Diritti
Guai a chi dissente
Pensiamoci un attimo. A Vicenza un gruppo di attivisti cerca di tirare su una rudimentale “torretta di avvistamento” e la polizia arriva in forze per contestare l’abuso edilizio, lasciandosi andare a comportamenti (in qualche caso anche violenti) decisamente inadatti; alcune…
Pensiamoci un attimo. A Vicenza un gruppo di attivisti cerca di tirare su una rudimentale “torretta di avvistamento” e la polizia arriva in forze per contestare l’abuso edilizio, lasciandosi andare a comportamenti (in qualche caso anche violenti) decisamente inadatti; alcune persone sono portate in questure, identificate e denunciate. A Firenze, alla festa del partito democratico, un gruppo di persone apre uno striscione – con una scritta contro l’apertura di un Cpt in Toscana – durante un intervento del sindaco Leonardo Domenici: interviene la polizia che denuncia nove persone per non avere ottemperato alla richiesta di riporre lo striscione, e due per resistenza a pubblico ufficiale. La scena si ripete con la ministra dell’istruzione Gelmini, contestata da un gruppo di insegnanti, i quali vengono identificati e denunciati.
Ma che sta succedendo? La critica e la protesta pubblica stanno diventando fuori legge? Il dissenso in quanto tale è già diventato eversivo? Stiamo correndo lungo un piano inclinato. Il ministro Maroni ha annunciato che saranno ulteriormente alzate le pene per i reati commessi nei confronti delle forze dell’ordine, sempre più indicate come strumento di governo da non mettere in discussione, circondate da un’aura di sacralità. A luglio a Genova sono stati condannati 15 agenti e funzionari per maltrattamenti sui detenuti – reato odioso e infamante – e nono sono stati provvedimenti nei loro confronti. Si aumentano le pene per i reati in cui gli agenti sono vittime e si proteggono gli agenti che commettono reati (si pensi alle promozioni degli imputati al processo Diaz e la mancata ricerca dei picchiatori, tutti esclusi anche dal processo). Nemmeno si ipotizza di creare un organismo “terzo”, al quale rivolgersi per contestare eventuali comportamenti vessatori delle forze di polziia.
Ma esistono ancora i “poliziotti democratici”, i sindacati di polizia, o anche loro sono stati inghiottiti dalla paralisi che ha colpito l’opposizione parlamentare e l’opinione pubblica democratica?