Diritti
Quando la polizia pestava i pacifisti
Poiché siamo abituati a tutto, non sorprende più di tanto che a sette anni dai fatti sia in corso a Genova, e ancora lontano dalla conclusione in primo grado, un processo riguardante i cosiddetti “fatti di piazza Manin”, ossia i…
Poiché siamo abituati a tutto, non sorprende più di tanto che a sette anni dai fatti sia in corso a Genova, e ancora lontano dalla conclusione in primo grado, un processo riguardante i cosiddetti “fatti di piazza Manin”, ossia i pestaggi subìti il 20 luglio 2001 a Genova da alcuni attivisti presenti nella “piazza tematica” gestita quel giorno dai movimenti pacifisti e nonviolenti.
Le scene di quel pestaggio sono state riprese da alcune telecamere e molti le avranno viste. Un tribunale civile, tempo fa, assegnò un risarcimento a una delle persone picchiate (Marina Spaccini), riconoscendo l’arbitrarietà e la illegalità delle violenze compiute dalle forze dell’ordine.
Qui sotto riporto le notizie di agenzie sulla udienza di oggi, con le testimonianze di alcuni degli attivisti che si trovarono a fronteggiare a mani nude un’insensata azione repressiva a colpi di manganello e calci. In un video che l’anno scorso ha avuto una certa diffusione nei circuiti militanti, si sente una emblematica comunicazione fra la “centrale” e le pattuglie sul campo: queste ultime a un certo punto ricevono un ordine incredibile: “fate dei prigionieri, fare dei prigionieri”.
Linguaggio di guerra per logiche di guerra, in quel momento assolutamente eversive dell’ordine democratico. Anche questo processo, naturalmente, si concluderà senza colpevoli per via della prescrizione, ma quel che è più grave è l’assenza di provvedimenti per chi concepì, gestì e attuò quella scellerata operazione, che fu parte di una giornata tremenda e assassina, culminata con l’uccisione di Carlo Giuliani in piazza Alimonda.
– GENOVA, 28 OTT – ”Con quella manganellata mi e’ caduto in testa lo Stato”. Lo ha detto la dottoressa Marina Spaccini, pediatra e pacifista, che nel luglio 2001 era a Genova per protestare contro il G8 e che nella carica della polizia ricevette una manganellata in testa, cosa questa che l’ ha portata a intentare causa civile al ministero dell’ Interno, causa vinta in primo grado e contro la quale ha fatto appello il Viminale.
Tornano in aula le immagini delle cariche della polizia contro i manifestanti durante il G8 del 2001 nel processo a carico di 4 poliziotti del reparto Mobile di Bologna accusati di aver operato arresti su falsi presupposti. A tutti e quattro a diverso titolo
sono contestati i reati di falso, abuso e calunnia.
Il primo teste e’ stato proprio uno degli arrestati di quel giorno, lo spagnolo Adolfo Sesma Gonzales, che ha detto di esser andato dai poliziotti per capire cosa stava succedendo in piazza Manin e di essersi trovato ”con una fascetta di plastica
attorno ai polsi”. Gonzales venne poi portato a Bolzaneto ”dove ricordo le torture” dopo ”aver firmato un documento in commissariato del quale non ricordo nulla perche’ era scritto solo in italiano”. Gonzales ha anche ricordato di aver potuto
parlare con un giudice ”solo dopo tre giorni di reclusione”.
Dopo Gonzales ha parlato uno degli organizzatori della ‘piazza tematica’, allestita in piazza Manin. Alberto Zoratti, della rete Lilliput, ha raccontato di aver visto un gruppo di ragazzi in nero che stavano scendendo lungo via Assarotti verso la zona rossa. ”Erano black bloc e li fermammo noi – ha detto Zoratti -, ma quando arrivo’ la polizia si dileguarono”. Restarono in piazza pacifisti cattolici e laici, qualche animalista, persone anziane e disabili.
”Abbiamo visto la polizia schierare le camionette e sparare i lacrimogeni. Chiamai sul cellulare Spartaco Mortola in questura per dirgli che la situazione stava precipitando e lui mi rispose: ‘Toglietevi dai coglioni”’.
I video proiettati in aula dalla parte civile e dal pubblico ministero mostrano le botte dei poliziotti ai manifestanti disarmati e infine una piccola donna con i capelli grigi china su un ragazzo con la faccia piena di sangue. La dottoressa Spaccini ricorda ”i
poliziotti con gli scafandri”, la manganellata in testa, la ragazza con la testa rotta. Ma non ricorda esplosioni: nessuna molotov lanciata contro la polizia.
L’ udienza e’ stata aggiornata al 23 dicembre.