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Vaccino anti-Aids, la vicenda varca i confini
di Duccio Facchini —
Dal Delaware al Canada, passando per la Nuova Zelanda e il Sud Africa. A 16 anni dall’annuncio, lo stato dell’arte del "vaccino" anti Aids in seno all’Istituto superiore di sanità continua a mutare. Così come la compagine societaria della Vaxxit Srl, che oggi vede al proprio interno ricercatori, fondi internazionali ed esponenti del mondo associativo
La rotta del cosiddetto “vaccino” italiano anti Aids tocca un nuovo approdo, anzi tre. Lo Stato Usa a fiscalità agevolata del Delaware, la cittadina neozelandese di Taupo e la seconda città del Canada, Montreal. È qui, infatti, che hanno dichiarato il domicilio tre degli otto nuovi soci di una piccola società chiamata “Vaxxit Srl”.
Facciamo un passo indietro. Annunciato nel 1998 dal gruppo di ricerca dell’Istituto superiore di sanità coordinato da Barbara Ensoli con entusiastico ottimismo, il percorso della componente “preventiva” del vaccino anti-AIDS si è interrotto. E se una parte si inceppa, l’altra prosegue. Il 4 marzo 2014, infatti, l’utilizzo del restante segmento “terapeutico” viene concesso con delibera ad hoc dal consiglio di amministrazione dell’ISS con “opzione esclusiva” a favore della società Vaxxit Srl.
Poco dopo arriva la nostra inchiesta, preparata in aprile e pubblicata nel numero 160 di Altreconomia (maggio 2014), centrata anche sulle sorti dei 49 milioni di euro stanziati per la “ricetta” dell’ISS. Quel che emerge, allora, è che il socio di maggioranza di Vaxxit (con il 70% delle quote) è proprio la dottoressa Barbara Ensoli -vice presidente della Commissione nazionale per la lotta contro l’Aids e direttrice del Centro nazionale Aids in seno all’Iss-. Accanto a lei, sino a metà aprile, la società 3 I Consulting Srl, con il 30%. L’amministratore di quest’ultima si chiama Giovan Battista Cozzone, esperto di brevetti che dal maggio del 2009 ha prestato una consulenza quadriennale per conto (e perciò nell’interesse) dell’Istituto superiore di sanità in materia di “trasferimento tecnologico” (per un importo complessivo di 393mila euro).
Il 27 maggio di quest’anno Emilia De Biasi, presidente della commissione Igiene e sanità del Senato, presenta un’interrogazione parlamentare al governo chiedendo conto del cammino del vaccino, a partire dalle novità messe in fila da Altreconomia. Il governo, nella persona del sottosegretario alla Salute Vito De Filippo, respinge al mittente ogni sospetto: nessun abuso, spiega il 12 giugno 2014 in commissione De Filippo, anche perché nessuna decisione vincolante è stata assunta dal consiglio di amministrazione dell’Istituto presieduto, oggi come allora, da Fabrizio Oleari.
Lo stesso Oleari che due giorni prima della replica dell’esecutivo a De Biasi, cioè il 10 giugno, contraddice se stesso quando -dinanzi al consiglio di amministrazione dell’ISS- dichiara “non idonea” la precedente deliberazione di marzo e dispone la verifica della fattibilità di uno spin-off dichiarato coerente soltanto tre mesi prima.
Il penultimo approdo del vaccino, in ordine di tempo, è stato poi quello di Palazzo Madama, dove il 2 luglio Vittorio Agnoletto -medico e co-autore del libro “Aids, lo scandalo del vaccino italiano”- e Fernando Aiuti -immunologo- vengono auditi “informalmente” dai senatori guidati da De Biasi, a proposito proprio dello stato dell’arte del progetto di ricerca in seno all’Istituto superiore di sanità.
Ed ecco l’ultimo anello. La compagine sociale della Vaxxit Srl (10mila euro il capitale sociale con Barbara Ensoli al 70% e 3 I Consulting Srl al 30%) è nel frattempo cambiata. È importante tenere a mente le date. Come detto il 4 marzo 2014 il cda dell’ISS giudica “coerente” la costituzione della Vaxxit Srl con il disciplinare spin-off. Appena tredici giorni dopo, il 17 marzo 2014, otto nuovi soggetti entrano nella società, andando ad aggiungersi a Barbara Ensoli e alla controllata per l’80% da Giovanni Battista Cozzone. Lo fanno con quote minime, non oltre l’1%.
C’è Fabrizio Ensoli (0,5%), fratello di Barbara, già responsabile del Laboratorio sperimentazioni cliniche vaccinali dell’Istituto San Gallicano di Roma -che si è occupato in passato anche dell’analisi dei dati relativi alla prima fase del vaccino preventivo- nonché “responsabile” del contratto di servizio tra San Gallicano, ISS e ministero della Sanità del Sud Africa dentro il “programma di sostegno” per una “risposta globale all’Hiv/Aids”.
C’è Paolo Monini (0,5%), primo ricercatore all’Istituto superiore di sanità, domiciliato in Sud Africa proprio per seguire una parte della ricerca in qualità di “Scientific Advisor al Direttore” Barbara Ensoli.
C’è Aurelio Cafaro (0,5%), anch’egli ricercatore dell’equipe di Barbara Ensoli, della quale è ex marito.
C’è Simone Marcotullio (0,5%), dell’associazione Nadir, la stessa che ha recentemente firmato una dura presa di posizione contro il professor Guido Silvestri, reo d’aver suggerito di recente prudenza nell’analisi proprio della ricerca Ensoli.
E c’è poi anche Mauro Magnani (0,5%), coordinatore della Scuola di biotecnologie del Dipartimento di scienze biomolecolari dell’Università di Urbino, già legato a Giovan Battista Cozzone, dato che la 3 I Consulting Srl di Cozzone partecipa all’8,63% del capitale della Diatheva S.r.l., di cui Magnani è consigliere.
C’è Fabrizio Ensoli (0,5%), fratello di Barbara, già responsabile del Laboratorio sperimentazioni cliniche vaccinali dell’Istituto San Gallicano di Roma -che si è occupato in passato anche dell’analisi dei dati relativi alla prima fase del vaccino preventivo- nonché “responsabile” del contratto di servizio tra San Gallicano, ISS e ministero della Sanità del Sud Africa dentro il “programma di sostegno” per una “risposta globale all’Hiv/Aids”.
C’è Paolo Monini (0,5%), primo ricercatore all’Istituto superiore di sanità, domiciliato in Sud Africa proprio per seguire una parte della ricerca in qualità di “Scientific Advisor al Direttore” Barbara Ensoli.
C’è Aurelio Cafaro (0,5%), anch’egli ricercatore dell’equipe di Barbara Ensoli, della quale è ex marito.
C’è Simone Marcotullio (0,5%), dell’associazione Nadir, la stessa che ha recentemente firmato una dura presa di posizione contro il professor Guido Silvestri, reo d’aver suggerito di recente prudenza nell’analisi proprio della ricerca Ensoli.
E c’è poi anche Mauro Magnani (0,5%), coordinatore della Scuola di biotecnologie del Dipartimento di scienze biomolecolari dell’Università di Urbino, già legato a Giovan Battista Cozzone, dato che la 3 I Consulting Srl di Cozzone partecipa all’8,63% del capitale della Diatheva S.r.l., di cui Magnani è consigliere.
Accanto a questi c’è anche Cedric Bisson, classe ’67, che risulta essere “venture partner” del più grande fondo di fondi canadese, Teralys Capital, che sul proprio sito (teralyscapital.com) dà conto di investimenti in informatica, sostenibilità e biotecnologie. Come Bisson, anche John Douglas Wilson (Nuova Zelanda), detiene l’1% della Vaxxit Srl (100 euro) così come il gruppo per il quale peraltro opera in qualità di esperto: la Ferghana Securities Inc., domiciliata a Wilmington, nello Stato Usa a fiscalità agevolata del Delaware.
Questa è ricompresa nell’orbita di Ferghana Partners Group (www.ferghanapartners.com), una banca d’investimento con base anche a New York (Ferghana Partners Inc.) e a Londra (Ferghana Europe LLP) specializzata, tra le altre cose, nel sostegno a transazioni che interessano anche comparti farmaceutici (tra i contraenti delle “recenti transazioni” si notano diversi gruppi farmaceutici tra cui l’italiano Angelini).
Il 28 aprile 2014 l’avvenuto cambiamento societario prende forma, con l’iscrizione della “modifica” presso la Camera di commercio. Poco meno di un mese dopo, il 22 maggio 2014, Vaxxit Srl diventa “attiva”, sempre presso la Camera di commercio.
Come scritto, la valutazione della coerenza tra la costituzione di Vaxxit Srl e il disciplinare di spin-off dell’Istituto superiore di sanità è ricominciata il 10 giugno. Resta però un elemento poco chiaro, scolpito all’articolo 4 del “Disciplinare per partecipazione dell’ISS e suo personale ad iniziative spin-off” votato il 10 dicembre 2012 dal cda dell’Istituto. Quell’articolo stabilisce i “doveri” del ricercatore/tecnologo che voglia costituire la società di spin-off, in questo caso la Vaxxit Srl. Tra questi, si legge, gli toccherà comprovare “il dettagliato business plan societario, contenente tra l’altro anche dati ed elementi utili ad identificare la specifica futura compagine sociale e le rispettive quote di partecipazione”. Tralasciando il pur interessante profilo (e destino) del piano economico e finanziario, va tenuto conto che all’epoca del 4 marzo 2014, quando il cda presieduto da Fabrizio Oleari certifica la “coerenza” di Vaxxit Srl (come detto allora ancora “inattiva”), le quote di partecipazione però erano del tutto in fieri e gli otto nuovi soci ancora fuori gioco. Alcuni, per certi versi, in paradiso.
“Una vicenda iniziata sedici anni fa con due grandi obiettivi: sconfiggere una malattia che continua a provocare milioni di morti nel mondo e celebrare la supposta eccelsa qualità della ricerca scientifica italiana, si sta trasformando in una ricerca esasperata di business privato da parte di alcuni ricercatori e in una enorme perdita economica e di credibilità da parte dell’ISS e di tutta la scienza medica italiana -è la riflessione di Vittorio Agnoletto, medico, già presidente della Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS e coautore del libro “AIDS Lo scandalo del Vaccino Italiano” (Feltrinelli 2012)-. Non c’è alcuna ragione per la quale l’ISS debba privatizzare o comunque autorizzare l’uso privato di brevetti frutto del lavoro di dipendenti pubblici e finanziato con soldi dello Stato. Dopo l’audizione in Senato, alla quale ho partecipato, e alla luce di queste nuove notizie, mi auguro che la commissione Igiene e sanità di Palazzo Madama formalizzi in tempi brevissimi una commissione d’indagine parlamentare”.
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