Una comunità che resiste
Anticipiamo l’editoriale del numero di aprile 2011 di Altreconomia
“Egregio direttore, Le scrivo per comunicarle che da domani andrò a infoltire la schiera delle persone prive di occupazione in questo Paese. Questo per effetto del recente decreto che ha, di fatto, sancito la fine dell’ulteriore sviluppo del settore del solare fotovoltaico in Italia. Un provvedimento che, con un colpo solo, affonda uno dei pochi settori che negli ultimi 4 anni ha conosciuto una crescita esponenziale.
Ho quasi 44 anni e quindi mi sarà difficile trovare un’altra occupazione. A lei ogni ulteriore commento su una scelta di cui mi riesce difficile trovare una qualche forma di ‘ratio’… Cordiali saluti”.
Marco Manzardo fa parte del Gas Tezze sul Brenta, ed è un lettore “storico” di Ae. Non abbiamo alcun commento da aggiungere alla lettera che ci ha inviato: forse, mentre leggete, il governo avrà ripensato -dopo tutte le pressioni che sta subendo- a questo provvedimento e Marco ritornerà al lavoro. Di certo, non c’è ratio in questa come in tante altre misure cui assistiamo. Se non quella di minacciare il benessere di tutti noi per fare gli interessi di pochi individui. Per quanto episodi di questo genere siano frequenti, continueremo a non farci l’abitudine, e a denunciarli.
Ci piace pensare che Marco -e le persone come lui- sia un resistente: resiste agli attacchi della politica e dell’economia ai suoi ideali, e alle scelte professionali e personali che ha fatto.
Il 25 aprile festeggeremo -ancora, dopo 66 anni- la liberazione e la resistenza. Chi sono, oggi, i resistenti? Vi proponiamo una lista, certi che anche voi ne avrete una. Secondo noi sono resistenti gli insegnanti, precari e maltrattati, che nonostante tutto continuano a fare con passione il proprio lavoro. Lo sono anche i loro allievi, costretti a studiare in scuole fatiscenti, a dispetto di una società che li vuole solo consumatori passivi. Resistono quelli che pagano le tasse, il biglietto sul bus, e poi sul bus si alzano per far posto a un anziano. Per non parlare dei migranti, degli operai, dei pensionati. O quelli che al bar ti sorridono mentre ti danno il resto.
I resistenti sono i lavoratori che non tollerano che i loro diritti non vengano riconosciuti, che non accettano discriminazioni, ingiustizie, soprusi, e si battono per un giusto salario, per il riconoscimento del loro valore, che è quasi anagramma di lavoro.
I resistenti sono anche quelli che non dicono: “Tanto sono tutti uguali”. Quelli che non hanno timore a dire: “Io ve l’avevo detto”, ad esempio che la Libia è una dittatura, il nucleare è una follia e che in Afghanistan siamo in guerra. Resistono gli artisti, gli attori che fanno teatro civile, che hanno talento e bravura da vendere ma subiscono i tagli alla cultura. Resistono gli spettatori che vanno a vederli, che stanchi dopo il lavoro non si arrendono a una serata davanti alla tv. Sono resistenti gli appartenenti alle forze dell’ordine che fanno il loro dovere, in mezzo ai molti che abusano del loro potere.
Resiste chi non ti imbroglia e non si arrende all’idea di doverlo fare. Resistono i “genitori antismog”, resistono i volontari.
A tutti loro, a tutti noi, buon 25 aprile.