Diritti / Opinioni
Un altro anno orribile per i diritti umani in Palestina. Perché è necessario parlarne
Nei Territori occupati i civili continuano a morire sotto i colpi dell’esercito israeliano. Il 2022 è stato l’anno con il più alto numero di vittime in Cisgiordania da quando l’Onu tiene il conto. Il 13 gennaio a Roma Altreconomia promuove la presentazione del primo Rapporto della Relatrice speciale delle Nazioni Unite, Francesca Albanese
Jana Zakarneh era in casa con la sua famiglia quando ha sentito le urla. È andata sul tetto per vedere che cosa stava succedendo. Venti minuti dopo che i soldati hanno lasciato il quartiere, suo padre è andato a cercarla e l’ha trovata distesa sul pavimento con il volto pieno di sangue. Aveva 16 anni e abitava a Jenin, nella Cisgiordania occupata. L’11 dicembre 2022 è stata colpita a morte dall’esercito israeliano con quattro proiettili: due al viso, uno al collo e uno alla spalla. Si è trattato di un omicidio “involontario”, hanno dichiarato quattro giorni dopo i fatti le forze armate, “miravamo a uomini armati”. La giovane è stata sepolta nel giro di poco ma a rileggere le dichiarazioni di chi l’ha uccisa è come se il suo corpo venisse oltraggiato ancora e ancora: “L’esercito israeliano e i suoi comandanti si rammaricano per qualsiasi danno arrecato a civili non coinvolti, compresi quelli che si trovano in un ambiente di combattimento e in prossimità di terroristi armati durante gli scambi di fuoco”. Un modo per dire “affari tuoi”. Identico spartito nel maggio 2022 per Shireen Abu Akleh, giornalista di Al Jazeera, presa di mira -come hanno dimostrato inchieste giornalistiche- e ammazzata dai soldati, proprio a Jenin.
Per la Cisgiordania l’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle è stato il più letale da quando, nel 2005, le Nazioni Unite hanno iniziato sistematicamente a contare le vittime. Almeno 150 palestinesi sarebbero stati uccisi dalle forze israeliane alla metà di dicembre, tra cui 33 bambini. “Israele dice che la maggior parte dei morti sono miliziani che si sono scontrati con i soldati -ha scritto la Cnn-. Ma le organizzazioni per i diritti umani affermano che sono stati uccisi anche i passanti”. A inizio dicembre è successo a un ragazzo di 16 anni, ucciso a Ramallah con due colpi alla schiena. L’esercito ha sostenuto di aver semplicemente “sparato verso sospetti” rei di aver aver lanciato sassi e bottiglie di vernice contro alcuni veicoli nei pressi della città di Aboud.
“Gli insediamenti illegali sono una minaccia corrosiva per l’intera società israeliana e, a meno che le forze armate non abbandonino la mentalità di dominio dei coloni e non trattino correttamente i palestinesi nei Territori occupati come persone protette, è probabile che il deplorevole bilancio di Israele nella Cisgiordania occupata si deteriori ulteriormente nel 2023”, hanno denunciato il 15 dicembre i Relatori speciali delle Nazioni Unite Francesca Albanese, Morris Tiball-Binz e Clément Voule. “Nessuna soluzione pacifica può essere perseguita sotto l’occupazione repressiva di Israele”, hanno aggiunto, ricordando come i “coloni armati e mascherati attacchino i palestinesi nelle loro case, aggrediscano i bambini che si recano a scuola, distruggano proprietà e brucino uliveti, e terrorizzino intere comunità nella più completa impunità”.
“Le prove inquietanti di come le forze israeliane spesso facilitino, sostengano e partecipino agli attacchi dei coloni, rendono difficile discernere tra la violenza dei coloni israeliani e quella dello Stato -hanno concluso gli esperti-. L’impunità degli uni è rafforzata dall’impunità degli altri”.
In Italia si fa fatica a parlare della Palestina e della situazione dei diritti umani nei Territori occupati dal 1967. Per noi di Altreconomia, invece, è importantissimo farlo. Ed è per questo che il 13 gennaio abbiamo organizzato a Roma -in collaborazione con il senatore Tino Magni e Amnesty International– la prima presentazione in Italia del Rapporto curato dalla Relatrice speciale dell’Onu Francesca Albanese. Interverranno anche Alon Confino, storico, direttore dell’Institute for Holocaust, genocide and memory studies e professore di Storia e studi giudaici presso l’Università del Massachusetts Amherst, e Nicola Perugini, antropologo, docente di Relazioni Internazionali all’Università di Edimburgo. Appuntamento alle 10 alla Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, in presenza (ci si iscrive qui) o seguendo i lavori da remoto. Spargete la voce.
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