Crisi climatica / Attualità
Come cambierà il mondo dell’energia entro il 2030
Nel suo World Energy Outlook per il 2023, l’Agenzia internazionale dell’energia stima che entro il 2030 il peso delle rinnovabili sul mix energetico globale arriverà al 50%, segno che la transizione verso l’energia pulita è “inarrestabile”, come ha spiegato il direttore esecutivo Fatih Birol. Il gas ha terminato la sua età dell’oro
Il mondo dell’energia è destinato a cambiare in modo significativo entro il 2030: “I grandi cambiamenti in atto oggi porteranno a un sistema energetico globale notevolmente diverso entro la fine di questo decennio”, scrive l’Agenzia internazionale per l’energia (International energy agency, Iea) nel World energy outlook 2023 pubblicato il 24 ottobre.
A rendere possibile questo scenario è “la fenomenale ascesa delle tecnologie energetiche pulite -come l’energia solare ed eolica, le auto elettriche e le pompe di calore- che sta ridisegnando il modo in cui alimentiamo tutto, dalle fabbriche ai veicoli, dagli elettrodomestici ai sistemi di riscaldamento”. In particolare la quota delle rinnovabili nel mix energetico globale, oggi al 30%, si avvicinerà al 50% entro la fine del decennio. Nello stesso arco di tempo si stima che le pompe di calore e gli altri sistemi di riscaldamento elettrico arriveranno a superare le caldaie a combustibili fossili. Mentre gli investimenti programmati in nuovi progetti eolici offshore saranno tre volte superiori rispetto a quelli in nuove centrali elettriche a carbone e a gas.
Eppure tutto questo appare ancora non sufficiente: “Se i Paesi rispettassero i loro impegni nazionali in materia di energia e clima in tempo e per intero, il progresso dell’energia pulita sarebbe ancora più rapido. Tuttavia, sarebbero necessarie misure ancora più incisive per mantenere l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi”, continua l’Agenzia.
In particolare, il World energy outlook 2023 evidenzia come i mercati del gas naturale siano stati dominati dai timori per la sicurezza e dalle impennate dei prezzi dopo che la Russia ha tagliato le forniture all’Europa a seguito dell’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022. Gli equilibri di mercato, di conseguenza, sono rimasti precari nel corso degli ultimi mesi. Questo ha portato a un aumento senza precedenti di nuovi progetti per l’estrazione, lo stoccaggio e il trasporto di gas naturale liquefatto (Gnl) che ha interessato anche l’Italia con i due progetti per i rigassificatori di Piombino e Ravenna. Infrastrutture che in molti casi entreranno in funzione a partire dal 2025, andando ad “aggiungere più di 250 miliardi di metri cubi all’anno di nuova capacità entro il 2030, pari a circa il 45% dell’attuale offerta globale di Gnl” si legge nel World energy outlook.
Questo forte aumento della capacità permetterà di ridurre i prezzi e le preoccupazioni per l’approvvigionamento del gas “ma rischia anche di creare un eccesso di offerta, poiché la crescita della domanda globale di gas è notevolmente rallentata” rispetto “all’età dell’oro” di questo combustibile fossile negli anni 2010. Complessivamente, secondo le stime della Iea la domanda mondiale di combustibili fossili è destinata a raggiungere il picco entro il 2030 da un lato per la crescente diffusione delle auto elettriche, dall’altro per il significativo rallentamento e per i cambiamenti strutturali in atto nell’economia cinese. La domanda di energia di Pechino, infatti, “dovrebbe raggiungere il suo picco intorno alla metà di questo decennio mentre la continua crescita dinamica dell’energia pulita farà diminuire la domanda di combustibili fossili e le emissioni del Paese”, scrive la Iea.
Questo minerebbe le ragioni di qualsiasi aumento della domanda e quindi di investimenti nel comparto fossile: una lettura che contrasta con quella dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec) che vede la domanda di petrolio in aumento molto dopo il 2030 e richiede miliardi di nuovi investimenti nel settore. “La transizione verso l’energia pulita sta avvenendo in tutto il mondo ed è inarrestabile. Non è una questione di ‘se’, è solo una questione di ‘quanto presto’. E prima è, meglio sarà per tutti noi -ha commentato Fatih Birol, direttore esecutivo della Iea-. I governi, le aziende e gli investitori devono sostenere le transizioni verso l’energia pulita anziché ostacolarle. I vantaggi offerti sono immensi, tra cui nuove opportunità industriali e di lavoro, maggiore sicurezza energetica, aria più pulita, accesso universale all’energia e un clima più sicuro per tutti”
Un grafico contenuto nel rapporto della Iea mostra come la domanda mondiale per i tre combustibili fossili raggiungerà il picco entro il 2030. Dopo questa data, secondo le stime elaborate dall’agenzia, l’uso del carbone entrerà in forte calo mentre quello di gas e petrolio resterà vicino al livello di picco per i prossimi due decenni.
Nel commentare il rapporto, Birol identifica anche un altro elemento critico: “Tenendo conto delle tensioni e della volatilità che caratterizzano oggi i mercati energetici tradizionali, le affermazioni secondo cui il petrolio e il gas rappresentino scelte sicure per il futuro energetico e climatico del mondo appaiono più deboli che mai”.
Matteo Leonardi, co-fondatore & co-direttore esecutivo, politiche nazionali di Ecco, il think tank italiano per il clima, ritiene che il focus dell’Outlook 2023 della Iea sia “tutto sulla decarbonizzazione: non c’è un’altra energia. Un lavoro contro i luoghi comuni dell’immobilismo climatico: la transizione è in atto a livello globale e l’obiettivo 1,5 gradi centigradi è possibile, ma a condizione che le politiche rafforzino la transizione su solare, elettrificazione, strategia industriale e sostenibilità sociale. Non serve una politica polarizzata sul clima, ma scelte capaci di presentare una strategia in queste quattro dimensioni”.
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