismo verso gli Usa e per la sua disinvoltura nel violare le regole più elementari del diritto internazionale, com’è avvenuto quando quattro paesi (Italia, Francia, Spagna, Portogallo) hanno bloccato il volo di Evo Morales, presidente della Bolivia e quindi protetto da totale immunità nei suoi spostamenti, per il sospetto, indicato evidentemente dai goffi servizi segreti statunitensi, che sull’aereo viaggiasse anche il dissidente Snowden.

Un disastro politico e diplomatico, un indice delle deficitarie condizioni della "democrazia reale" nel nostro continente, ogni giorno più lontano dai requisiti indicati da Norberto Bobbio.

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