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Ambiente

Torino mette i servizi pubblici sul mercato

Trasporto pubblico locale, rifiuti ed inceneritore affidati ad una holding, che poi metterà sul mercato il 40% delle azioni. Dalla privatizzazione, per il momento, si salva solo Smat, la società che gestisce il servizio idrico integrato. Ma per il Comitato, il referendum è tradito comunque.

Il Comune di Torino ce l’ha fatta, e "finalmente" il consiglio ha votato la delibera che avvia la privatizzazione dei servizi pubblici locali (spl). È laconico il comunicato stampa con cui l’amministrazione comunale, nonostante l’esito del referendum del 12 e 13 giugno (il primo quesito, in particolare, relativo ai spl) annuncia i cambiamenti relativi al trasporto pubblico locale (lo avevamo anticipato nel settembre del 2010), la raccolta dei rifiuti solidi urbani e l’inceneritore in costruzione al Gerbido: "Approvato, questa sera, dal Consiglio comunale, la delibera relativa alla riorganizzazione della FCT Holding S.r.l (Finanziaria Città di Torino a totale controllo pubblico) sulla riorganizzazione di alcuni servizi pubblici. Il provvedimento, che ha ottenuto 26 voti a favore e 12 contrari, riguarda l’immissione sul mercato di quote della Città all’interno di Gtt, Amiat e Trm. Alla Holding verrà conferito il 60% delle partecipazioni della Città. Il restante 40% sarà acquisito dalla Holding stessa, sulla base di un credito bancario. Nel momento in cui la società possiederà il 100% delle quote, procederà a mettere sul mercato il 40%, contribuendo a ridurre il debito contratto per l’acquisizione".
È vero, questa decisione esclude Smat, società a capitale interamente pubblico di gestione del servizio idrico integrato, ma non lo fa perché -in questo modo- la giunta guidata da Pietro Fassino intenda rispettare l’esito del referendum.
Semplicemente, in merito a Smat il Comune di Torino non può decidere da solo, perché -a differenza di Gtt (Gruppo trasporti torinesi)- la società è partecipata anche da altri enti locali, e la proprietà pubblica del 100% delle azioni è vincolata all’interno dello Statuto societario.
Il Comitato provinciale acqua pubblica Torino ha ribadito la contrarietà alla scelta della maggioranza in consiglio comunale spiegando che "il  Comune di  Torino conclude le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia con una delibera storica, che avvia lo smantellamento dei beni comuni cittadini, costruiti in un secolo di conquiste civili e sociali. Con il Referendum -ricorda il comitato- abbiamo salvato  dalla privatizzazione solo l’acqua, il resto (trasporti, igiene urbana e inceneritore) viene consegnato alla concorrenza e al mercato per unanime consenso soprattutto tra Partito Democratico, Italia dei Valori e Sinistra ecologia e libertà.Sono i partiti che avevano raccolto con noi le firme per il Referendum e con noi si erano impegnati per la vittoria dei due Sì. Con la decisione odierna -conclude la nota- Pd, Idv e Sel a Torino rinnegano valori e prospettive di cambiamento e si adeguano all’ideologia liberista dominante".  

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