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La guerra di Gaza e l’ecocidio dei suoli

© Emad el Byed, unsplash

Oltre alla morte di decine di migliaia di civili, l’esercito israeliano ha distrutto biodiversità 
ed ecosistemi. Lasciando una pesante eredità. La rubrica di Paolo Pileri

Tratto da Altreconomia 270 — Maggio 2024

A Gaza sono stati uccisi decine di migliaia di bambini, donne e uomini. Genocidio o etnocidio, rimane sempre morte e fallimento dell’umanità. Ma non finisce qui. Attraverso l’analisi delle immagini satellitari è stata accertata la distruzione sistematica di suoli agricoli e forestali e delle relative colture, che impedirà la rinascita del popolo palestinese: per tutto ciò il Guardian ha parlato di ecocidio. 

Una cosa simile, deliberatamente distruttiva, venne denunciata già nel 2009 dalle Nazioni Unite con il rapporto “Human rights in Palestine and other occupied arab territories. Report of the United Nations fact-finding mission on the Gaza conflict”. All’epoca le operazioni militari israeliane distrussero molte aziende agricole cancellando il 60% della capacità produttiva della Striscia di Gaza. 

Crediamo che l’aggressione attuale sia da meno? No, affatto. Lo provano le inchieste pubblicate dal Guardian a gennaio e a fine marzo di quest’anno. Il 50% delle colture arboree sono state distrutte così come il 40-48% dei campi seminativi e il 23% delle serre. Quasi tutti gli orti sono stati devastati e oltre il 40% dei boschi perso. Tutto distrutto.

Prima della guerra, l’insieme di aree agricole e di orti occupava una superficie di circa 170 chilometri quadrati. A fine marzo ne rimanevano circa cento. 

Oltre alla cancellazione delle colture, i suoli spogli sono stati oggetto di pesante compattazione a causa del passaggio di carri armati e veicoli militari pesanti. Questo porterà a un aumento dell’erosione idrica dei suoli, per via del maggior ruscellamento superficiale e di conseguenza a un’ulteriore perdita di suolo fertile (Certini et al. 2024). Inoltre, i suoli di guerra che sopravviveranno saranno pieni zeppi di proiettili e contaminanti persistenti, potenziali generatori di malattie gravi. La mancanza di copertura vegetale faciliterà la penetrazione di sostanze tossiche. Le montagne di rifiuti e liquami abbandonati rilasceranno sostanze pericolose nei suoli diffondendo gravi malattie. 

Come se non bastasse, è in atto una pratica folle che consiste nel bruciare le colture, i boschi e gli ulivi (si chiama arboricidio) come ha spiegato Moni Ovadia in un’intervista pubblicata su il manifesto il 2 aprile in cui ha denunciato quel che fanno i soldati israeliani in Cisgiordania. Le “esigenze” militari dell’aggressore lo hanno autorizzato a realizzare una nuova ed enorme strada che ha tagliato in due la Striscia, cancellando tutto quel che incontrava. Oggi i paesaggi sono irriconoscibili e desertici. 

La quota di suoli agricoli di Gaza distrutti dall’offensiva israeliana è pari al 42%. Ecocidio, suolicidio, arboricidio e affamamento si aggiungono alle decine di migliaia di vittime. Soprattutto bambini

Oltre a sterminare un popolo inerme, composto in larga parte da bambini che nulla c’entrano con Hamas, viene distrutta anche la biodiversità di Gaza, i suoi ecosistemi, la sua natura e la sua poca acqua lasciando in eredità a quelle genti solo un deserto di polvere, morte e fame. 

I palestinesi vivono della loro agricoltura e hanno un forte legame con la terra che coltivano pertanto il degrado dei suoli diventa anche una violenza psicologica e sociale. Ovviamente i portavoce dell’esercito aggressore negano tutto. Però le immagini sono lì: ecocidio e affamamento senza mezzi termini di cui poco o nulla si parla sulla stampa italiana. Una situazione che obbligherà molti Palestinesi a lasciare la loro terra, generando ulteriore povertà e indegnità. Le guerre (vedete?) sono schifose di loro, ma qualcuno riesce a renderle ancor più schifose uccidendo anche i suoli, l’agricoltura e la natura così da uccidere due, tre, dieci volte i popoli e la loro sovranità. 

Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia, 2022)

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