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Ambiente / Approfondimento

Tutela dell’ambiente: ecco tutti i passi indietro dell’Italia

Ottobre 2016, un gruppo di attivisti di Greenpeace entra in azione presso la piattaforma Vega, a Pozzallo, in Sicilia. Secondo le associazioni ambientaliste, anche Edison, proprietario dell’impianto di trivellazione posto entro le 12 miglia, potrebbe costruire nuove piattaforme - © Francesco Alesi / Greenpeace

Dall’apertura a nuove trivellazioni entro le 12 miglia dalla costa allo scarso sostegno alla mobilità elettrica. Dal blocco delle fonti rinnovabili alla sanatoria delle procedure di valutazione di impatto ambientale. Il nostro dossier

Tratto da Altreconomia 193 — Maggio 2017

L'Italia sta indebolendo la tutela ambientale, a partire dalle sue fondamenta. Nella primavera del 2017 il governo è chiamato a recepire (avrebbe dovuto farlo entro il 16 marzo) la direttiva europea del 2014 che modifica il processo di valutazione d’impatto ambientale (VIA), e il testo che è stato sottoposto al parere di diverse commissioni della Camera e del Senato metterebbe a rischio -secondo associazioni e comitati- l’efficacia del procedimento. La VIA rappresenta infatti lo strumento amministrativo che lo Stato e le Regioni (per le rispettive competenze) utilizzano per analizzare tutti i progetti -pubblici e privati- che hanno un potenziale impatto ambientale: dagli impianti per la produzione di ghisa e acciaio a quelli per la produzione di birra o malto che hanno una capacità di produzione superiore a 500mila ettolitri all’anno, passando per tutte le infrastrutture. La nuova disciplina, però, rende più labile il principio di tutela.
Augusto De Sanctis, esponente del Forum italia


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