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Altre Economie / Varie

Valtellina, non di solo sci

Si scrive "AltRaValtellina" e si legge un’associazione di B&B e aziende agricole che punta al turismo responsabile tra festival, artigiani e percorsi accessibili, in una valle tutta da scoprire. Anche in bicicletta, lungo i 76 chilometri di percorsi che uniscono Morbegno a Tirano, la "Via dei Terrazzamenti"

Tratto da Altreconomia 174 — Settembre 2015

L’appuntamento con Norma Ghizzo è davanti al teatro parrocchiale di Grosio, piccolo comune della Valtellina appena dopo Tirano, in provincia di Sondrio. Poco distante corre la Statale 38, che porta alle mete più battute di Bormio e Livigno. È una calda serata di luglio e dentro al teatro sta per cominciare il concerto jazz del William Lenihan Trio, uno dei numerosi appuntamenti della rassegna AmbriaJazz (www.ambriajazz.it, conclusasi il 9 agosto). Giunta quest’anno alla settima edizione, la manifestazione curata da Giovanni Busetto -marito di Norma- è un tour (gratuito) alla scoperta della Valle. Una riuscita esperienza artistica che cerca di mostrare una Valtellina alternativa al modello “mordi e fuggi” delle frequentate piste da sci.
In questi anni AmbriaJazz ha costruito una fitta rete tra amministrazioni locali, cooperative sociali e associazioni di varia natura. Una tela virtuosa che ha convinto Norma a dar vita con altri 16 soci fondatori all’associazione di turismo responsabile chiamata “AltRaValtellina” (www.altravaltellina.altervista.org). “Dal novembre 2014 ad oggi i soci sono diventati 21, tra B&B, agriturismi, guide, punti di ristoro e aziende agricole -racconta Norma- e respiriamo davvero un grande entusiasmo”. Mentre Norma elenca gli obiettivi della giovanissima rete -“l’ottica condivisa è quella di una fruizione senza sfruttamento delle risorse”, infatti- Roberta sta spillando una “Sbrega”, buona birra amara prodotta dal “Pintalpina” (www.pintalpina.it), birrificio artigianale sociale aperto da quest’anno con base a Chiuro, a 10 chilometri da Sondrio, che offre opportunità di lavoro e formazione a giovani con disabilità parziale. È tra i partner del festival, proprio come l’associazione fondata da Norma.
Uno dei B&B appartenenti alla rete è il suo, “Via Paradiso” (www.viaparadiso.it), immerso nel meraviglioso borgo medioevale di Ponte in Valtellina. Norma, che di mestiere fa la restauratrice, è una guida puntuale nelle strade ciottolate del paese. Oltre alle tappe storiche -come la casa dell’astronomo Giuseppe Piazzi o quella della famiglia della giornalista e scrittrice Camilla Cederna, figlia del valtellinese Giulio-, Norma tiene particolarmente a far conoscere chi coltiva mele biologiche -sono cinque aziende in tutta la provincia di Sondrio, in una terra dove l’ultimo rapporto di Greenpeace “Il gusto amaro della produzione intensiva di mele” è tornato a denunciare l’utilizzo massiccio di pesticidi- o recupera grani particolari al suo forno. Sono l’azienda agricola Simonini e il Forno di Berola. Buona parte dei negozi e delle botteghe a piano terra, però, sono chiusi, a dimostrazione di uno spopolamento che in questa parte di Valle è regola che si fatica a contraddire. Tra le eccezioni c’è Luca Waldner (www.lucawaldner.com), liutaio di bottega con clienti fino in Cina, che qui a Ponte è rimasto nonostante tutto e continua a “pensare e costruire” chitarre da studio e da concerto. È arrabbiato perché sicuro che “il modello economico e turistico di massa non porti nulla al territorio ma concentri semmai i profitti”. Pensa ad esempio al noto caso di Livigno, epicentro sciistico dell’alta valle compreso nel Parco nazionale dello Stelvio che è zona franca dal 1910. Nel solo mese di dicembre 2014 quel Comune di 6mila abitanti ha contato arrivi per oltre 38mila persone, per lo più stranieri, in crescita del 16% rispetto al 2011. Del complicato rapporto tra turismo e conservazione della fauna, ad esempio, ha trattato Mariagrazia Folatti, responsabile del Servizio Aree Protette della Provincia di Sondrio, ospite di un convegno organizzato proprio da “AltRaValtellina” a fine maggio.

Occupandosi della gestione dei 16 siti di Rete Natura 2000 affidati alla Provincia di Sondrio, Folatti conosce bene gli impatti che il turismo -anche se sostenibile- può avere sulla vita nelle aree tutelate. Ed è per questo che ha lavorato per raggiungere accordi -com’è il caso di un protocollo d’intesa sottoscritto con il Comune di Livigno- per la regolamentazione, delimitazione e formazione di chi attraversa zone battute, ad esempio, da specie come il gallo forcello, l’aquila reale o la pernice bianca. Discorso a parte per lo sci “tradizionale”, dove il consumo di suolo ha di fatto espulso la fauna dalla circolazione, eccetto cervi, caprioli o lepri che attraversano le piste in tarda serata.

Conservare la biodiversità conviene, così come passeggiare e pedalare lungo la Via dei Terrazzamenti, splendido progetto frutto del Distretto Culturale (www.distrettoculturalevaltellina.it) sostenuto da Fondazione Cariplo, finanziato dalla Fondazione di Sviluppo Locale e coordinato da Dario Foppoli, che è ingegnere. “Dei 76 chilometri di percorsi che uniscono Morbegno -all’inizio della Valle- a Tirano, -racconta Foppoli- quelli realizzati ‘ex novo’ sono meno di uno”. Gli ultimi due lotti della Via -realizzata con un investimento di 3 milioni di euro- sono stati consegnati nel giugno di quest’anno. Già candidati a diventare patrimonio dell’UNESCO, con i loro 850-1.000 ettari di estensione utilizzabile (si stima ce ne siano altri 5mila coperti dal bosco), i terrazzamenti valtellinesi rappresentano il 37% di tutta la superficie terrazzata italiana. “Le prime notizie storiche relative ai terrazzamenti -ricostruisce Foppoli- sono connesse a insediamenti monastici del 1100-1200. La grande esplosione ci fu con il dominio dei Grigioni (1512-1796), dato che la nostra valle era la più fertile del Cantone ed il vino era esportato a Nord e nell’Impero. Nel 1800 raggiungevano i 6mila ettari, coltivati a segale, grano saraceno e vino, ma attualmente sono rimasti quelli di maggior valore, dove si concentrano i vitigni Sassella, Grumello e Inferno”. Preservare i terrazzamenti è pratica che implica “un costo considerevole”, racconta Foppoli. “I muretti richiedono una manutenzione periodica, cultura che s’è persa negli ultimi 50 anni”. È per questo che la Via non si pone soltanto come un ‘sentiero’ quanto come uno strumento che metta in relazione produttori di vini, strutture ricettive, cooperative sociali che impegnano ragazzi con disabilità magari e privati, così che comprendano l’importanza strategica dei terrazzamenti e del territorio e si facciano attori della sua tutela”.

Attraversato il 18esimo Comune (Tirano), in prossimità del confine svizzero, la Via dei Terrazzamenti si unisce alla storica “Via Valtellina”, concepita per esportare il vino fino alla regione austriaca di Voralberg e che oggi è un percorso ciclo-pedonale che si snoda fino a Gargellen. Le due Vie hanno da poco sottoscritto una convenzione di “mutuo aiuto”, rendendo di fatto continuo il tracciato di circa 200 chilometri che dalle Alpi si spinge (quasi) fino al Lago di Como -mancano appena 15 chilometri-.
La Via terrazzata tra Tirano e Morbegno è costata circa 3 milioni di euro, 40mila euro a chilometro. Fa riflettere il confronto con il sesto lotto della variante di Santa Lucia della “nuova” SS38, a 30 minuti di macchina da Grosio: 1,4 chilometri di attraversamento in galleria voluto dalla Provincia di Sondrio per sgravare il centro cittadino di Bormio dal traffico automobilistico dei turisti diretti (anche e soprattutto) al Passo del Foscagno e quindi a Livigno (il treno infatti si ferma a Tirano). Il “costo complessivo” dell’opera -che per 994 metri è in galleria e sarà pronta nell’autunno di quest’anno- è di 40.374.444 euro: 28,8 milioni a chilometro. Anche questo è un esempio delle visioni differenti dello “sviluppo” della Valtellina e dell’utilizzo delle risorse a disposizione.

A Tresivio -borgo vicino a Ponte in Valtellina che conta 2mila abitanti- incontriamo Miria, che porta avanti il B&B “Dalla Zia” (www.bnbdallazia.it), anch’esso tra i soci di “AltRaValtellina”. Con lei e Norma ci spostiamo a Sud, verso Sondrio, capoluogo di Provincia e centro di questo nuovo corso della Valle, percorrendo un tratto della Via dei Terrazzamenti. Una parte di questo cuore batte in Bangladesh, equo e solidale. Lidia Perucconi, che è una delle fondatrici della Bottega della Solidarietà di Sondrio (www.commercioequosondrio.it, via Giuseppe Piazzi, 18) ormai prossima al ventitreesimo compleanno (dal 2000 è cooperativa), alza la claire del grande magazzino di stoccaggio della Bottega. Ci sono cesti, arazzi intrecciati, grembiuli e splendide creazioni con Sari riciclati. Grazie all’operato di padre Giovanni Abbiati -missionario scomparso tragicamente nel 2009- la Bottega è diventata importatore delle produzioni di BaSE (www.basebangladesh.org), l’unione degli artigiani del Bangladesh, organizzazione non-profit di commercio equo e solidale, tra gli espositori a Milano Fair City lo scorso maggio (vedi Ae 171). In occasione dell’evento milanese, alcuni membri di BaSE sono stati ospitati nel B&B “Panemiele” (www.panemiele.eu, socio di “AltRaValtellina”) che Lidia porta avanti a Sondrio con suo marito Gian Mario, la figlia Chiara e Paolo, suo genero. È proprio quest’ultimo -che lavora alla Comunità Montana del capoluogo- a mostrare nell’ufficio del B&B cartine, mappe e itinerari ciclo-pedonali che dalla città partono lungo i versanti retico e orobico che stringono la Valle. Sul suo smartphone, Paolo ha alcune fotografie del sentiero Rusca (dislivello di 2.250 metri, da Sondrio fino al Passo del Muretto nella Valmalenco),  e del sentiero Valtellina, da poco sistemati in collaborazione con l’associazione dei Tecnici senza barriere (www.valtellinaccessibile.it), associata ad “AltRaValtellina”. Le aree di sosta -dai tavoli per il pranzo ai giochi per i più piccoli- sono state rese così accessibili a tutti e i “tecnici” organizzano “eventi accessibili” “grazie all’impiego della joelette (carrozzina da montagna con una sola ruota centrale, ndr)” in modo che anche le persone disabili possano “apprezzare le bellezze naturali della provincia di Sondrio”. Questa è l’altra Valtellina. —

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