Diritti
Apartheid in casa nostra
Prendiamo la notizia (post precedente) sulle schedature dei ghetti ebraici (campi rom), con la notizia riportata qui sotto riguardante Torino e un’altra pubblicata ieri da Liberazione e domandiamoci che cosa significa tutto questo. Che cosa c’è dietro l’angolo, se non una…
Prendiamo la notizia (post precedente) sulle schedature dei ghetti ebraici (campi rom), con la notizia riportata qui sotto riguardante Torino e un’altra pubblicata ieri da Liberazione e domandiamoci che cosa significa tutto questo. Che cosa c’è dietro l’angolo, se non una condizione di apartheid, con diritti differenziati, luoghi di segregazione controllati (i ghetti ebraici-campi rom), campi di detenzione nei quali relegare gli indesiderati anche se non commettono reati (i cpt vecchi e nuovi, con permanenze fino a un anno e mezzo).
I rastrellamenti e i le schedature sono cominciati, senza essere annunciati. Nessuno di noi può fingere di non sapere.
Ecco la denuncia arrivata da Torino (da notare il comportamento vessatorio e di scherno delle cosiddette forze dell’ordine e l’allarmante particolare degli applausi di alcuni appartenenti alla popolazione indigena)
Torino, 04 giugno 2008
Vogliamo denunciare un grave episodio, accaduto questa mattina, di cui è stata testimone una mediatrice interculturale di Moncalieri. Alle 08:30 circa, sul bus 67 (capolinea di Moncalieri), pieno di gente che a quell’ora è diretta a scuola o a lavoro, è
salita una pattuglia della polizia, ha intimato a tutti gli stranieri di scendere, ha diviso maschi e femmine con bambini, ha chiesto il permesso di soggiorno.
Molte persone avevano con sé solo la carta di identità italiana, altri il permesso di soggiorno, altri ancora né l’uno né l’altro. Tutto l’episodio si è svolto accompagnato da frasi quali : “Non ce ne frega niente della vostra carta di identità italiana” , “E’ finita la pacchia”, “l’Italia non è più il Paese delle meraviglie”.
Gli agenti hanno fatto salire tutti gli uomini su un cellulare, solo un uomo marocchino, mostrando la carta di identità italiana, si è rifiutato di salire, chiedendo di che cosa veniva
accusato e che avrebbe fatto riferimento al suo avvocato. Gli agenti l’hanno lasciato andare. Nessuno dei passeggeri rimasti sull’autobus è intervenuto, anzi, molte delle persone presenti, anche sui balconi delle case intorno e sui marciapiedi, hanno applaudito.
Ci aspettiamo che venga fatta chiarezza e che non si ripeta mai più un simile episodio in un Paese che si dichiara civile e democratico.
ASSOCIAZIONE
ALMATERRA