Diritti
Una “manovra” con il software libero
Tremonti potrebbe garantire un risparmio alle casse dello Stato scegliendo l’open source per i pc della pubblica amministrazione. Per capire come fare, potrebbe seguire l’esempio dall’Asl di Bologna Qualcuno dovrebbe far sapere al ministro Giulio Tremonti che se proprio cerca…
Tremonti potrebbe garantire un risparmio alle casse dello Stato scegliendo l’open source per i pc della pubblica amministrazione. Per capire come fare, potrebbe seguire l’esempio dall’Asl di Bologna
Qualcuno dovrebbe far sapere al ministro Giulio Tremonti che se proprio cerca soldi, basterebbe guardare il proprio pc. Come abbiamo già scritto qualche tempo fa (Ae 101), la pubblica amministrazione spende ognianno almeno 2 miliardi di euro in licenze di software proprietario, 680 milioni solo per comprare prodotti Microsoft. Se un buona volta si convertisse al software libero, sarebbero tutti soldi risparmiati.
Non solo: la gratuità delle licenze è solo uno degli aspetti, e in alcuni casi non il più significativo. Il software libero associa al risparmio sui costi delle licenze una serie di vantaggi molto significativi: meno minacce da virus, necessità di macchine meno potenti, più flessibilità e possibilità di personalizzazione.
E poi ci sarebbe un altro aspetto: la maggior parte delle aziende del software proprietario (Microsoft in testa) sfrutta i meccanismi (perversi) dell’Iva comunitaria, per cui vende le licenze da una sede in Irlanda, che è il Paese europeo con l’aliquota Iva più bassa, e a questo aggiunge significativi incentivi fiscali. Quindi, l’acquisto di software proprietario in Italia rappresenta un vantaggio economico per l’Irlanda, ma non per l’Italia (anche in termini occupazionali).
Capito Tremonti? A essere sinceri gli esempi virtuosi di enti pubblici che utilizzano software libero aumentano anche in Italia. Per vedere l’ultimo basta fare un salto su www.ausl.bologna.it: la seconda azienda sanitaria locale del Paese ha sviluppato il proprio sito usando free software (il cms Plone, per essere precisi), con un bel risparmio che in realtà era iniziato già dal 2004, quando l’azienda aveva convertito al software libero la proria intranet (che collega tra loro tutti i 10mila dipendenti). La “conversione” della Asl ha fatto da apripista, e adesso la maggior parte dei siti delle Regione Emilia-Romagna utilizza Plone (tra l’altro esiste un progetto apposito della piattaforma rivolto alla pubblica amministrazione: www.plonegov.org).
Per rispiegare tutto questo, visto che ce ne è ancora bisogno, da dieci anni (dieci!) l’Italian Linux Society organizza il Linux Day, una giornata dedicata alla promozione del software libero.
Nelle ultime due edizioni sono stati oltre 100 gli eventi sparsi per tutto il territorio nazionale, con un migliaio di volontari coinvolti e almeno 20mila persone a parteciparvi. Quest’anno la data è il 23 ottobre e noi di Altreconomia siamo media partner ufficiale dell’evento (www.linuxday.it).
L’edizione 2010 sarà dedicata alla scuola, col duplice intento di ribadire l’alto valore culturale dell’utilizzo di software libero e la sua possibilità di generare risorse, in un momento così drammatico di tagli.
Già a marzo si è tenuta a Verona una conferenza dedicata al tema (www.convegnoscuola.fdns.net), mentre a questo indirizzo http://pdp.linux.it/wiki/index.php/DossierScuola_PaginaIniziale è possibile dare un occhio al dossier che verrà preparato per l’occasione.
Perché anche nella scuola italiana i casi virtuosi non mancano: dall’istituto Majorana di Gela (vedi Ae 109) al Rossini di Grosseto, dal Battaglia di Norcia (Pg) al Paschini di Tolmezzo (Ud).
Per concludere con l’Ente per il diritto allo studio universitario del Piemonte, che a partire da settembre adotterà in tutti i computer presenti nelle proprie aule di studio e residenze universitarie sistemi operativi open source e chiederà che tutti i nuovi computer vengano acquistati privi di sistema operativo preinstallato.
E così il pinguino, simbolo di Linux, se la giocherà ad armi pari con Windows.