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Diritti

Stop al mercato Ue delle emissioni di carbonio!

Sotto accusa l’Emissione Trading System, che non avrebbe contribuito alla lotta contro i cambiamenti climatici. L’appello, sottoscritto da novantà realtà della società civile internazionale inviato ai componenti della commissione Ambiente del Parlamento europeo

Oltre 90 realtà della società civile internazionale, tra cui anche l’italiana Re:Common, hanno sottoscritto un appello alle autorità dell’Unione europea affinché cancellino per sempre il mercato delle emissioni di carbonio (in inglese Emission Trading System), sostituendolo con politiche sulla lotta ai cambiamenti climatici reali ed efficaci. Il documento è stato inviato a tutti i membri della Commissione ambiente del Parlamento europeo, che questa mattina hanno votato la prima delle riforme strutturali proposte dalla Commissione per “salvare” l’ETS.

Nel documento, scaricabile su http://scrap-the-euets.makenoise.org/italiano/, le associazioni e le organizzazioni che promuovono l’appello evidenziano come né questo intervento né gli altri su cui la Commissione europea ha aperto una consultazione saranno in grado di risolvere i problemi strutturali e le contraddizioni interne che viziano il mercato dei crediti di carbonio europeo fin dal suo esordio nel 2005.

L’Emission Trading System di fatto ha aumentato, invece di diminuire, la dipendenza dai combustibili fossili, distogliendo l’attenzione e preziose risorse dalle vere sfide poste dal surriscaldamento globale. Per questo dopo sette anni è arrivato il momento di un cambiamento radicale e definitivo.

“L’Unione Europea ha fondato la propria politica sui cambiamenti climatici su uno schema di mercato che si è dimostrato fallimentare. Ora sta mettendo in campo risorse pubbliche per mantenerlo in piedi, mentre l’unica opzione sensata sarebbe ammettere che il sistema non funziona, e iniziare a implementare delle misure serie di ridefinizione del sistema produttivo e energetico europeo, che portino a una reale, e non solo contabile, riduzione delle emissioni” ha dichiarato Elena Gerebizza di Re:Common, collaboratrice di Altreconomia.

Lo schema ETS, operativo dal 2005, è stato disegnato sulla promessa che il mercato avrebbe definito il prezzo del carbonio, facendolo aumentare nel corso del tempo fino a toccare i 30 euro a tonnellata nel 2013. Invece il mercato non solo non ha funzionato, tanto che ora non si superano i tre euro a tonnellata, ma ha mostrato tutte le sue contraddizioni.

Uno degli elementi più controversi e criticati è rappresentato dal Clean Development Mechanism (CDM), che permettendo ai governi e alle compagnie del Nord del mondo di comprare crediti per da un progetto nel Sud invece di tagliare le proprie emissioni, ha provocato un incremento delle emissioni stesse. Il tutto su uno sfondo di processi di accaparramento delle terre e violazioni dei diritti umani delle popolazioni impattate dai progetti legati al CDM. “L’Unione europea propone il modello ETS come soluzione per la tutela delle risorse naturali come l’acqua e la biodiversità. Espandere i mercati e la finanziarizzazione della natura non sono soluzioni sostenibili né risolutive, oltre che strutturalmente inefficaci, come dimostra oggi la crisi dell’ETS” ha aggiunto la Gerebizza.

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