Diritti
Razzismo e schiavitù: serve un vero pacchetto sicurezza
Come spesso avviene, fatti e fenomeni sociali si osservano meglio da lontano, liberi dai condizionamenti e dai depistaggi dei media locali e del potere politico. E’ quindi normale che la lettura più netta e più cruda delle vicende di Rosarno…
Come spesso avviene, fatti e fenomeni sociali si osservano meglio da lontano, liberi dai condizionamenti e dai depistaggi dei media locali e del potere politico. E’ quindi normale che la lettura più netta e più cruda delle vicende di Rosarno venga dalla stampa estera (ma anche il giudizio del governo egiziano è stato piuttosto perentorio e in larga misura fondato).
Come si vede nel piccolo box ripreso da Repubblica e nell’articolo del Pais (vedi allegati a fianco), sui media internazionali non si esita a parlare di aggressione razzista nei confronti dei lavoratori neri impegnati nella raccolta delle arance, con espliciti riferimenti alla complicità delle nostre istituzioni.
Potremmo semmai specificare che il pogrom di Rosarno ha una connotazione che comprende l’elemento razzista e va anche oltre, trattandosi di una violenta repressione contro un gruppo di schiavi che ha mostrato segni d’insofferenza. Di questo si tratta, per quanto sgradevole sia applicare nozioni come schiavismo e razzismo al proprio paese.
D’altronde l’Italia è l’unica democrazia in Europa ad avere affidato addirittura il ministero dell’Interno a uno dei partiti xenofobi nati e cresciuti nel vecchio continente negli ultimi anni: altrove, attorno a questi partiti, è stato costruito un "cordone sanitario" di tipo politico e culturale; da noi l’universo leghista è riuscito a imporre la sua agenda e a sfondare anche negli ambienti democratici e progressisti, fra pacchetti sicurezza, ordinanze dei sindaci, allarme per l’immigrazione.
I risultati di questa invasione di campo non possono sfuggire all’attenzione di alcuno. A questo punto ci vorrebbe un nuovo pacchetto sicurezza, rivolto però alla protezione dei lavoratori stranieri nel nostro paese, a cominciare da quelli costretti a lavorare in nero o a vivere senza avere i documenti in regola.