Diritti
Ecco l’apartheid: il regolamento nei campi (di prigionia) rom
Questo terrificante regolamento sulla vita quotidiana nel campi rom, presentato sull’onda della nuova campagna in corso contro rom e romeni, è un esempio drammatico della degenerazione che sta vivendo la nostra democrazia. In base a questo regolamento, stilato dal prefetto…
Questo terrificante regolamento sulla vita quotidiana nel campi rom, presentato sull’onda della nuova campagna in corso contro rom e romeni, è un esempio drammatico della degenerazione che sta vivendo la nostra democrazia. In base a questo regolamento, stilato dal prefetto in quanto commissario alla "emergenza rom" dichiarata unilateralmente nei mesi scorsi dal ministro Maroni, i cittadini che vivono nei campi rom di Roma vengono privati dei principali diritti civili, naturalmente in nome dell’integrazione (tutte le sopraffaziuoni "democratiche" sono fatte in nome del bene collettivo).
In base a imprecisate e arbitrarie valutazioni, i campi vengono sorvegliati 24 ore al giorno dalle forze di polizia, e tutti gli spostamenti, gli ingressi, le uscite sottoposte a controlli e autorizzazioni. Siamo a una formula che somiglia a un campo di prigionia. Di quale reato si sono macchiati i residenti dei campi? Quale provvedimento della magistratura giustifica queste misure restrittive della libertà personale? Nessuno. Siamo all’arbitrio, alla negazione della libertà.
Se questo regolamento sarà davvero approvato, ci troveremo di fronte al primo passo formale di abbattimento delle garanzie costituzionali per gruppi ristretti di cittadini, identificati secondo l’appartenenza a un gruppo culturale. E’ il principio dell’apartheid.
Chi pensa che questo vocabolo sia usato in modo spropositato, si legga il regolamento, lo confronti con la Costituzione e dica che cose penserebbe se fosse applicato alla propria vita, al proprio condominio. Quando salta il principio d’uguaglianza, salta tutto: la libertà diventa privilegio, il diritto diventa arbitrio. Nessuno si salva.