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Mille giorni e mille notti a difesa del fiume Chiese. La storia del Presidio 9 agosto di Brescia

Il Presidio 9 agosto a Brescia © Stefania Cingia

Nato nell’estate 2021 per opporsi alla costruzione di due depuratori a Montichiari e Gavardo per i reflui fognari del Garda con scarico nel fiume e per lottare contro la gestione commissariale prefettizia, è un esempio di attivismo unico nel nostro Paese, in grado di avvicinare tantissime persone. Chi lo anima (24 ore su 24) e quali sono le prospettive. Il nostro reportage

“Sono qui al Presidio perché questo è il mio fiume”, dice Gilberto Bergamini, abitante di Bedizzole (in provincia di Brescia) e da anni impegnato nella salvaguardia del Chiese. Guarda con emozione le foto che scorrono sul suo telefono e che ritraggono i tratti del fiume. “Quando abbiamo visto tornare gli aironi sul Chiese è stata un’emozione incredibile. Poi qui si sta bene, quando d’estate non sai dove sbattere la testa per il caldo, c’è acqua fresca e le correnti d’aria smorzano l’afa. Non si può rovinarlo”.

Bergamini fa parte del “Presidio 9 agosto”, nato nel 2021 dalla volontà di cittadine e cittadini di opporsi alla costruzione di due depuratori a Montichiari e Gavardo per i reflui fognari gardesani con scarico nel Chiese e di lottare contro la nomina del vertice prefettizio a commissario straordinario. “Una forzatura anti democratica, un’iniziativa che dimostra l’arroganza della politica a discapito della democrazia”, osserva Raffaella Giubellini, libera presidiante e partecipante del coordinamento del Presidio.

Nato come flashmob, si è poi stabilizzato per durare tre giorni e tre notti. Il 5 maggio di quest’anno saranno 1.000 giorni di presenza 24 ore su 24. Ha la sua base in un gazebo bianco all’ombra delle mura della prefettura di Brescia, in piazza Paolo VI. “Questo luogo l’abbiamo scelto come simbolo”, prosegue Giubellini. “È la sede della prefettura e se facciamo un presidio per contestare fermamente la nomina del commissario straordinario dobbiamo per forza essere qui, davanti alla sua sede. In passato il Comune ha proposto lo spostamento del presidio in altri punti della città ma abbiamo sempre rifiutato”.

Mille giorni e mille notti di presidio sono tanti e questo esempio di attivismo rappresenta un unicum in Italia. “Io non so se si può immaginare la costanza, il coordinamento e l’unione che bisogna avere per fare in modo che il presidio vada avanti”, sottolinea Giubellini. “Abbiamo fatto un conto: sono 7.000 turni coperti per 1.000 giorni e al gazebo c’è sempre stato qualcuno, notti comprese”. Il Presidio 9 agosto è formato oggi da quattro associazioni: il Tavolo provinciale Basta veleni, il Comitato referendario acqua pubblica, il Comitato ambiente territorio Basso Garda e il Comitato Mamme del Chiese. Alla nascita contava anche la Federazione del Tavolo delle Associazioni che amano il Fiume Chiese ed il suo Lago d’Idro, successivamente staccatosi per sviluppare più la parte culturale della questione. Il Presidio funge anche da coordinamento con le tante associazioni di tutela ambientale e non solo che nel tempo si sono raccolte a difesa del Chiese, realtà che lavorano direttamente sui territori. “Non è una zona circoscritta perché il Chiese è lungo 160 chilometri, tocca 31 Comuni e sulle sue sponde vivono circa 170.000 persone”, spiega Piera Casalini, portavoce e creatrice del Comitato Mamme del Chiese.

Il presidio è nato con tre obiettivi: la difesa del fiume in tutti i suoi tratti, la dismissione della figura commissariale e la cancellazione del progetto dei due depuratori a favore di un altro sistema più sostenibile e che resti nei territori dove i reflui vengono prodotti. Per portare avanti le proprie richieste, le attiviste e gli attivisti si sono mossi a tutti i livelli istituzionali, a cominciare dalla Provincia di Brescia, dove ancora martedì 30 aprile i presidianti hanno manifestato per via della mancata discussione di una mozione al Consiglio provinciale in programma quel pomeriggio. “Facciamo ancora fatica a far capire le ragioni della nostra protesta alle istituzioni”, riflette Giubellini. “La mozione Apostoli, che riprendeva le mozioni Sarnico e Almici e che chiedeva espressamente che le acque venissero depurate nel loro bacino idrografico di appartenenza, non è stata discussa”. E non lo sarà nemmeno nel prossimo Consiglio. “Protestiamo in Provincia e continueremo a farlo perché la mozione è stata depositata, è passata due volte in Commissione Ciclo Idrico, ma non viene calendarizzata per essere discussa a livello di Consiglio provinciale”, precisa Casalini.

È stata interpellata anche Regione Lombardia, più volte e per diversi motivi, e che finalmente ha stanziato delle risorse per permettere lo studio dello stato ecologico del Chiese e della sua capacità di resilienza. Lo studio è stato affidato al Centro italiano per la riqualificazione fluviale e il Presidio ha chiesto che l’iter del progetto dei depuratori si fermi proprio per aspettare i risultati di questa indagine, che durerà oltre un anno.

Anche Bruxelles è stata raggiunta: “Il 29 novembre 2023 abbiamo portato all’attenzione della Commissione petizioni del Parlamento europeo la questione denunciando la presunta violazione di due direttive: una è la direttiva di Aarhus che prevede che quando ci sono delle decisioni a livello ambientale di impianti dal forte impatto, i processi decisionali debbano essere il più possibile aperti alla partecipazione popolare. L’altra è la direttiva Acque, che indica prudenza nel mescolare le acque di due bacini per ragioni di sicurezza, anche a livello sanitario”, spiega Casalini, che ha lavorato su questo insieme a Sergio Aurora.

Al di là dell’aspetto politico e degli obiettivi da perseguire, è l’esperienza stessa del Presidio che diventa importante non solo per chi vi ha preso attivamente parte ma per tutte le persone che hanno conosciuto questa forma di attivismo continuo, pacifico e civile. “Questa lotta ha saputo avvicinare tantissime persone che non sono nemmeno direttamente coinvolte -racconta Giubellini-. Abbiamo riempito questa piazza di contenuti, abbiamo fatto tantissime iniziative a livello culturale, a livello ricreativo, abbiamo dato ospitalità a tanti gruppi e associazioni, qualcuno l’ha preso anche come base per il banchetto di nozze. Abbiamo aperto riflessioni su tematiche laterali, come gli spazi pubblici e come vengono vissuti”. Della stessa idea anche Casalini: “Ci apre il cuore che le persone di Brescia e provincia, ma anche di altre città e addirittura straniere, ci sostengano. È come se avessero capito e poi diffuso il nostro messaggio. Rispetto a quello che abbiamo dato, abbiamo ricevuto molto di più”.

“È il metodo stesso di come è stata portata avanti questa lotta che è unicum”, ci tiene a sottolineare Marino Ruzzenenti, storico dell’ambiente, da tempo coinvolto nelle tematiche ambientali e “libero presidiante”. “Il mondo dell’associazionismo ambientale è spesso frammentato e variegato. Invece qui si è cercato di tenere tutti insieme, di continuare a dialogare, di confrontarsi sempre: tra di noi (tutte le decisioni vengono prese in assemblea con votazione democratica), con la popolazione e con le istituzioni, intese anche come luogo dove far sentire le nostre ragioni”.

Tra gli strumenti per portare avanti la lotta non c’è solo il presidio permanente ma anche manifestazioni (l’ultima, il 13 aprile di quest’anno, ha portato in piazza più di 2.300 persone), eventi culturali, tavole rotonde sui territori, feste, eventi di sensibilizzazione. In cantiere ci sono anche un libro e una pièce teatrale.

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