Suoni d’Africa tra Padova e Dakar – Ae 56
Numero 56, dicembre 2004Un viaggio in Senegal, un incontro fortuito: nasce così “Musik Rekk”, etichetta indipendente che raccoglie canti e ritmi della costa occidentale. Un progetto che oggi coinvolge anche il fair tradeCapita che un uomo e una donna arrivino…
Numero 56, dicembre 2004
Un viaggio in Senegal, un incontro fortuito: nasce così “Musik Rekk”, etichetta indipendente che raccoglie canti e ritmi della costa occidentale. Un progetto che oggi coinvolge anche il fair trade
Capita che un uomo e una donna arrivino a casa tua dopo un breve e incerto scambio di mail. Capita che chiedano di farti sentire un cd (ne hanno dieci con loro, quattro sono già sugli scaffali del commercio equo, gli altri ci arriveranno) e che, da quei solchi laser, esca fuori l’imperfezione perfetta di una cerimonia sufi, una registrazione di musiche e canti di un islam mistico e superbo, celebrazione di una antica notte sacra a Marrakech. È musica gnawa, ritmi di una grande confraternita islamica, e tu ascolti i suonatori cantare ispirati da saken, dal loro “abitante interno”.
L’uomo si chiama Stefano Marcato e ha una laurea in filologia musicale. Per anni ha studiato e insegnato pianoforte. Sa di musica elettronica colta e ha lavorato come produttore in una grande casa discografica. Brutto ambiente, a sentire lui: “La musica è un mercato redditizio e attira, come il miele, chi vuole fare solo affari”. Ma ci sono sempre altre strade nella vita e nel lavoro: i suoni di una musica africana sorprendono Stefano. Suoni vitali, imperfetti, istintivi. Da dove vengono quelle note quasi fisiche che volano nell’aria? Stefano non conosce l’Africa, ma, cinque anni fa, si regala un viaggio in Senegal sull’onda di quella musica ascoltata per caso. Approda sull’oceano Atlantico. Arriva nel villaggio di pescatori di Somone, ottanta chilometri a Sud di Dakar.
E se il primo giorno, fra le strade di sabbia del villaggio, incontri una dozzina di rasta ciondolanti, dai capelli aggrovigliati nei dread-locks, che ogni pomeriggio con un’orchestra di percussioni riempiono di suoni la spiaggia oceanica, significa che il tuo destino ti ha mandato un segnale. I “rasta” sono i Ndiguel Bamba Touba, vivono in comunità in una casa di fronte all’Atlantico e sono “Baye Fall”, figure caratteristiche del “muridismo”, confraternita di un altro Islam sincretico (niente preghiere giornaliere, niente Ramadan) che si ispira a Mam Cheik Ibrah Fall, uomo santo, vissuto fra ‘800 e ‘900, venerato dai musulmani del Senegal.
Stefano vive con loro per un mese: “Settimane trascorse con musicisti che sembravano usciti da un Vangelo africano”. E allora la vita, davvero, non può più essere la stessa. Rientro in Italia e, subito dopo, ritorno in Africa. Al diavolo le case discografiche e la musica dance. C’è da raccogliere e far conoscere quest’altra musica, nervo vitale di una terra africana.
Questa non è una favola musicale, è una piccola storia reale, a volte faticosa, ma possibile: Stefano registra i suoni e le musiche dell’Africa, li racchiude in un cd, ne stampa tremila copie, organizza perfino una tournèe italiana per i Ndiguel Bamba Touba. Ma il giorno della partenza un funzionario dell’ambasciata italiana manda tutto a rotoli: nega ai musicisti di Somone il visto, nega il viaggio in Italia. Ma il sogno della musica, per testardaggine e passione, non si ferma. Stefano ha creato una etichetta indipendente: si chiama “Music Rekk”, due sillabe in lingua wolof che non possono essere tradotte. “Rekk rafforza un’altra parola, dà più vigore a un’idea”, spiega Stefano. Può stare per “nient’altro che musica”, “semplicemente musica”. Per superare la prima crisi, si cerca di vendere i cd dei Ndiguel Bamba Touba attraverso la rete dei venditori senegalesi di dischi contraffatti. Non funziona. È il commercio equo il punto di approdo del primo cd di Music Rekk: la bottega padovana (Stefano è di Padova) della Tortuga diventa il primo distributore italiano della musica registrata sulla spiaggia di Somone. !!pagebreak!!
La donna di questa storia è Vania Fedato e incontra Stefano nel 2001. Lavora a Treviso, in una grande azienda di moda. Ma anche per lei vi è un’altra strada possibile: e conduce in Senegal.
Si lascia un lavoro stabile e ben pagato per un sogno? “Sì, e non è stata una follia -racconta Vania-. Assieme a Stefano potevamo realizzare un progetto bello. Sarei stata codarda a non far di tutto per renderlo realtà”. Realtà che è anche un viaggio in auto da Padova a Somone. Con nel portabagagli gli scatoloni di un nuovo lavoro e di una nuova vita. Da mettere su, in Senegal, uno studio di registrazione in una piccola casa di fronte all’oceano. Con una veranda verso la spiaggia e la musica attorno.
“In Africa nessuno protesta perché c’è musica -dice Stefano-. La musica non disturba mai. Neanche di notte. È una parte integrante della vita sociale”. La casa di Stefano e Vania è attorniata dai suoni: echi di tamburo dalla brousse, canti di muezzin all’ora delle preghiere, i ritmi dei Baye Fall che si mescolano, senza pudori, con il Mbalax, la dance che sfrigola dalle radioline che “camminano” sulle spalle degli “uomini con radio”.
La voce che a Somone due toubab, due bianchi, registrano gratuitamente la musica dell’Africa, corre rapidamente. In tanti arrivano fino alla spiaggia con i loro strumenti. Sono tamburi e arpe costruiti con zucche essiccate, con legni, con pelli, con gomme di scarto. Le corde sono fili di nylon da pescatori o budelli attorcigliati di montone o cammello. I musicisti vengono registrati in presa diretta: così i suoni della natura, il cinguettio degli uccelli, le urla dei bambini che incitano i suonatori finiscono nelle incisioni. “In questo modo si conserva lo spirito che ispira la loro musica”, avverte Stefano.
Stefano a Vania viaggiano: in Casamance, nel villaggio di Bignona, registrano i canti dei Chissokho, una delle più celebri famiglie di griot, i cantastorie, della regione. Lamine Chissokho apre le porte della sua casa e le sue mani corrono lungo le ventuno corde della kora. Il cd, travolgente, è un’esplorazione nelle culture mandinga, djolà e balante. Kora, percussioni e balafon, lo xilofono, sono registrati fra le corti delle case e all’ombra di immensi alberi di mango.
In Africa le cose accadono: se l’auto di Stefano si rompe tornando da Touba, la città santa del Senegal, è Bass Fall a fermarsi per dargli una mano. E Bass, naturalmente, suona lo djembè, tradizionale tamburo di queste terre. Mentre il suo amico Ismael Camara, rasta della Sierra Leone, frulla le mani sulla sua chitarra. Ismael è fuggito dalla guerra e ha vagato per i paesi dell’Africa occidentale. Vive in Gambia. Alla sera, spesso, suona per i turisti dei grandi alberghi. Una bella coppia, questi due: dopo l’incontro casuale sulla strada di Touba, Ismael e Bass bussano alla porta della casa di Stefano e Vania e, dopo un giorno di parole, registrano in veranda, fra i canti degli uccelli e rumore di oceano, la loro musica. Già, in Africa le cose accadono.
Sono quattro per ora i titoli prodotti da Musik Rekk: i suoni della tradizione gnawa di Bosso Hmidah, canzoni per chitarra e djembè di Ismael e Bass, l’orchestra di percussioni di Ndiguel Bamba Touba e la musica dei griot della Casamance in “Bignona, Casamance, Senegal”. Prezzi trasparenti: 8 euro a cd, di cui 1,67 per la distribuzione, 2,50 per le botteghe, 1,33 per l’Iva. Ai musicisti vanno 0,50 centesimi a copia (pagati sulle copie stampate, non sul venduto). Mille copie la prima tiratura, ma se si superano le cinquemila una quota di altri 0,50 euro sono per la comunità di provenienza degli artisti. Info: www.musikrekk.org e www.latortuga.net
Note e turismo responsabile: alla scoperta di Senegal e Gambia attraverso i suoi musicisti, un progetto che nasce dalla recente collaborazione di Music Rekk con Viaggi e Miraggi (www.viaggiemiraggi.org) e Jonas (www.jonas.it)
E Da Bergamo Arriva La “Musica Per Animi Solidali”
Anche l’anima può essere solidale. Parola di Amandla, la bottega di Bergamo che lancia tre nuove auto-produzioni: i cd musicali “Lagonegro”, “Il sentiero dei bambù” e il libro-cd “Raccontando, cantando a mezz’aria”. Tre progetti diversi, ma con un tratto comune: tutti finanziano un produttore del commercio equo. “Lagonegro” di Chiara Boldreghini è un “mix crossculturale”, spiegano ad Amandla, di canzone napoletana e jazz. Il cd costa 16 euro, 2 dei quali destinati alla cooperativa Meru Herbs, che in Kenya produce tra l’altro karkadè, camomilla e marmellate. “Il sentiero dei bambù” di Stefano Scala vi trasporta nella tradizione musicale cinese e giapponese, costa 13 euro e contribuisce con 2,50 euro a Machie Kash, cooperativa indiana che realizza oggetti in cartapesta decorata. Infine il libro-cd “Raccontando, cantando a mezz’aria” di Candelaria Romero e Oliviero Biella, fiabe e musiche per bambini: 22 euro, di cui 2,54 euro a Skvis Sundarban Khadi, coop di artigiane del West Bengala specializzata in stoffe e abiti. Info: www.amandla.it