Diritti
ARRESTI A SCOPPIO RITARDATO…
ARRESTI A SCOPPIO RITARDATO A riprova di quanto è labile in Italia l’attenzione sul tema dei diritti civili e delle libertà politiche, basta considerare quanto è passato inosservato il provvedimento della Cassazione che ha stabilito provvedimenti cautelari per 17 persone (fra…
ARRESTI A SCOPPIO RITARDATO
A riprova di quanto è labile in Italia l’attenzione sul tema dei diritti civili e delle libertà politiche, basta considerare quanto è passato inosservato il provvedimento della Cassazione che ha stabilito provvedimenti cautelari per 17 persone (fra i quattro agli arresti domiciliari c’è anche l’ex consigliere comunale di Roma Nunzio D’Erme), per fatti che risalgono a un anno e mezzo fa. Questo provvedimento è stato ignorato da tutti i maggiori mezzi d’informazione e ha stimolato interventi politici solo nell’estrema sinistra, come se la questione fosse una cosa che riguardasse per l’appunto questa fazione e non investisse, invece, interessi generali.
In questa disattenzione c’è tutta la superficialità del nostro mondo politico, inteso in senso lato (inclusi giornalisti, osservatori e commentatori vari). Le misure cautelari, per "reati comuni" come la rapina aggravata, si riferiscono a episodi di "disobbedienza" certo criticabili (e nello specifico molto mal condotti, se si intendeva applicare la disobbedienza civile nonviolenta) ma che hanno un evidente spessore sociale e politico. Si tratta di "autoriduzioni" a un supermercato e a una libreria condotte dopo aver convocato la stampa, con evidenti scopi di intervento sociale e "propaganda" politica.
Ovviamente i magistrati devono fare il loro mestiere, e chi compie atti di disobbedienza sa di infrangere la legge e quindi è preparato alle sanzioni, ma non si può chiudere gli occhi di fronte a misure cautelari che arrivano a così grande distanza di tempo e che colpiscono persone che agiscono da sempre alla luce del sole. Nessuno di loro ha reiterato il reato, né tentato fughe all’estero o provato a inquinare le prove: i tre casi che la legge ammette per l’arresto degli indagati sono queste.
Questi provvedimenti arrivano pochi giorni dopo la manifestazione pubblica organizzata a Milano dai familiari dei 29 fermati l’11 marzo e ancora detenuti. Ci stanno scorrendo sotto gli occhi le prove provate della progressiva involuzione autoritaria della nostra vita civile. Ma gli occhi restano chiusi, le penne non scrivono, le voci tacciono. E’ che siamo assuefatti: questa stanca rassegnazione non può che portare ulteriori scivolamenti repressivi.