Diritti / Attualità
Frontiere e migranti: governo italiano costretto a pubblicare l’accordo con il Niger
Il Tar Lazio ha ordinato al ministero degli Esteri di “esibire” il testo dell’intesa stipulata nel settembre 2017, smontando così presunti “pregiudizi” per interessi pubblici e dando ragione ad Asgi, Cild e NAGA. Una sentenza preziosa per illuminare parte della strategia italiana in un Paese considerato centrale per le rotte migratorie
Il tribunale amministrativo regionale per il Lazio ha “ordinato” al ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale di “esibire” il testo dell’accordo di cooperazione tra Italia e Niger -stipulato nel settembre 2017- entro il prossimo 16 dicembre. Una sentenza importantissima che potrebbe illuminare ora e in futuro una parte della strategia (anche militare) del nostro Paese nel dichiarato fine di “contrasto” dei flussi migratori in aree considerate “di eccezionale rilevanza nella gestione della rotta del Mediterraneo centrale”.
Quella del 28 settembre scorso è una sentenza storica. Contrariamente a quanto sostenuto dall’Avvocatura generale dello Stato, che aveva paventato in caso di “ostensione” dell’accordo (e di due missive tra i governi) un “pregiudizio” per gli interessi pubblici “sottesi alla difesa, alle questioni militari e alle relazioni internazionali”, il Tar ha invece riconosciuto che proprio quell’accordo internazionale del 26 settembre 2017 è un atto rispetto al quale esiste un “obbligo di pubblicazione”. Che non vale però per le due missive.
Per quanto riguarda l’accordo, che è poi il cuore della vicenda, aveva ragione quindi l’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi, www.asgi.it), la quale tramite il collegio difensivo composto dagli avvocati Salvatore Fachile, Giulia Crescini e Lucia Gennari, aveva presentato a inizio 2018 una richiesta di accesso civico (in attuazione del Freedom of Information Act – FOIA) per ottenere copia dell’accordo e di due lettere datate 1 novembre 2017 e 15 gennaio 2018 inviate dal governo nigerino a quello italiano (si sono poi costituite ad adiuvandum anche le associazioni CILD e NAGA).
L’avvocatura dello Stato aveva sostenuto che si trattasse di “atti di natura politica”, in quanto tali “sottratti all’applicazione del D. Lgs. n. 33/13”, ma il Tar le ha dato torto bollando l’atteggiamento tenuto dal ministero “resistente” come “contraddittorio e immotivato”.
“Questa decisione, anche prima della pubblicazione del contenuto dell’accordo, è di fondamentale importanza -spiega l’Asgi- perché il Governo, anche nel caso di accordi firmati in forma semplificata, deve sempre permettere ai cittadini di conoscere il contenuto degli stessi al cui rispetto lo Stato italiano si è impegnato nei confronti di altri Stati. Le conseguenze di questi accordi hanno infatti conseguenze su tutta la collettività, come in questo caso: il Governo italiano, previa autorizzazione del Parlamento, ha già inviato, infatti, un contingente di militari in Niger”.
L’interesse per quell’area è fortissimo. Lo ha ribadito la stessa Avvocatura in una delle memorie presentate in giudizio proprio con l’Asgi. Il flusso di migranti in transito in uscita dal Niger in direzione della Libia misurato dall’OIM, ha sostenuto il governo, “grazie ai progetti finanziati con il Fondo per l’Africa e alla buona collaborazione stabilita con le Autorità nigerine”, sarebbe passato da 291.912 persone nel 2016 a 35.867 nel 2017, fino alle circa 10mila di metà 2018.
“L’attivazione dell’accesso civico da parte di ciascun cittadino è volto ad attuare il principio democratico e i principi costituzionali di eguaglianza, di imparzialità, buon andamento, responsabilità, efficacia ed efficienza nell’utilizzo di risorse pubbliche, integrità e lealtà nel servizio alla nazione”, affermano le associazioni promotrici dell’istanza e poi del ricorso. “Il rispetto di questi diritti appare tanto più fondamentale laddove si tratta di accordi internazionali in vigore e produttivi di effetti giuridici, i quali sono per espressa previsione legislativa sempre sottoposti ad un obbligo di pubblicazione”, continuano. “La sentenza riafferma la necessaria pubblicazione di modo che siano sempre sottoposti al controllo della collettività e così lo sia tutta l’attività della pubblica amministrazione anche per ciò che concerne le relazioni internazionali. Tale decisione è ancora più importante in un momento in cui questioni molto rilevanti per la vita di tutti vengono gestite con decisione amministrative che hanno soppiantato il normale iter legislativo e politico”.
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