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Ambiente / Opinioni

Una collana di parchi tra Perugia, Bastia e Assisi a difesa del suolo umbro

Il “Metropolitan Park System” una rete di grandi spazi verdi connessi nell’area metropolitana di Boston. Si tratta della più famosa opera del "park movement" © planning.org

Nella Regione che registra il consumo di suolo tra i più alti d’Italia (517 metri quadrati per abitante nel 2022, il 50% in più rispetto alla media nazionale) matura l’idea di una corona di aree agricole, spazi verdi e giardini pubblici connessi da percorsi che possano ridisegnare i margini urbani e ricollegare città e frazioni. Un progetto nato dal basso che via via ha avuto un progressivo riconoscimento istituzionale

Nella tradizione americana il rapporto uomo e natura è spesso riconducibile alle riflessioni di Henry David Thoreau o al pensiero di Ralph Waldo Emerson. Questo ultimo influenzò potentemente la ricerca successiva di Frederick Law Olmsted (1820-1903) figura cardine del “park movement” che ha coordinato la progettazione di molti parchi in America, tra cui il famoso Central Park di New York nel 1860.

Dei numerosi progetti innovativi sviluppati da Olmsted, l’intervento che ha lasciato una importante eredità culturale è sicuramente l’“Emerald Necklace” di Boston. In questo caso, il paesaggista americano supera l’idea di parco come entità singola da progettare come un’isola concependo piuttosto un “sistema” attraverso la previsione della “corona di smeraldi” che realizzò nella città statunitense nel 1902.

L’intervento consiste in una rete di parchi connessi anche attraverso “greenway” al fine di creare un’infrastruttura paesaggistica profondamente interconnessa. Si trattò di un’innovazione importante nel modo di concepire il verde in città in qualità di organismo vivente costituito da elementi legati tra loro con un significato strutturale piuttosto che puntuale e circoscritto.

L’operazione a scala urbana seguirà un successivo intervento a livello territoriale, unico nel suo genere, con il “Metropolitan Park System”. Si tratta di una rete di grandi spazi verdi connessi nell’area metropolitana di Boston in cui Olmsted sperimenta un modello di pianificazione regionale in cui il parco assume il ruolo di elemento regolatore del territorio lavorando alla grande scala. Questa tradizione ha avuto un lungo corso anche nel contesto europeo che è opportuno riscoprire oggi come potenziale strumento di difesa attiva del suolo.

Se all’epoca di Olmsted la sfida era dare all’espansione della città una forma armonica grazie all’integrazione con la natura, oggi -nell’Italia del declino demografico e dell’enorme surplus di edificato- la sfida è di arrestare il consumo di suolo, invertire l’espansione urbana e ristrutturare il tessuto urbanizzato riportando la natura nelle nostre città.

Il sistema delle pianure umbre sembra rappresentare un territorio adatto per attualizzare l’idea di Olmsted essendo le aree maggiormente interessante dalla crescita edilizia. In questa Regione, nel 2022 si sono registrati 517 metri quadrati di suolo consumato per ogni abitante. Quasi il 50% in più rispetto alla media nazionale (364 mq/abitante) nonostante la perdita di 2.405 residenti certificata dall’Istat. Secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) nell’ultimo anno sono stati consumati in Umbria 65 ettari di suolo (il 46% in più dell’anno precedente).

Nel territorio umbro esistono forme di resistenza a questo fenomeno come emerge da lavoro di mappatura di diverse esperienze dal basso. Queste presentano caratteristiche interessanti nelle modalità di difesa del suolo interpretato spesso come progetto culturale in grado di promuovere partecipazione civica e giustizia ambientale.

Il fattore aggregativo di questi movimenti è legato spesso all’opposizione rispetto a opere pubbliche o interventi privati come la costruzione o l’ampliamento di discariche, piattaforme logistiche o infrastrutturali come nel caso del progetto “Nodino”. Tuttavia, le questioni legate alla difesa attiva del suolo stanno entrando anche nelle agende politiche degli enti locali come dimostrato anche dalla recente tornata elettorale che ha interessato il capoluogo regionale.

A Perugia, la coalizione di centrosinistra ha inserito nel suo programma elettorale la difesa del suolo attraverso la realizzazione di una “cintura verde”, consistente in un’area agricola e forestale capace di circondare l’intera città e migliorare le connessioni con i territori confinanti. Stessa cosa è avvenuta per Bastia Umbra, con la nuova giunta che ha messo al centro del suo futuro operato l’ingresso nel Parco della Piana. Si tratta di un progetto di difesa attiva del suolo avviata nel Comune di Assisi da parte di una rete di associazioni del territorio.

L’esperienza si è configurata inizialmente come progetto dal basso che ha avuto un progressivo riconoscimento istituzionale con l’inserimento della rete dei percorsi pedonali e ciclabili nella revisione del piano urbano della mobilità sostenibile, il finanziamento di un primo tracciato di mobilità lenta e la recente attivazione di un dottorato di ricerca triennale con l’Università di Perugia per la selezione di una figura che si occuperà di promuovere l’attuazione del progetto attraverso modelli di ricerca applicata nel territorio.

Si tratta di sperimentazioni potenzialmente replicabili in altri contesti limitrofi ma all’interno di una relazione istituzionale integrata tra amministrazioni comunali contermini. In questo senso, la questione “suolo” assume il carattere e l’urgenza di livello regionale come scala adeguata di intervento.

La valle centrale umbra rappresenta infatti un potenziale contesto in cui riscoprire l’idea di Olmsted attraverso la realizzazione di una corona di parchi capace di rigenerare ecologicamente l’asse urbanizzato che connette Assisi, Bastia Umbra e la periferia di Perugia. Una collana di aree agricole, spazi verdi e giardini pubblici connessi da percorsi che ridisegnano i margini urbani sfrangiati e collegano attraverso ciclabili le città con quartieri e frazioni.

Un primo passo fondamentale è sviluppare una maggiore governance collaborativa tra le amministrazioni comunali interessate attraverso intese volte a sostenere misure congiunte e integrate, replicando il caso assisano attraverso una forte partecipazione dei cittadini.

Nell’immediato futuro, le prossime elezioni regionali (fine 2024) rappresentano un reale banco di prova per rivedere la legislazione urbanistica e il piano territoriale-paesaggistico regionale. Questo strumento, in particolare, può rappresentare una modalità efficace per promuovere progetti territoriali di scala vasta dedicate al contenimento del consumo di suolo a cui poter legare la programmazione europea e regionale con i relativi fondi di finanziamento. 

Marco Peverini è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, dove nel 2022 ha conseguito il dottorato di ricerca in Urban Planning, Design and Policy, con una borsa sostenuta dal Consorzio Cooperative Lavoratori di Milano. Si occupa della relazione tra politiche abitative e città, con particolare riferimento al tema dell’housing affordability, e dal 2022 è ricercatore nell’Osservatorio Casa Affordable (OCA) di Milano Metropolitana. È membro del Collettivo per l’Economia Fondamentale e co-coordinatore del gruppo Social housing: institutions, organisation, and governance dell’European Network for Housing Research (ENHR).

Francesco Berni è esperto in politiche di rigenerazione urbana e innovazione sociale e svolge attività di consulenza per enti pubblici e privato. Ha conseguito un dottorato di ricerca in Urbanistica presso l’Università degli studi di Firenze. Si occupa del coordinamento della rete di associazioni per la realizzazione del Parco della Piana di Assisi.

Alessandro Latterini è ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università degli Studi di Firenze, coordinatore del Progetto Recharge, focalizzato sulla partecipazione giovanile negli istituti culturali, con particolare attenzione a biblioteche e musei. Ha contribuito con Polo Universitario della Città di Prato nella redazione del Bilancio di Genere per la città Metropolitana di Firenze per gli anni 2021 e 2022. Inoltre, ha collaborato con il Water Resources Research and Documentation Center dell’Università per Stranieri di Perugia su un progetto relativo al fenomeno del Water Grabbing. I suoi principali interessi di ricerca sono i processi di digitalizzazione nel mondo pubblico e privato, l’analisi dell’impatto delle nuove tecnologie nella società.

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