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Ambiente / Attualità

L’inquinamento avvolge Delhi. Ma non tutti possono permettersi di non uscire

La situazione a novembre 2024 lungo il fiume Yamuna, a Delhi © Nitin Joshi

Il 18 novembre la capitale indiana ha registrato una concentrazione media giornaliera di PM2.5 di 584 microgrammi per metro cubo, il giorno più inquinato degli ultimi sette anni. Una situazione distopica che mette a rischio i più fragili che non possiedono alternative per sottrarsi allo smog. Mentre le istituzioni applicano misure temporanee che non affrontano le cause reali e sistemiche dell’inquinamento

Una densa coltre di smog soffoca la capitale indiana da giorni. L’aria pizzica, non si vede che a pochi metri, il Sole è un pallino arancione sfocato dietro al grigio del cielo. Come ogni inverno, l’inquinamento occupa le prime pagine dei giornali, non solo locali, ma quest’anno ha raggiunto livelli estremamente gravi. 

“Il 18 novembre Delhi ha registrato una concentrazione media giornaliera di PM2.5 di 584 microgrammi per metro cubo -spiega ad Altreconomia Manoj Kumar del Centre for research on energy and clean air (Crea)- è stato il giorno più inquinato degli ultimi sette anni”. Il PM2.5, o particolato fine, è una polvere sottile, inferiore a 2,5 millesimi di millimetro, che penetra a fondo nell’organismo. 

A metà novembre, la società svizzera IQAir che gestisce uno dei sistemi di monitoraggio dell’aria nella capitale, ha registrato un indice della qualità dell’aria (Aqi) pari a 1.500, 15 volte il livello che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) considera soddisfacente: l’aria con valori superiori a 300 è considerata “pericolosa per la salute”. 

“Questi dati evidenziano una terribile realtà: la qualità dell’aria di Delhi ha raggiunto livelli pericolosi. L’episodio di smog invernale di quest’anno, iniziato il 13 novembre e durato otto giorni, segna un aumento del 21% rispetto a quello dello scorso anno nello stesso periodo, evidenziando un peggioramento preoccupante, senza precedenti, della qualità dell’aria”, aggiunge Sharanjeet Kaur del Centre for science and environment (Cse).  

Chi può evita di uscire: molti abitanti e uffici si sono dotati di purificatori d’aria ma c’è chi non può permetterseli e chi è costretto a vivere o lavorare in strada, nonostante l’aria tossica. In un Paese solcato da profonde disuguaglianze, l’inquinamento è diventato un’ulteriore linea di demarcazione tra ricchi e poveri.

“I più colpiti sono i lavoratori a giornata, i senzatetto o gli operai che sono più esposti, non hanno alternative né consapevolezza della pericolosità dell’inquinamento atmosferico: è un processo lento ma a lungo termine porta gravi conseguenze sulla salute”, dice ancora Kumar. Uno studio della rivista scientifica Lancet ha rilevato che l’inquinamento ha causato oltre 2,3 milioni di morti premature in India solo nel 2019. Respirare l’aria della capitale indiana equivale a fumare 49 sigarette al giorno. 

Nei giorni scorsi lo smog di Delhi, che l’autorità per il controllo dell’inquinamento ha classificato come “grave +”, ha creato problemi al traffico aereo per la scarsa visibilità e spinto le autorità a chiudere le scuole, incoraggiare lo smartworking e vietare i lavori edili e i trasporti non essenziali in città mentre sempre più persone manifestano problemi respiratori.  

Ogni inverno si ripete la stessa emergenza. Delhi, ma anche gli Stati settentrionali dell’India e parti del Pakistan, registrano livelli di inquinamento estremi a causa di una serie di fattori: l’abbassamento delle temperature e il poco vento fanno stagnare le emissioni dei veicoli e delle fabbriche, i fumi della bruciatura delle stoppie negli Stati confinanti e, non ultimo, quello dei fuochi d’artificio per la festa induista di Diwali. E, ogni anno, il governo impone misure emergenziali di controllo dell’inquinamento.  

È in corso il solito scaricabarile con il governo centrale che accusa quello della capitale di inefficienza. Questo ha rimandato le accuse al mittente affermando che l’aria inquinata non è solo una crisi locale ma un problema regionale. Il mese scorso la Corte suprema aveva stabilito che l’aria pulita è un diritto umano fondamentale e ordinato alle autorità di intervenire: il 18 novembre ha rimproverato il governo di Delhi per essere stato lento nell’introdurre le misure emergenziali in base al piano d’azione di risposta graduata (Grap).  

La qualità dell’aria di Delhi è stata tema di discussione anche alla Cop29 a Baku: un gruppo di esperti ha messo in guardia sui rischi dell’inquinamento e chiesto un’azione globale immediata. Intanto a Delhi si mettono pezze: le autorità locali stanno spruzzando acqua con cannoni antismog e intensificando la pulizia delle strade. Il governo di Delhi ha esortato quello federale ad autorizzare l’inseminazione delle nuvole per indurre la pioggia e combattere l’inquinamento. 

“A settembre la capitale ha adottato un piano d’azione in 21 punti per controllare l’inquinamento invernale ma solo poche misure mitigano effettivamente il problema alla fonte -riprende Kumar-. Ad esempio, la pioggia artificiale e il monitoraggio con i droni non sono sufficienti: il governo si affida ad azioni temporanee; esiste poi un grosso divario di implementazione tra ciò che è sulla carta e ciò che si fa sul campo”. 

“Delhi ha un annoso problema di inquinamento atmosferico invernale e spesso ci si è affidati a soluzioni a breve termine che non affrontano le cause profonde -conferma Kaur-. È necessario un approccio più sostenibile ed esteso nel tempo, che tenga conto di tutti i settori che contribuiscono alle emissioni: l’inquinamento è un problema regionale che non rispetta i confini statali”. 

Nel 2019 è stato lanciato il National clean air programme (Ncap) con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’aria in India entro il 2024 riducendo la concentrazione di PM del 20-30%. Nel 2022 il programma è stato esteso al 2026, con l’obiettivo di una riduzione del 40%. Alcune città hanno registrato miglioramenti, ma non nella pianura gangetica.  

Secondo Kaur, gli elevati livelli di inquinamento a Delhi evidenziano un problema sistemico che deriva da infrastrutture inadeguate e metodi di controllo dell’inquinamento insufficienti. “Affrontare il problema in modo efficace richiede un’azione rigorosa su base annuale applicata in modo coerente in tutti i settori e gli Stati -continua Kaur-. Senza uno sforzo coordinato e sostenuto, l’inquinamento rimarrà una seria minaccia”.  

Ogni anno a Delhi sembra di guardare in loop un film distopico, ha scritto Vikas Pandey della Bbc. E intanto le persone continuano a tossire aspettando che passi il peggio. 

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