Esteri / Intervista
Lo sfollamento forzato dei palestinesi a Gaza da parte di Israele
“Senza speranza, affamati e assediati”. Nel suo ultimo rapporto sulla Striscia di Gaza, Human rights watch ha studiato i movimenti forzati della popolazione civile per verificare le violazioni del diritto internazionale umanitario. La conclusione è che sono stati commessi crimini di guerra e contro l’umanità. Intervista a Federico Borello, vicedirettore esecutivo e responsabile dei programmi di Hrw
L’ultimo rapporto di Human rights watch (Hrw) si intitola “Senza speranza, affamati e assediati. Lo sfollamento forzato dei palestinesi a Gaza da parte di Israele” ed è stato pubblicato a metà novembre. Ne abbiamo parlato con Federico Borello, vicedirettore esecutivo e responsabile dei programmi di Hrw.
Borello, quali sono i temi e le evidenze principali del vostro rapporto?
FB Questo rapporto è principalmente sullo sfollamento forzato. Abbiamo analizzato tutti i movimenti forzati della popolazione civile di Gaza, per verificare se fossero permessi dal diritto internazionale umanitario o meno. Esiste effettivamente un’eccezione, secondo la IV Convenzione di Ginevra, per cui gli Stati o delle forze militari possono muovere la popolazione civile, ma solo temporaneamente, per poi garantirne il ritorno.
Ed è questo il caso?
FB No. La nostra conclusione è che questi movimenti hanno rappresentato sfollamento forzato, quindi un crimine di guerra, perché non sono stati conseguenze di tattiche militari, ma un attacco sistematico e diffuso contro la popolazione civile di Gaza.
Quali sono state le vostre fonti e la metodologia utilizzata?
FB Abbiamo condotto 39 interviste a civili di Gaza, analizzato 184 ordini di evacuazione di Israele, immagini satellitari e verificato video e foto.
Come definite quello che sta succedendo a Gaza: genocidio? Nel rapporto parlate anche della Nakba -l’esodo forzato di oltre 700mila palestinesi a seguito della nascita dello Stato di Israele-. Questa è una Nakba continuata?
FB Noi, a differenza di altre organizzazioni, non abbiamo ancora concluso che si tratti di genocidio. La nostra conclusione, contenuta in questo rapporto, è che sono stati commessi crimini di guerra e contro l’umanità. Parliamo della Nakba, ma quando analizziamo il contesto storico: la pratica di sfollamenti forzati, insomma, non è nuova. La maggior parte della popolazione di Gaza, infatti, veniva da altre parti della Palestina ed era già stata sfollata varie volte, prima di questi nuovi trasferimenti forzati.
Siete stati i primi però a parlare di apartheid.
FB Sì, nel 2021 avevamo già concluso che Israele aveva commesso il crimine di apartheid, che è ancora in corso, di persecuzione contro la popolazione civile palestinese.
Dopo mesi di attesa, sono stati spiccati i mandati di arresto per il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, l’ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, e anche per alcuni capi di Hamas, anche se la maggior parte sono morti. Come valuta questa decisione della Corte penale internazionale (Cpi)?
FB Molto positivamente. Come abbiamo scritto in un comunicato, è una prima vittoria per le vittime sia in Israele sia a Gaza. Oltre che per Netanyahu e Gallant, infatti, c’è un mandato di arresto anche per Mohammed Deif, l’unico esponente di Hamas che si presume ancora vivo, per i crimini commessi il 7 ottobre in Israele e per la presa degli ostaggi. Siamo molto contenti di aver visto che vari governi europei hanno espresso sostegno alla Cpi, perché arriverà e sta già arrivando un attacco senza precedenti contro l’indipendenza e l’integrità della Corte, da parte di Israele e dei suoi alleati, gli Stati Uniti.
Che cosa sa?
FB Già nella prima amministrazione Trump, erano state approvate sanzioni contro il pubblico ministero della Corte, per un caso aperto sull’Afghanistan. La Camera dei rappresentanti Usa, che è già controllata dai repubblicani, ha approvato sanzioni contro dei membri della Corte e il Senato -che da gennaio sarà a maggioranza repubblicana- come hanno già annunciato alcuni senatori, dovrebbe continuare il lavoro. Ci sono stati anche degli scoop giornalistici che hanno dimostrato una campagna, che va avanti da anni, di intimidazione contro la Corte, e lo stesso procuratore capo, che ha chiesto i mandati di arresto per Netanyahu e i leader di Hamas, Karim Khan, ha denunciato pressioni. Il ruolo dei 124 Stati membri della Cpi sarà fondamentale per difenderla.
Molti credono che Netanyahu non verrà mai arrestato.
FB Ora perché sta in Israele, che non è uno Stato membro della Corte. Ma il mandato di arresto rimane per tutta la vita, così come “l’etichetta” di sospetto criminale di guerra, fino a quando non si viene giudicati. Inoltre, Netanyahu e gli altri, per cui sono stati spiccati i mandati, non potranno mettere piede in nessuno dei 124 Stati membri, perché vi è un obbligo di arresto che questi devono rispettare.
Obbligo che però gli Stati possono non adempiere.
FB Sì, come è stato nel caso di Putin in Mongolia (visitata dal presidente russo il 3 settembre 2024 nonostante il mandato di arresto nei suoi confronti emesso da parte della Cpi a marzo 2023, ndr). Ma doveva andare anche in Brasile, in Messico e Perù e non ci è andato. In Europa, poi, una cosa è quello che può dire un governo, un’altra il potere giudiziario: fossi in loro, non rischierei, insomma.
Che cosa emerge dalla vostra analisi del sistema di evacuazione israeliano, come funziona?
FB Molto male. Quello che abbiamo notato è che innanzitutto non vi è uniformità in come viene comunicato ai civili che Israele sta per colpire una certa zona e che quindi devono evacuare: in alcuni casi non c’erano ordini di evacuazione, in altri erano confusi, oppure sono stati emessi a bombardamento già iniziato o solo pochi minuti prima, non dando quindi il tempo di andarsene. Abbiamo verificato che a volte la popolazione che aveva seguito gli ordini di evacuazione veniva bombardata, mentre lasciava la zona o dove gli era stato detto di andare: per questo abbiamo concluso che gli ordini di evacuazione, che in teoria dovrebbero proteggere i civili, non avevano assolutamente questo scopo.
Con quali metodi vengono diffusi gli ordini di evacuazione?
FB Attraverso dei volantini fatti cadere dal cielo, a volte con degli sms, altre con un primo strike, che teoricamente non causa danno, ma è solo rumoroso, anche se poi è difficile capire dove avverrà il vero bombardamento. Insomma, ci sono vari metodi e anche questo confonde la popolazione.
Come si spiega il fatto che il mondo sia stato a guardare e non abbia fermato Israele dal commettere questi crimini?
FB Penso che la situazione sia frutto principalmente della complicità del governo statunitense e, infatti, dal dicembre scorso, noi continuiamo a ripetere che bisogna fermare l’invio di armi a Israele, fornite principalmente dagli Usa, ma non solo. Ciò porterebbe immediatamente alla fine del conflitto. Continuare a fornire armi a Israele è illegale anche per la legge americana, che lo vieta quando vi è un ragionevole motivo per credere che vengano utilizzate per commettere crimini.
A metà ottobre scorso gli Usa avevano minacciato l’interruzione dell’invio di armi, entro 30 giorni, se la situazione umanitaria di Gaza non fosse migliorata. Cosa che non è avvenuta.
FB Questo dimostra che sanno per cosa vengono utilizzate, ma i trenta giorni sono passati e non è successo nulla. Diciamo che è stato un po’ un bluff. Recentemente, dopo il nostro rapporto, ho visto che il dipartimento di Stato ha indetto un meeting con degli ufficiali israeliani sui danni ai civili. Il che mi pare una risposta abbastanza inadeguata e patetica a questo punto.
Nel vostro rapporto sottolineate come lo sfollamento forzato sia stato accompagnato da una distruzione massiva delle case e delle infrastrutture di Gaza e come questo indichi una chiara volontà di non far tornare le persone al proprio domicilio. Quindi, vi è anche la violazione del diritto al ritorno, che, in realtà, va avanti da decenni nei confronti dei palestinesi. Secondo voi, dietro c’è l’obiettivo di ricolonizzare Gaza?
FB Nel nostro rapporto abbiamo concluso che ci sono due aree -quelle che chiamano i corridoi di sicurezza e le zone cuscinetto, lungo tutto il confine tra Gaza e Israele- che sono state create dell’esercito israeliano, dove la distruzione è stata del cento per cento e metodica. Non esiste più nulla in quelle due aree e abbiamo concluso che si tratta di pulizia etnica, che in quanto tale ha lo scopo di rimuovere la popolazione e non farla più tornare. La nostra conclusione non esclude che questa possa essere una politica globale per tutta la Striscia. Però, ad oggi, abbiamo potuto concluderlo solo per quelle due aree, perché la distruzione è stata massiva e non giustificata da necessità militari. La divisione provocata dal corridoio Philadelphia, che si trova a Sud al confine con l’Egitto, e dal corridoio Netzarim, che va da Est a Ovest, spezzerà ancora di più Gaza.
Per ricolonizzarla?
FB Ci sono state varie dichiarazioni di membri del governo israeliano, che sembrano indicare questa volontà, ma non è nel nostro mandato al momento verificare questa ipotesi. Il che naturalmente non significa che non possa accadere.
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