Economia / Attualità
“Attenzione a vendere i dati dell’archivio Gedi a OpenAI”. Il richiamo del Garante
Il gruppo editoriale de la Repubblica e La Stampa ha stretto un accordo con l’azienda proprietaria di ChatGPT che prevederebbe anche la cessione dei dati per l’utilizzo e l’addestramento dell’intelligenza artificiale. Questo, però, potrebbe determinare usi impropri di informazioni rilevanti, è l’avvertimento formale del Garante della privacy formulato a fine novembre. Gedi replica che sono ancora in corso “analisi e verifiche”
A fine novembre di quest’anno il Garante per la protezione dei dati personali (Gdpd) ha formalmente avvertito il Gruppo editoriale Gedi -che pubblica tra gli altri la Repubblica e La Stampa– riguardo la vendita di dati personali contenuti nel proprio archivio a OpenAI, la società statunitense che possiede il software di intelligenza artificiale ChatGPT.
Secondo il Garante, infatti, ci sarebbe il rischio che le informazioni personali contenute negli archivi dei media di Gedi siano utilizzate per addestrare il motore di intelligenza artificiale, in violazione del diritto alla privacy e di opposizione da parte delle persone coinvolte.
“Gli archivi digitali dei giornali conservano le storie di milioni di persone, con informazioni, dettagli, dati personali anche estremamente delicati che non possono essere licenziati in uso a terzi per addestrare l’intelligenza artificiale senza le dovute cautele -si legge nell’avvertimento inviato a Gedi e a tutte le sue aziende che sono parte dell’accordo di comunicazione dei contenuti editoriali stipulato con OpenAI da parte del Garante il 29 novembre 2024-. Se il Gruppo, in forza dell’accordo firmato lo scorso 24 settembre con OpenAI, comunicasse a quest’ultima i dati personali contenuti nel proprio archivio, potrebbe violare le disposizioni del Regolamento Ue, con tutte le conseguenze anche di carattere sanzionatorio previste dalla normativa”.
Gedi -di proprietà della holding Exor della famiglia Agnelli- dichiara una media di cinque milioni di utenti giornalieri e, come detto, ha stretto il 24 settembre 2024 un’intesa con OpenAI dalla durata di tre anni. L’accordo, definito dal comunicato stampa dello stesso gruppo editoriale come una “partnership strategica”, prevede di “rendere accessibili agli utenti di ChatGPT i contenuti in lingua italiana provenienti dalle autorevoli testate del Gruppo Gedi”. L’accordo tra le due aziende non si limita a questo ma prevede anche l’utilizzo degli archivi dell’editore per addestrare l’intelligenza artificiale di cui OpenAI è proprietario.
“La partnership siglata con OpenAI fa parte del percorso di trasformazione digitale di Gedi e riconosce il suo ruolo di leadership nella produzione di contenuti di alta qualità all’interno del panorama editoriale italiano -ha detto John Elkann al momento della firma, ancora presidente di Gedi (si è dimesso poco dopo, ndr)-. Gli utenti di ChatGPT potranno fare affidamento su articoli e analisi approfondite provenienti dalle nostre pubblicazioni, per ottenere informazioni di qualità su un’ampia gamma di argomenti, con particolare riferimento al contesto italiano. Questo accordo permette inoltre all’editore di raggiungere un pubblico internazionale più ampio, grazie alle avanzate capacità di traduzione sviluppate dalla Ai”.
In particolare le aziende coinvolte nell’accordo sono Gedi news network, che gestisce i contenuti online dei giornali la Repubblica, La Stampa e dei quotidiani locali La provincia pavese e La Sentinella; Gedi periodici e servizi, che edita i contenuti online della rivista Limes; Monet, editore dei contenuti del sito e database di informazione cinematografica mymovies.it e Alfemminile, che gestisce il sito dell’omonima rivista.
Secondo il Garante, però, questo accordo ha delle criticità e potrebbe mettere a rischio la privacy di milioni di persone. Sulla base delle informazioni ricevute, infatti, il Gdpd ritiene che le attività di trattamento dati delle informazioni contenute nelle testate interessate da parte dell’azienda di Ai statunitense sono destinate a coinvolgere un grande volume di dati personali, anche di natura particolare e di carattere giudiziario. E che la valutazione d’impatto svolta dalla società e trasmessa al Garante non analizzi sufficientemente la base giuridica che consentirebbe all’editore questa operazione
Inoltre, una volta trasmesse le informazioni a OpenAI, Gedi non avrebbe più alcun controllo sul loro utilizzo. Peraltro i dati personali saranno passati alla filiale irlandese (OpenAI Ie). Questo, secondo l’avvertimento del Garante, impedirebbe agli interessati di esercitare i propri diritti secondo quanto previsto dal Regolamento europeo sulla privacy (Gdpr), in particolare per quanto riguarda la trasparenza e il diritto di opposizione.
Gedi ha risposto a stretto giro. “In merito al comunicato stampa dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, il Gruppo precisa che l’accordo sottoscritto con OpenAI non ha a oggetto la vendita di dati personali. L’accordo in questione riguarda la comunicazione di contenuti editoriali, derivanti dall’attività giornalistica, e lo sviluppo di nuove e innovative modalità, tali da rendere accessibili tali contenuti anche attraverso strumenti basati sull’intelligenza artificiale, assicurando al contempo la tutela dei diritti di proprietà industriale e intellettuale delle testate del Gruppo -è stata la risposta dell’editore, lo stesso giorno del comunicato diffuso dal Garante-. Come già comunicato all’Autorità, Gedi precisa che il progetto non è ancora stato avviato: pertanto nessun contenuto editoriale è stato attualmente comunicato a OpenAI e non lo sarà fintanto che non saranno completate le analisi e verifiche in corso. Gedi accoglie con interesse e attenzione le valutazioni ricevute e continuerà a interloquire con l’Autorità garante. Il Gruppo auspica che si possa avviare velocemente un confronto costruttivo volto alla tutela degli interessi e dei diritti di tutte le parti coinvolte, per assicurare lo sviluppo di nuove funzionalità e prodotti basati sull’Ai, all’avanguardia della tecnologia e conformi alle disposizioni di legge, per migliorare il modo in cui i lettori accedono e interagiscono con le notizie in Italia”.
© riproduzione riservata