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Raid vandalico contro la cooperativa Arvaia, la più grande CSA italiana
La cooperativa ha riportato danni per circa 9mila euro tra reti divelte, teloni strappati e coltivazioni vandalizzate. A rischio le consegne di frutta e verdura già pre-finanziata dai soci. Il raid porta la firma dell’Animal liberation front
Circa novemila euro di danni tra teloni di cinque tunnel squarciati, impianti di irrigazione distrutti, reti divelte e coltivazioni vandalizzate. “Abbiamo passato due giorni orribili”, racconta al telefono Anna Brandinelli di Arvaia, cooperativa agricola e comunità che sostiene l’agricoltura, attiva da sette anni nell’area agricola del Parco città campagna di Villa Bernaroli, nel quartiere Borgo Panigale-Reno di Bologna. Nel corso della notte tra sabato 19 e domenica 20 giugno alcune persone non ancora identificate hanno devastato le serre e i campi della cooperativa, lasciando scritte minacciose sui teli delle serre e la sigla dell’Animal liberation front (ALF). “Abbiamo sporto denuncia e la polizia scientifica ha già condotto i rilievi del caso -fa sapere Arvaia dalla propria pagina Facebook-. La violenza di ALF si è abbattuta sulle coltivazioni di patate e fagioli, sulle piante di zucchine, meloni, fragole, nonché sulle coperture delle serre e l’irrigazione”.
Nata nel 2013 a Bologna, Arvaia è la prima cooperativa agricola ad aver portato in Italia il modello mutualistico e solidale della CSA (Comunità che supporta l’agricoltura, dall’inglese Community supported agricolture). Il meccanismo prevede che gli associati, attraverso una quota annuale basata sul proprio fabbisogno e le possibilità economiche, coprano i costi che la cooperativa sostiene per la produzione. Con 220 partecipanti e 500 soci della cooperativa, Arvaia è oggi la più allargata Csa italiana. Nei suoi 35 ettari di campi sono coltivate (con metodo biologico) 75 varietà di ortaggi, cereali e frutti.
Secondo gli investigatori, l’atto vandalico commesso ai danni di Arvaia sarebbe legato alle pratiche adottate dall’azienda per proteggere le colture dai danni delle lepri “che sono golose dei germogli delle piantine -spiega Brandinelli-. Noi ci troviamo all’interno di una zona di ripopolamento e questo significa che dobbiamo convivere con molte specie animali. Oltre alle lepri ci sono fagiani, ranocchie e diverse tipologie di uccelli come le taccole, che bucano gli impianti di irrigazione”. La convivenza con la fauna locale non è semplicissima (come testimonia la recente “incursione” dei piccioni che in una sola mattinata hanno ripulito un intero campo appena seminato a piselli), ma Arvaia afferma di aver sempre agito in modo di “ridurre al minimo l’impatto della produzione agroalimentare sull’ambiente naturale”.
Nel caso delle lepri, Brandinelli spiega che la cooperativa ha installato una rete apposita per prevenire l’intrusione di questi animali. Inoltre, in primavera, le guardie venatorie svolgono attività di cattura con metodi non cruenti per poi liberare le lepri in altre aree dove non ci sono campi coltivati. “La cooperativa non solo non ha mai compiuto azioni fuori dai vincoli delle leggi che regolano la materia, ma ha anche intrapreso una collaborazione con Lega anti vivisezione (LAV) per garantire la massima correttezza in tali azioni di contrasto”, spiega Arvaia. ALF, invece, accusa Arvaia di uccidere le lepri.
Un’azione violenta che non colpisce solo la cooperativa agricola, ma tutti coloro che credono nel progetto e che hanno pre-finanziato la produzione. “In settimana dovremmo riuscire a ripristinare i tunnel. E dovremo ripristinare alcune piantagioni che erano appena state avviate spiega ancora Brandinelli-. Poi c’è il danno legato alle produzioni che erano quasi pronte per essere raccolte, come zucchine e meloni, e che adesso non potremo consegnare ai soci, che si ritroveranno così ad avere meno prodotti rispetto a quello che avevano pre-finanziato”.
Ma il danno è anche morale: “Questo atto vigliacco e vandalico è stato condotto contro una realtà che in questi sette anni ha saputo ricreare un agro-ecosistema complesso in un’area pubblica prossima alla città -scrive Arvaia-. Preservando e aumentando la biodiversità animale e vegetale con le proprie pratiche agricole in un’ottica di valorizzazione ambientale e sociale, garantendone sempre la fruibilità e l’accessibilità a tutti e tutte”.
L’obiettivo, ora, è far ripartire al più presto le attività. Chi vuole potrà dare una mano (fisicamente) per smontare i tunnel danneggiati e riparare la recinzione. “Stiamo valutando anche altre possibili modalità per ottenere supporto economico -spiega Anna Brandolini-. Il modo migliore potrebbe essere quella di associarsi ad Arvaia: al momento abbiamo circa 230 soci, ma abbiamo la capacità produttiva per accoglierne altri 50. Per chi volesse sostenerci, questa strada è già percorribile e ci darebbe anche sostegno a lungo termine”.
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