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Diritti

Dissenso mal tollerato

Fra le riforme di cui avremmo davvero bisogno, c’è l’istituzione di un’autorità indipendente di vigilanza sulle forze dell’ordine. Oggi chi ritenga di avere subito un abuso da parte di un agente, è costretto a rivolgersi alla stessa istituzione alla quale appartiene…

Fra le riforme di cui avremmo davvero bisogno, c’è l’istituzione di un’autorità indipendente di vigilanza sulle forze dell’ordine. Oggi chi ritenga di avere subito un abuso da parte di un agente, è costretto a rivolgersi alla stessa istituzione alla quale appartiene il denunciato, creando una situazione di debolezza – per il denunciante – e di conflitto d’interesse, per chi riceve la denuncia, che rafforza sia il senso di impunità diffuso nei corpi di polizia e sia la diffidenza dei cittadini.
Il risultato è che molti rinunciano a sporgere denuncia e che fra gli agenti l’uso arbitrario della violenza e altre irregolarità sono tutt’altro che infrequenti. Non è detto che un’autorità indipendente risolverebbe il problema, che ha radici nella cultura diffusa nelle caserme, nella formazione degli agenti, nella scarsa propensione alla trasparenza tipica delle forze dell’ordine, ma varrebbe la pena di tentare.

Tanto per fare un esempio, vale la pena citare la storia di Violeta e Jeannine, risalente a un mese fa.  Le due donne, attiviste dei movimenti che si battono per i diritti del popolo Mapuche, sono andate a Roma con l’idea di esibire uno striscione di protesta davanti alla presidente cilena Michelle Bachelet, in visita a Roma. Qui c’è il racconto di Violeta.

Il succo è che due persone del tutto innocue, senza intenti violenti ma semplicemente intenzione a rendere visibile la loro contestazione alla Bachelet, sono state portate via dalla polizia e trattenute in caserma. Non hanno neppure potuto mostrare il loro striscione, che nel migliore dei casi avrebbe fatto arrivare un messaggio alla presidente – nel caso che lo sguardo della Bachelet lo avesse incrociato – senza alcun intralcio all’ordine pubblico, al traffico, allo svolgimento della visita di stato.

Che senso può avere impedire a due persone di esibire uno striscione di protesta, se non quello di far capire bene che il dissenso è a mala pena tollerato e quindi energicamente scoraggiato – anzi impedito – quando le circostanze lo consentano? E questo era il caso dello scorso ottobre a Roma: solo due manifestanti in piazza, e l’esigenza (che in democrazia non dovrebbe esistere) di non mettere in imbarazzo l’ospite. E’ una brutta e istruttiva storia.

Ci stiamo abituando a questi abusi. In questo caso è toccato a due persone, ma molti altri esempi potrebbero essere citati. Sono casi che passano inosservati e spesso non vengono nemmeno denunciati. Alla fine ci si adatta, la gente comincia a pensare che non c’è nulla di strano e così la limitazione dei diritti, la compressione delle libertà civili entrano nella nostra vita quotidiana e diventano prassi. E’ il modo più efficace per rendere sterile la Costituzione. Perciò occorre trovare gli strumenti per contrastare questa progressivo impoverimento delle nostra democrazia.    

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