Diritti
“Zingaropoli” è stata discriminazione
“Emerge con chiarezza la valenza gravemente offensiva e umiliante di tale espressione che ha l’effetto non solo di violare la dignità dei gruppi etnici sinti e rom, ma altresì di favorire un clima intimidatorio e ostile nei loro confronti”.
“Emerge con chiarezza la valenza gravemente offensiva e umiliante di tale espressione che ha l’effetto non solo di violare la dignità dei gruppi etnici sinti e rom, ma altresì di favorire un clima intimidatorio e ostile nei loro confronti”.
Sono le parole di Orietta Micciché, Giudice del Tribunale di Milano, che ha accolto le ragioni dell’associazione Naga di Milano nella causa civile anti-discriminazione che l’associazione milanese aveva intentato contro la Lega Nord e il PDL. L’oggetto del contendere erano i manifesti affissi durante la campagna elettorale di Giuliano Pisapia e le dichiarazioni di Silvio Berlusconi e Umberto Bossi. La "celebre" "Zingaropoli" urlata come spauracchio nel caso di vittoria di Pisapia. La denuncia per discriminazione razziale del Naga era stata limitata alla questione relativa ai manifesti dal momento che per coinvolgere Berlusconi e Bossi si sarebbe dovuto superare l’immunità parlamentare.
Il ricorso del Naga aveva sostenuto che non fosse possibile né legittimo per un partito politico utilizzare slogan e dichiarazioni manifestamente discriminatorie nei confronti di alcune comunità e gruppi sociali. In particolare come lo era nei confronti di una minoranza protetta ex lege (i Rom), utilizzando -ricorda il Naga- l’esistenza stessa di detti gruppi e comunità come fattore di paura sociale nonché utilizzando termini apertamente denigratori e dispregiativi come “zingaropoli”. Impostazione che è stata accolta dalla giudice del Tribunale di Milano.