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Biella è il carcere più sedato d’Italia. Otto detenuti su dieci assumono psicofarmaci

L'ingresso del carcere di Biella

Nella casa circondariale piemontese gli antipsicotici vengono utilizzati venti volte di più rispetto all’esterno. Tra spaccio, pressioni degli agenti di polizia penitenziaria e malessere diffuso. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, intanto, fa visita al laboratorio di sartoria. Ma le risposte del governo sulla somministrazione dei farmaci negli istituti di pena non sono ancora arrivate

L’80% dei detenuti del carcere di Biella assume psicofarmaci. Un dato impressionante, rilevato da Antigone nel 2023, associazione che monitora le condizioni dei reclusi, che rende la Casa circondariale biellese la struttura più “sedata” d’Italia. Lo dimostrano anche i dati ottenuti da Altreconomia: l’utilizzo di antipsicotici, farmaci prescrivibili per gravi patologie come la schizofrenia e il disturbo bipolare, risulta superiore di venti volte rispetto all’esterno.

“Una situazione completamente fuori controllo”, racconta Marco, nome di fantasia, medico che ha lavorato per anni nel carcere piemontese e preferisce restare anonimo. Il 17 maggio è prevista a Biella la visita del ministro della Giustizia Carlo Nordio accompagnato dal sottosegretario Andrea Delmastro, originario proprio del distretto laniero.

L’istituto biellese, da 395 posti secondo la capienza regolamentare, è un buon angolo prospettico per guardare allo stato di malessere delle carceri italiane. Secondo i dati forniti ad Altreconomia dall’Azienda sanitaria locale (Asl) in tre anni, 2020-2022, un farmaco su tre acquistato era uno psicofarmaco. In termini assoluti i dati sono elevatissimi: nel 2021 la spesa totale sfiora i 30mila euro, una cifra due o tre volte superiore a istituti con capienza simile (come la casa circondariale di Spoleto e il San Michele di Alessandria) analizzati nella nostra inchiesta “Fine pillola mai”.

E infatti guardando alla spesa pro-capite a detenuto, il risultato è allarmante: prendendo in esame gli antipsicotici, utilizzabili sulla carta in presenza di gravi patologie, nel 2021 la spesa è pari a quasi 74 euro a persona. Tra i 15 istituti analizzati da Altreconomia, Biella è seconda solamente a San Vittore a Milano. “Non mi stupisce -spiega il dottore-. E non è vero che l’uso di psicofarmaci sia correlato alla crescita di persone con patologie”.

Marco racconta che al suo arrivo il presidio sanitario ha tentato in tutti i modi di limitare l’uso di psicofarmaci. I dati sembrano confermarlo perché tra il 2021 e il 2022 la spesa a persona sempre in antipsicotici scende passando da 74 a 37 euro a persona. Segno, evidentemente, di come sia possibile trovare soluzione alternative. “Poi purtroppo questo processo è stato arrestato -riprende il medico-. Sembrava di lottare contro i mulini a vento: la polizia penitenziaria insisteva all’inverosimile per somministrare farmaci, l’Azienda sanitaria tentennava nel prendere posizione e poi, soprattutto, lo spaccio interno di pastiglie era diffusissimo. Oggi la situazione è ancora peggio di prima”. Uno smercio interno messo a nudo dalla Procura di Biella che, dopo tre anni di indagine ha eseguito 56 misure cautelari a inizio settembre 2023. Soprattutto detenuti ed ex detenuti ma anche sei agenti della polizia penitenziaria accusati di corruzione, ricettazione e falso in atto pubblico.

Non è l’unico procedimento penale in corso. Il 14 maggio è arrivata la notizia della chiusura delle indagini per venticinque agenti accusati anche di tortura. Come riporta La Stampa, uno dei casi di violenza riguarda H.M., detenuto di origine marocchina che secondo l’accusa sarebbe stato colpito con schiaffi sul volto e calci nel fianco sinistro e poi scaraventato a terra. “A quel punto un gruppo di agenti alla presenza del comandante -ricostruisce sempre il quotidiano- l’avrebbe accerchiato e poi legato con del nastro adesivo, che gli avrebbe avvolto caviglie, ginocchia e spalle, questo nonostante fosse già ammanettato”. In questo cupo quadro a Biella, per più di due anni, è mancato un direttore ad hoc.

“Il malessere che si vive nell’istituto è palpabile -spiega Sonia Caronni, la Garante dei diritti dei detenuti del Comune-. Il farmaco diventa la via per resistere a una quotidianità difficile da sopportare”. Soprattutto nel “vecchio padiglione” -che ospita anche i detenuti “protetti”- che presenta anche “carenze strutturali evidenti e di difficile risoluzione”, come scrive Antigone. “Le celle sono piccole e nei bagni non vi è spazio per muoversi. Le docce sono al piano e i sanitari presentano infiltrazioni e muffe alle pareti. Non è presente l’acqua calda e la luce non è attivabile autonomamente”.

Questa è la cruda realtà del carcere di Biella. Un’immagine distante da quella presentata a inizio agosto 2019 quando venne annunciata l’apertura di una sartoria interna alla struttura per produrre settemila divise della penitenziaria. Nordio arriva a Biella proprio per visitare il laboratorio sartoriale, esperienza unica in Italia. La sartoria, promossa grazie al gruppo Ermenegildo Zegna, non è mai entrata a pieno regime: sono 50 i detenuti coinvolti in attività lavorativa, contro i 140 previsti dal progetto. Tra i diversi problemi di attivazione c’è anche la carenza di organico: fino al primo marzo due funzionari giuridico-pedagogici sui quattro previsti (oggi sono otto quelli presenti) e 48 agenti in meno della pianta organica sulla carta (con gli agenti indagati tutt’ora in servizio).

Un tema molto caldo anche a livello politico. Il sottosegretario Andrea Delmastro è più volte finito sotto i riflettori: prima per il presunto festino, proprio in carcere, alla presenza di alcuni agenti sotto indagine, poi per lo “sparo” di Capodanno avvenuto a Rosazza, a pochi chilometri di Biella. Il parlamentare Emanuele Pozzolo, indagato per i fatti di quella notte, nei giorni scorsi ha accusato Pablito Morello, capo della scorta di Delmastro ed ex ispettore proprio del carcere di Biella. Dove entro il 2027, secondo i piani del sottosegretario, dovrebbe aprire una scuola per agenti nell’ex ospedale. Un costo complessivo di 77,1 milioni euro, di cui 56,5 milioni per i lavori, mentre le spese tecniche relative alla progettazione e alla direzione lavori dovrebbero richiederne circa sei milioni. “Biella non è il feudo di Delmastro come di nessun altro politico -ha commentato il deputato Marco Grimaldi di Alleanza sinistra verdi-. Il biellese è di tutte e tutti i cittadini che lo abitano, ci vivono, ci lavorano e lo amano”.

Tra polemiche politiche e promesse vuote restano invisibili le persone che quotidianamente vivono nel carcere più sedato d’Italia. Dall’inizio del 2024 si sono suicidate nelle carceri italiane già 33 persone, oltre a cinque agenti di polizia penitenziaria. I detenuti totali, intanto, superano quota 60mila. E l’abuso di psicofarmaci è il sintomo “silenzioso” di un sistema al collasso rispetto al quale il ministro Carlo Nordio non ha ancora fornito spiegazioni. “Spero che anche gli operatori sanitari comincino a opporsi -riprende Marco, il medico che ha lavorato nel carcere di Biella-. Certe prescrizioni e somministrazioni vanno fatte solo per il bene del paziente e non per altri scopi”.

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