Cultura e scienza / Opinioni
Ventuno consigli di lettura per superare il dilettantismo della politica
L’urgenza della crisi climatica e ambientale richiede un pensiero ecologico ferrato, attento e reattivo. Una questione culturale. La rubrica di Paolo Pileri
Le alluvioni e le frane di Romagna, Marche e Ischia vanno lette assieme come una rapida successione che ha sbriciolato definitivamente i nostri riferimenti sul governo del territorio. A chi ancora non l’ha capito e di nuovo invoca ricostruzioni e rapidi ritorni alla precedente normalità, ricordo le ultime parole del filosofo francese Bruno Latour nel suo “Facciamoci sentire! Manifesto per una nuova ecologia” (scritto con Nikolaj Schultz per Einaudi, 2023): “Non siamo più nella stessa storia […] non ci troviamo più di fronte alla stessa materia”.
E soprattutto non può più essere l’economia di produzione a definire il nostro orizzonte, ma la ricerca di nuovi paradigmi di abitabilità in questo tempo della post crescita. È il clima cambiato a comandare. È la biodiversità a dettare l’agenda a politica e imprese. È la buona agricoltura non industriale a dire come coltivare e come mangiare. È la tutela del suolo a decidere le mosse dell’urbanistica. È l’ecologia il nuovo senso comune. Stop alle inutili vie di mezzo che non cambiano nulla. Ma la domanda ora è: come far sì che tutto ciò diventi un nuovo impegno politico capace di fermare il continuo negazionismo ecologico? Le mobilitazioni dei giovani -che apprezzo e condivido- sono una modalità.
Ma ancora non basta. Qui la questione è culturale oltre che politica, di prevenzione e non più solo di riparazione o mitigazione. Si tratta di educare l’impegno politico affinché chiunque vi si affacci sia preparato e preciso, selettivo e decisivo sui temi ecologici. Essere stati eletti o essere del territorio sono oggi affermazioni prive di senso davanti al disastro ecologico. Il da farsi lo ricorda Norberto Bobbio (filosofo, senatore a vita, antifascista, partigiano) con il suo secondo consiglio per l’impegno politico: “Conoscere il mondo che ci circonda con una cultura non dilettantistica. Riformarsi reciprocamente. Studiare i problemi […]. Se non vi ponete temi precisi vi disperderete”.
Parole perfette per questo momento storico in cui chi fino a ieri trascurava la difesa del suolo, oggi pretende di farci lezioni e di dirci che cosa fare. E invece, per capire che cosa fare si deve prima studiare, altrimenti perderemo le sfide che abbiamo di fronte. In questi mesi abbiamo sentito troppe affermazioni da dilettanti allo sbaraglio, soprattutto dai responsabili politici. Questo non è accettabile e non possiamo permetterlo. Dobbiamo tutti sfuggire al dilettantismo visto che tutti siamo nello stesso dramma ecologico e tutti facciamo politica, ciascuno con il proprio mestiere e le domande che pone.
21 proposte di lettura per educare il pensiero politico all’ecologia, strappandolo al dilettantismo. Usiamo l’estate per sopravanzare una politica troppo indietro per essere attuale e credibile.
Raccogliendo quindi l’invito di Bobbio, vi propongo alcune letture per questa pausa estiva: “Facciamoci sentire” (Latour e Schultz), “La distruzione della natura in Italia” (Cederna), “Grande mondo, piccolo pianeta” (Rockstrom), “Biofilia” (Wilson), “I diritti della natura” (Cullinan), “L’era degli scarti” (Armiero), “La biodiversità” (Buiatti), “Viaggio nell’Italia dell’Antropocene” (Pievani), “La terra non è mai sporca” (Benedetto), “Questo pianeta” (Conti), “Primavera silenziosa” (Carson), “Siamo l’aria che respiriamo” (Naess), “Il viaggiatore leggero” (Langer), “Basi di pedologia” (Certini), “Non c’è più tempo” (Mercalli), “Montagne di mezzo” (Varotto), “Ecologica” (Gorz), “Terra bruciata” (Liberti), “E se smettessimo di fingere?” (Franzen), “Orto biologico” (Conte), “Il futuro è sottoterra” (Monbiot). Scegliete voi, ma il mio consiglio è quello di fare almeno una lettura ecologica questa estate. Dobbiamo stare sulla scena politica con un pensiero ecologico ferrato, attento e reattivo: è cosi che esilieremo questa politica impreparata e tutto quel che le ruota attorno.
Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia, 2022)
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