Speciale Hong Kong – Sesta ministeriale Wto: la parola a Pascal Lamy
“La bozza di dichiarazione ministeriale puo’ contribuire concretamente al raggiungimento dei Millennium Development Goals, in particolare nell’eradicare la poverta’ e la fame e nel formare una partnership globale per lo sviluppo. Grazie all’apertura dei mercati per i prodotti agricoli, i beni industriali e i servizi, i paesi in via di sviluppo possono consolidare le loro opportunita’ di esportazione per raggiungere standard di vita accettabili”. La retorica di Pascal Lamy ha raggiunto il massimo durante il discorso-presentazione fatto alla conferenza dei parlamentari presenti ad Hong Kong alla vigilia della conferenza ministeriale.
Alberto Zoratti – Tradewatch Monica Di Sisto – Fair/Tradewatch
Un momento condito dalle attese le piu’ disparate, ma unite tutte dalla consapevolezza che Hong Kong potrebbe essere l’ennesimo nulla di fatto condito da importante passo in avanti; la strategia negoziale dei grandi player, Unione Europea e Usa in testa, potrebbe essere quella di strutturare un vertice a due tempi: un primo tempo durante il quale potrebbero essere giocate le cartucce piu’ appetibili per i Paesi del Sud, come il Trattamento Speciale e Differenziato, l’ Aid for Trade (sul quale il Giappone pare abbia gia’ promessi oltre 10 miliardi di dollari), l’accordo Trips contestato da Ong come Medici Senza Frontiere o l’italiana Lila Cedius, lasciando per ultimi i nodi cruciali, come il Nama (Non Agricultural Market Access) o l’accordo Gats sui servizi a cui l’UE tiene molto. A quel punto, avendo avuto alcune minime concessioni durante i primi giorni, i Pvs saranno in grado di rifiutare il cappio che rischiano di ritrovarsi attorno al collo? In particolare se grandi paesi come India, Brasile e soprattutto Cina non hanno alcuna intenzione di ripetere un Cancun parte seconda? Nel frattempo i movimenti sociali stanno consolidandonle looro reti, e’ oramai certo che la strategia sara’ quella inside-outside, collegare cioe’ il lavoro delle delegazioni di Ong, in particolare quelle che si riconoscono nella Rete di Our World Is Not For Sale, con il lavoro che verra’ svolto da fuori il vertice in particolare dalla Hong Kong People Alliance, che sta organizzando dimostrazioni e addirittura lo sbarco dei pescatori filippini alla Causeway Bay di Hong Kong, poche centinaia di metri da Victoria Park luogo di concentramento della manifestazione del 13. Si respira una calma irreale, con i giornali che alimantano un clima da quiete prima della tempesta ed una polizia invisibile ma presente, se si considera che oggi gli stategy meeting della Rete Our World Is Not For Sale erano controllati a vista da poliziotti messi nei palazzi di fronte con tanto di binocoli. Con la scusa diu voler tenere sotto controllo gli individui o i gruppi piu’ esagitati si bloccano agli aeroporti e si respingono attivisti, come Jose’ Bove’ che si e’ visto bloccato alla discesa del suo aereo. La giornata del 13 sara’ anche il giorno in cui il commercio equo internazionale iniziera’ il suo lavoro ad Hong Kong, sia all’interno dell’exhibition center, dove verra’ allestita una presentazione, sia con la riunione dell’Advocacy Group di FINE (il coordinamento dei piu’ importanti network del Fair Trade internazionale) che trattera’ delle strategie per rendere piu’ equo il commercio internazionale, partendo dalla questione cotone, il grande dimenticato dei negoziati della Wto e al centro di un documento politico promosso da Fair, Roba, Artisan du Monde e Magasins du Monde Belgium (http://www.gwa2005.org/hk.asp).