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Affare Sofosbuvir, chi ha vinto la lotteria

Primo farmaco efficace contro l’epatite C, il brevetto della multinazionale Gilead è reso praticamente inaccessibile ai pazienti. La rubrica di Luigi Montagnini

Tratto da Altreconomia 208 — Ottobre 2018

La storia del Sofosbuvir è già probabilmente conosciuta per i suoi risvolti finanziari. È il primo farmaco altamente efficace contro l’epatite C (in sigla HCV), infezione cronica che affligge circa 71 milioni di persone nel mondo e che provoca quasi 400.000 morti ogni anno. Per l’HCV non c’è vaccino. Le terapie disponibili fino a pochi anni fa erano efficaci in meno del 50% dei casi. Ora, grazie al sofosbuvir, può guarire completamente il 95% dei pazienti. L’Organizzazione mondiale della sanità (who.int) l’ha inserito tra le “Essential Medicines”, i farmaci indispensabili che ogni Paese dovrebbe mettere a disposizione dei suoi cittadini. La terapia completa dura 12 settimane, 84 compresse in tutto, una al giorno. Produrre una compressa costa al massimo un dollaro americano. Il brevetto è di Gilead, una multinazionale del farmaco, che ha iniziato a commercializzare il Sofosbuvir negli Stati Uniti nel 2014. Il farmaco, in realtà, lo ha sviluppato la Pharmasset, una azienda farmaceutica del New Jersey. Nel 2011 Gilead, intuendo le potenzialità commerciali della nuova molecola, anziché comperarne il solo brevetto, ha acquistato direttamente Pharmasset al prezzo di 11,2 miliardi di dollari. Pharmasset ne aveva spesi 62 milioni per produrre il farmaco anti HCV. Gilead tra il 2012 e il 2014 ne ha spesi altri 880 milioni per completare gli studi di sicurezza clinica e metterlo sul mercato. In totale 942 milioni.

75 è il prezzo in euro con cui MSF cura un paziente con l’epatite C in Myanmar, Cambogia, India, Pakistan, Mozambico, Uganda e Kenya, grazie ai produttori di farmaci generici

Gilead ha però pensato di mettere nel prezzo del farmaco non il costo di ricerca e sviluppo (nel suo caso di acquisto di chi lo aveva progettato) più un legittimo margine di guadagno, ma i costi che chi lo compra (i sistemi sanitari in primis) dovrebbe sostenere per curare i malati in assenza del sobosfuvir. Senza Sofosbuvir molte persone infette sviluppano complicanze mortali come la cirrosi epatica e il tumore del fegato, condizioni che rappresentano un costo per i sistemi sanitari. Quindi, secondo Gilead, se vuoi curare un paziente con il Sofosbuvir non devi pagare il costo del farmaco ma quello che spenderesti per quel paziente senza sofosbuvir. Calcolatrice alla mano, i ragionieri di Gilead hanno stabilito che una pillola dovesse costare 1.000 dollari e un trattamento intero 84mila. Come rilevato dal “Committee on Finance investigation” del Senato USA, dalle sole vendite condotte principalmente negli USA nel 2014, Gilead aveva già incassato 12,4 miliardi di dollari a cui si sono aggiunti nei primi nove mesi del 2015 altri 14,3 miliardi. Possiamo dire che hanno vinto la lotteria sia Pharmassed sia Gilead. Il problema però non è tanto quanto guadagna Gilead, ma quanti pazienti possano permettersi il sofosbuvir: “Gilead ha fissato il prezzo del Sofosbuvir a un livello al quale molti pazienti non potranno ricevere il trattamento” ha commentato la Commissione del Senato USA. Così è anche in Europa.

Agli inizi di settembre di quest’anno l’Ufficio Brevetti Europeo (EPO) ha rigettato l’opposizione presentata contro Gilead che vende il Sofosbuvir anche da noi a prezzi elevati, fino a 43.000 euro per un trattamento. “Le barriere economiche all’accesso ai farmaci e alle cure mediche sono diventate una sfida anche in Europa e poiché i brevetti ingiustificati sono la causa principale di questi prezzi eccessivi, è arrivato il momento di contestarli anche in Europa”, ha dichiarato Olivier Maguet, di Médecins du Monde.

Una volta tanto anche la ricca Europa sperimenta sulla sua pelle come per molti le medicine possano essere un lusso.

Luigi Montagnini è un medico anestesista-rianimatore. Dopo aver vissuto a Varese, Londra e Genova, oggi vive e lavora ad Alessandria, presso l’ospedale pediatrico “Cesare Arrigo”. Da diversi anni collabora con Medici Senza Frontiere.

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