Diritti
Genova G8, a colpi di promozioni indifferenti a tutto
La politica delle promozioni, per i funzionari e dirigenti di polizia coinvolti nella vicenda Diaz, non conosce interruzioni di sort. Il caso più recente, pressoché ignorato dai maggiori media nazionali (fanno eccezione il Fatto quotidiano e il Manifesto), riguarda Spartaco…
La politica delle promozioni, per i funzionari e dirigenti di polizia coinvolti nella vicenda Diaz, non conosce interruzioni di sort. Il caso più recente, pressoché ignorato dai maggiori media nazionali (fanno eccezione il Fatto quotidiano e il Manifesto), riguarda Spartaco Mortola, oggi vice questore vicario di Torino, all’epoca del G8 capo della Digos genovese.
Mortola è stato condannato in secondo grado sia per i falsi alla scuola Diaz (tre anni e otto mesi), sia per induzione alla falsa testimonianza dell’ex questore Colucci (un anno e due mesi). Ora ha ottenuto l’avanzamento al rango di primo dirigente (ossia questore).
L’avanzamento – a quanto pare – è frutto di automatismi di carriera, ma la sostanza non cambia, perché una banale questione di opportunità avrebbe richiesto un intervento per sospendere questo automatismo.
La verità è che non cambia la strada prescelta ormai diversi anni fa e perseguita con mano straordinariamente ferma: copertura politica garantita a tutti i funzionari e dirigenti coinvolti negli abusi alla scuola Diaz; indifferenza assoluta per la verità storica e per le sentenze della magistratura.
Ci si è posti così al di fuori – deliberatamente – dei canoni democratici, dell’etica costituzionale. Sono queste scelte che (s)qualificano il vertice attuale di polizia nonché la maggioranza politica del momento, responsabile diretta di questa politica di copertura e legittimazione a prescindere.
E non si può tuttavia tacere la complicità dell’attuale opposizione parlamentare, silente sul tema, come fu silente (e in qualche caso anche apertament a favore), quando fu deciso di confermare sulla sua poltrona di coordinatore dei servizi segreti il prefetto De Gennaro, raggiunto in appello da una condanna a un anno e 4 mesi di reclusione per induzione alla falsa testimonianza dell’ex questore Colucci.