Diritti
I movimenti nel “risiko” delle armi
Cosa si è mosso in queste settimane…
Nonostante segnali incoraggianti arrivino da alcune scelte dell’amministrazione Obama (e ottengano successi, come l’allentamento del controllo incrociato con Mosca), il mondo della produzione armiera e delle spese militari continua a non fermarsi, pure in tempo di crisi.
Queste ultime settimane sono state dense di avvenimenti, piccoli e grandi, che dimostrano ancora una volta come le scelte strategiche dei governanti mondiali ancora pensino di risolvere le situazioni critiche armandosi fino ai denti.
Partiamo dalle "potenze emergenti": a fine luglio quella che viene definita la più grande democrazia del mondo (l’India dalla crescita demografica sterminata) si è dotata del primo sottomarino nucleare. Le bombe di cui il paese asiatico dispone potranno quindi da ora essere lanciate anche al di sotto dei mari, aumentando così la capacità di ritorsione che renderà ancora più complicati i rapporti con il complicato Pakistan. A tranquillizzare le preoccupazioni dovrebbe giungere la frase del primo ministro Singh (che echeggia quelle che di solito sentiamo dalle voci dei "nostri" governanti") e cioè che l’India "non ha disegni aggressivi: vogliamo solo difendere i nostri valori". Salvo poi chiamare il nuovo gioielllo Arihant, cioè "distruttore di nemici". Lungo oltre 100 metri il sottomarino caricherà anche 12 missili balistici K-15 armati con ogive nucleari in grado di raggiungere un raggio di 700 chilometri e il missile nucleare Agni-III con una gittata di 3500 chilometri. La sua costruzione fa parte di un programma di ammodernamento nucleare costato finora 2,4 miliardi di dollari.
Sempre in ambito nucleare, come probabile contropartita per le sue aperture ai nemici storici e la volontà di diminuire gli arsenali tattici, il Presidente USA Obama si vede recapitare un conto ostico. Da più parti si avanza l’idea (e in questo Ministero della Difesa e Parlamento potrebbero ritrovarsi alleati) per una revisione ed un aggiornamento delle storiche bombe nucleari B61. Ordigni che attualmente raggiungono gli obiettivi per gravità e che verrebbero invece dotati di mezzo di propulsione proprio con puntamento più preciso degli obiettivi. Un miglioramento netto di prestazioni per armi che potrebbero venire montate anche sui nuovi caccia-bombardieri F-35, che pure l’Italia è in procinto di acquistare.
La lobby armiera inoltre non vuole dare tregua a qualsiasi tentativo di diminuire il proprio potere e le proprie rendite. A fine Novembre è in programma in Svizzera un referendum (di cui AE aveva anticipato la notizia, vedi articolo linkato) per la messa al bando qualsiasi tipo di export bellico. La strada è ovviamente in salita, considerando anche che il Consiglio Federale ha votato una propria raccomandazione contro tale ipotesi, ma le associazioni e i gruppi che hanno fatto partire l’iniziativa popolare non vogliono mollare, nonostante episodi davvero inquietanti. Recentemente (a fine agosto) è infatti avvenuto un tentativi di vero e proprio spionaggio ai danni della campagna che sostiene il referendum: un dipendente della Farner PR (azienda di comunicazione che cura l’immagine delle industrie d’armi in questo frangente) si è fatto passare per attivista partecipando ad un weekend di decisione riguardo alla strategia da tenere all’interno del GSoA (Group for a Switzerland without an Army). Le sue domande indirizzate soprattutto ai numeri degli associati e ai budget in gioco lo hanno fatto scoprire quasi subito… ma l’episodio è emblematico per comprendere quali siano i reali interessi in gioco.
L’iniziativa svizzera è comunque da sostenere anche da parte del mondo del disarmo italiano, sia per l’efficacia e radicalità della richiesta sia per il valore simbolico che una vittoria del SI al bando dell’export avrebbe.