Diritti
L’ASSIST DEI DISOBBEDIENTI…
L’ASSIST DEI DISOBBEDIENTI L’ultima impresa dei Disobbedienti – gli “espropri proletari” a un ipermercato e a una libreria a Roma – è stata accolta con particolare favore dal governo e dalla destra. Era prevedibile. Quelle azioni hanno offerto l’occasione per…
L’ASSIST DEI DISOBBEDIENTI
L’ultima impresa dei Disobbedienti – gli “espropri proletari” a un ipermercato e a una libreria a Roma – è stata accolta con particolare favore dal governo e dalla destra. Era prevedibile. Quelle azioni hanno offerto l’occasione per ribadire il concetto che l’illegalità va respinta in ogni modo e che il governo, con la maggioranza che lo sostiene, saranno in prima linea nell’affermazione della legge e nella protezione dei “cittadini onesti”. Il centro sinistra si è accodato nella condanna di quelle azioni, e Rifondazione comuniste ha fatto grosso modo altrettanto. Solo un paio di parlamentari – il verde Cento e il rifondatore Russo Spena – hanno difeso pubblicamente i Disobbedienti. Casarini e soci ancora una volta – forse anche più che in altre occasioni – si sono trovati isoalti, sia sul piano politico istituzionale, sia – verrebbe da azzardare – nell’ambito dei movimenti. La sensazione è che l’azione romana sia stata una fuga in avanti, priva di un retroterra sociale e culturale che la potesse sostenere in qualche modo, offrendo un ambito di legittimità sociale.
Le voci gravi e allarmate di ministri e leader politici, sia chiaro, non convincono per niente: per sbagliate e dannose che possano essere, le azioni compiute dai Disobbedienti non sono così gravi da poter allarmare sotto il profilo dell’ordine pubblico. Lo stesso isolamento sofferto dai Disobbedienti ne è una riprova. Perciò certe affermazioni del ministro Pisanu e di vari esponenti della maggioranza vanno prese per quello che sono: propaganda politica che fa tesoro dell’assist offerto dai Disobbedienti. I quali, a questo punto, dovrebbero compiere l’ennesima riflessione sulla natura delle loro azioni. Personalmente non mi scandalizzo se un’azione politica viola alcune leggi e sono convinto – come Russo Spena – che a Roma siamo stati di fronte a un atto politico e non di delinquenza comune, come vorrebbero sostenere i soliti benpensanti. Ma detto questo è giusto ricordare che le tecniche della nonviolenza hanno accumulato decenni di esperienze e che attorno ad esse è stata sviluppata anche un’ampia riflessione. Perciò risulta stridente che si invochi la disobbedienza civile e poi si cerchi di ripararsi dietro la natura politica delle proprie azioni quando una legge viene infranta. Chi compie certe azioni – che sia un blocco ferroviario (a proposito: quelli sì che avevano un retroterra sociale e politico) o un’autoriduzione – conosce ciò che rischia e farebbe bene ad affrontare serenamente, a viso aperto, con nome e cognome le conseguenze dell’illegalità compiuta. Non cambierebbe granché rispetto all’isolamento di cui sopra, e anche rispetto alla sensazione che si tratti di azioni dimostrativo-simboliche più vicine al situazionismo che alla politica, ma sicuramente renderebbe queste azioni e chi le compie più credibili, sebbene non più convincenti.